GIOBIA: X-Aeon
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03/11/2025Sul solco del precedente album ‘Acid Disorder’ che ha posto i milanesi Giöbia in una rinnovata dimensione nel campo dello space rock e della musica psichedelica, la band torna di nuovo in pista, sempre sotto il cappello della Heavy Psych Sounds Records, dando alle stampe ‘X-ÆON’, ultimo capitolo di una discografia ormai ben cospicua che ha divagato tra garage, musica vintage e tanto spazialismo. Nella buona quarantina di minuti dell’album continua a sentirsi (come già successo con l’album precedente) il percorso di sviluppo ulteriore del sound della band, sicuramente influenzato dall’innesto in pianta stabile di Melissa Crema ai synth e Pietro D’Ambrosio alla batteria, e i risultati sono ben evidenti. Si parte con “Voodoo Experience”, in cui la batteria di D’Ambrosio risulta molto massiccia, assumendo un sapore prettamente metallico, pur sempre all’interno dell’alveo dello space rock, prodotto grazie alle interessanti trame chitarristiche di Stefano ‘Bazu’ Basurto, anche a lui a cavallo tra psichedelia e approccio da musica dura. Con “Fractal Haze” si ritorna nei territori più consueti del kraut, che hanno fatto le fortune della band soprattutto in album come ‘Magnifier’, dove D’Ambrosio e il basso di Paolo Basurto creano una ritmica costante, da assuefazione, su cui Stefano ci viaggia sopra con estremo piacere. Ricordando i brani passati della band, possiamo dire che sia una “Sun Spectre” in miniatura. Andamento altrettanto psichedelico con “The Death of The Crows”, dove fa capolino la voce quasi sussurrata di Bazu, in un brano dove spesso e volentieri il bacino si muove con discreto piglio, in un mood anni ’60-70 piuttosto fumantino. Si viaggia nello spazio più dilatato con “1976”, dove samples registrati si innestano in un circuito di sonorità sognanti. La seconda metà dell’album, invece, si svolge con il racconto diviso in quattro parti intitolato “La Mort de la Terre”, che si apre con un viaggio in territori desertici e spaziali al tempo stesso denominato “Vers les Terres-Rouges”, dove a farla da padrone in questo caso sono soprattutto i sintetizzatori di Melissa, la quale dopo avere giocato un ruolo comunque importante di collegamento delle trame strumentali dei brani della prima parte, in questo caso prende in mano l’iniziativa e si sviluppa da par suo, assieme ai riff sognanti di Bazu, il quale si fa sentire maggiormente con il passare dei brani (a partire da “Les Ferromagnétaux”). I sogni si manifestano più concreti con la continuazione della suite, e “L’Eau Fugitive” è un viaggio continuo verso territori inesplorati, che terminano nella notte più oscura con “Dans la Nuit Éternelle”, dove si raggiunge il momento definitivo di stasi, con gli effetti sintetici che si dipanano liquidi creando uno stato di calma. Con ‘X-ÆON’ i Giöbia si confermano tra le band qualitativamente più valide e più stimate della psichedelia spaziale, che pur rimanendo in una posizione di nicchia rispetto a nomi più importanti, dimostrano sempre di ritagliarsi il proprio importante spazio attraverso creazioni musicali di qualità e sempre tendenti all’obiettivo di concepire la musica come un’autentica esperienza paranormale.


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