HEAD CONTROL SYSTEM: MURDER NATURE
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17/06/2006Non ho mai nascosto e ho sempre riconosciuto la mia predilezione sfrenata per quel genio di Kritoffer Rygg, alias Garm, ossia colui il quale ha contribuito in modo decisivo a nascita e sviluppo della scena avantgarde norse con la sua militanza in gruppi come Arcturus, Borknagar e Ulver; ma allo stesso tempo non ho mai lesinato critiche al nostro per certe sue scelte ed atteggiamenti francamente "divistici" e discutibili. Gli Head Control System rientrano perfettamente nel secondo caso: ossia un capriccio creativo di Garm (codiuvato da Daniel Cardoso ex Sirius), volto a supplire all'abbandono degli Arcturus e magari fare un dispettuccio "artistico" ai suoi ex compagni di viaggio. Peccato che questo debutto degli HCS sia tutto fuorchè un progetto artistico indimenticabile: quello che ha reso Garm un mito è sempre stata la sua capacità di rendere "umane" e piene di "calore" le sperimentazioni sfrenate in cui si è cimentato, ma in questo caso le emozioni latitano. "Murder Nature" è un cd ben realizzato e prodotto divinamente, ma anche freddo come un ghiacciolo: lo spettro degli Arcturus di "Sham Mirrors" aleggia su tutti i brani in scaletta tanto che l'opener "Baby Blue" sembra un outtake del disco citato, mentre mai come in questa opera Garm esalta il suo amore per i Tool e se stilisticamente l'insieme non fa una grinza, dal punto di vista compositivo sono parecchie le falle: a parte un gioiello come "Watergate", per il resto si fa fatica a reggere il disco fino alla fine, visto che gli HCS sembrano più preoccupati di rimirare allo specchio la loro vena sperimentale piuttosto che comunicare emozioni a chi ascolta. Un vero peccato perchè anche il concept propugnato da "Murder Nature" a base di una provocatoria esaltazione di sesso, droga e sado maso appare molto interessante, ma a mancare è la capacità da parte di Cardoso e Rygg di dare al tutto una parvenza di "umanità" che permetta anche a chi non viva di "pane e sperimentazioni" di apprezzare la musica proposta, anche perchè ciò che ha reso grandi Arcturus, Ulver e Borknagar era proprio questa capacità. In chiusura, si può dire che siamo di fronte ad un prodotto interessante, ma troppo "settoriale" e "involuto", se siete tra i propugnatori "dell'avantgarde a tutti i costi" lo apprezzerete, in caso contrario un ascolto preventivo è consigliato.
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