FÖRGJORD: Laulu Kuolemasta
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08/07/2020Presenti sulla scena fin dalla seconda metà degli anni novanta, i finlandesi Förgjord, hanno sempre portato avanti, con fierezza, il loro black metal crudo e senza compromessi, senza mai assurgere, purtroppo, all’olimpo dei nomi più quotati. La loro appartenenza è chiaramente “old school”, come le loro scelte artistiche. Il suono del loro quinto album, ‘Laulu Kuolemasta”, suona decisamente grezzo, quasi una presa diretta, fieramente patriottico, con testi in lingua madre (uno standard per la band), guarda al passato verso i grandi classici di questo genere, come Darkthrone, Mayhem, Immortal, in cerca di quell’immediatezza e furia musicale trasmessa anche attraverso i testi, controversi, che le band cercavano di far arrivare come urla infernali, lavori dove l’ideologia (anche se discutibile) andava oltre la ricerca del “bel” suono e la predilezione per suoni graffianti era una scelta volta a creare qualcosa di nuovo. L’apertura è affidata alla violenta “Laulu Murtuvan Niskan”, una vera bordata in classico stile black; si prosegue con la cupa “Ihtiriekko”, questa traccia mi ha fatto ricordare, anche per l’aggressività vocale, una pietra miliare del black ‘Nattens Madrigal’ dei mitici Ulver. La caratteristica più golosa dell’album, però, è sicuramente il velo di melodia malinconica e nebbiosa che permea tutto l’album: un esempio è “Surman Virta” e la bellissima “Veljessurma” che conclude l’album. Come spiega Valgrinder (chitarra e basso) la traduzione del titolo di quest’album è “Canzone Sulla Morte” e in effetti il concetto lega bene tutto l’LP: “L'uomo moderno si è alienato dalla morte, più si estrania da essa, più la teme. Ma la morte è più che la fine di tutto; è una parte importante delle nostre vite, e metaforicamente, significa rinascita”, credo che questa frase faccia comprendere appieno i sentimenti trattati su questi brani.
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