DUKES OF THE ORIENT: Dukes Of The Orient
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14/03/2018'Dukes Of The Orient' risente della lunga gestazione (circa 10 anni di lavorazione). Oltre alla produzione che nel suo complesso mette all'angolo i suoni, lasciando i brani ancorati fin troppo nei fondali del disco (sembra quasi una demo), il lavoro non spicca né per creatività, né per concretezza. Il materiale per fare bene non manca, dato che l'album dimostra di avere le potenzialità per emergere dall'acquitrino in cui stagna, ma l'insieme di fattori negativi incidono di più rispetto a quelli positivi. Nati dalla volontà e dall'estro di John Payne (ex Asia) ed Erik Norlander (Lana Lane), e con il contributo iniziale di Guthrie Gowan (poi fattosi da parte), i Dukes Of The Orient dipendono pesantemente dagli Asia sul piano stilistico, nonostante gli arrangiamenti siano architettati con più pragmatismo. Addirittura, in alcune occasioni, si mettono in viaggio verso la Scandinavia come in "Time Waits For No One", brano dalle tinte quasi gotiche in cui Payne mette in mostra l'impronta "baritonale" della sua voce. Un incedere melodrammatico che rappresenta anche l'umore di base dell'intero disco, e questo nonostante le strutture delle canzoni siano di facile fruibilità, e scritte ricercando di continuo linee melodiche di presa immediata. Ma come dicevamo all'inizio, la lunga lavorazione ci consegna un lavoro certo interessante, ma con diversi limiti: stile alquanto derivativo, fasi soliste praticamente inesistenti, e quel senso complessivo di inconcludenza che deriva dall'avere masticato troppo - o ingoiato d'un colpo - brani potenzialmente vincenti.
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