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FEEDER: Black / Red

data

13/04/2024
80


Genere: Alternative Rock, Indie Rock
Etichetta: Big Teeth, Townsend
Distro:
Anno: 2024

Con questo nuovo doppio album ‘Black/Red’ il duo gallese dei Feeder completa una trilogia iniziata con il precedente, ottimo ‘Torpedo’, pubblicato ormai due anni orsono. Co-prodotto dal fidato Tim Roe assieme al frontman Grant Nicholas e mixato dall’esperto Chris Sheldon (già al lavoro con Foo Fighters, Biffy Clyro e Shed Seven), il nuovo lavoro è composto da due parti di nove brani ciascuno denominate ‘Black’ e ‘Red’. I quattro singoli (due dei quali doppi) che hanno anticipato il disco indicavano già una certa varietà della proposta, confermatasi poi all’ascolto completo dell’opera. Il primo lato spinge maggiormente l’acceleratore sul lato più aggressivo del duo, e dopo la breve intro “Droids” mette in fila una serie di brani dove il riffing post grunge serrato di Nicholas la fa da padrone, mettendosi sonoramente in scia col precedente ‘Torpedo’; i singoli “ELF” e “Playing With Fire” mostrano chiaramente il classico marchio di fabbrica dei Feeder, ovvero delle linee di chitarra e basso sempre creative ed incredibilmente fresche impreziosite da una produzione limpida e cristallina ed una prova vocale sempre sul pezzo di Nicholas. In particolar modo, nella seconda trova il modo di brillare anche il bassista Taka Hirose, perfettamente a suo agio con un basso martellante in odor di Muse. “Vultures”, l’ultimo estratto “Sahara”, “Perfume” ed “AI Man” seguono sulla stessa scia, con un paio di momenti nei quali si prende fiato, ed i due musicisti gallesi mostrano il loro lato più soft e melodico (nel pop rock di “Hey You”, indubbiamente l’episodio più radiofonico del lavoro, e nell’indie tirato di “The Knock”). Lato soft maggiormente presente nel secondo blocco di brani, dove dopo una partenza ipertirata con “Sleeping Dogs Lie” c’è posto per l’alt rock dritto un po’ à la Foo Fighters di “Scream” ma anche per gemme pop rock come “Unconditional” (un po’ il pezzo che gli U2 non riescono a scrivere da un bel po’) e “Lost In The Wilderness”, inframezzate da classici feederiani come “Here Comes The Hurricane” e “Memory Loss”. Chiudono l’epica “Soldiers Of Love” (con tanto di intro di cornamuse) e la sommessa “Ghosts On Parade”, suggellando un grande album che conferma i Feeder come pesi massimi dell’alt rock britannico e non solo.

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