HANDFUL OF HATE: Adversus
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10/05/2019Entrati oramai nel quarto di secolo gli Handful Of Hate, veterani alfieri del black metal italico, sfornano per l'occasione questo settimo LP che si va a collocare nell'oscuro firmamento delle uscite discografiche che hanno costellato la lunga carriera del terzetto toscano. I profeti dell'odio e della blasfemia ci hanno abituato fin da sempre, fin dal loro esordio discografico con 'Qliphothic Supremacy' del 1997, ad un black metal maturo, ragionato, lontano dalla sua forma più grezza e primigenia, pur mantenendone le caratteristiche fondamentali, e che pertanto risente in maniera positiva delle successive contaminazioni che ne arricchiscono il sound. Questo nuovo 'Adversus' è l'ennesimo chiaro manifesto di un gruppo che dimostra di non voler scendere a compromessi nè virare la rotta, ma rimanere fedele alla propria filosofia che irride e sputa sulla morale ponendosi per l'appunto "contro". La violenza sonora si materializza in tutta la sua luciferina potenza già in "An Eagle Upon My Shield", brano che evidenzia fin da subito una compattezza sonora ed una esecuzione chirurgica che mette in risalto le dinamiche di ogni strumento, caratteristiche che portano alla mente subito gruppi di alta caratura internazionale quali i Behemoth. L'album procede seguendo la via indicata dalla traccia introduttiva, ma all'interno del platter possiamo distinguere brani che maggiormente colpiscono l'orecchio dell'ascoltatore, costituendo delle verie e proprie perle di malvagità sonora; è il caso di "Severed And Reversed" dal refrain ampio ed evocativo che tocca vette di epicità o la furia belluina rappresentata appieno in "Celebrate, Consume... Burn!", manifesto di totale annichilimento e distruzione in stile Marduk che conserva nelle sue trame chitarristiche riff di matrice black metal più legati alla tradizione e alla vecchia scuola. Negli ultimi solchi del disco riesce a ritagliarsi uno spazio anche una traccia meno tipica rispetto alle precedenti, è il caso di "Idols To Hung" che benchè infarcita di blast beat e doppia cassa, smorza i toni placando per un momento le sfuriate e orientandosi verso un sound più morboso, cupo e inquietante, una sorta di lasciva e maligna carezza prima di sferrare l'ultimo attacco con la cataclismatica "Icons With Devoured Faces" dal ritmo solenne e imperioso che porta il disco al suo glorioso epilogo, dipingendo l'effigie di una band non intaccata dal passare degli anni e che tanto può continuare ancora ad offrire nel panorama italico e internazionale.
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