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DIE VERBANNTEN KINDER EVAS: DUSK AND VOID BECAME ALIVE

data

12/12/2006
80


Genere: Dark/Ambient
Etichetta: Napalm Records
Anno: 2006

Torna la creatura di Richard Lederer, il motore dei Summoning, a distanza di diversi anni dall'ultimo disco. In coppia con la vocalist Christina Kroustali il nostro pubblica il quarto lavoro dei Die Verbannten Kinder Evas regalandoci un compendio di oscuro romanticismo, tra sinfonie dall'impianto classico, e melodie decadenti forti di un lirismo malinconico ed invernale. Un lungo tappeto di momenti atmosferici ed evocativi che si srotola con leggerezza tra un parete di dark-wave, ed un'altra di ambient. Un corridoio antico dove il tempo si è fermato a causa del gelo invernale, dove i quadri sono ricoperti di ragnatele cristalizzate dal freddo, ed i soggetti ritratti hanno l'occhio vispo ed attento come guardiani di una casa abbandonata. In fondo al corridoio una stanza circolare, tutte finestre intorno, tende dai colori appassiti, fuori la sera che avvolge il creato. Gelida e delicata. Nel mezzo della stanza due figure si danno alla musica, al canto, al discanto. E' lì che nasce "Dusk And Void Became Alive", proprio lì dove l'imbrunire ed il vuoto prendono vita grazie ad una rilettura atemporale della musica da camera che attraversa secoli ed epoche assorbendo stili senza mai accusarne il peso. Dal Medioevo(tanto caro ai Summonig stessi), al Rinascimento, all'epoca classica, alla musica sacra. Ma un solo filo logico, una trama costante, liturgica, rituale, che si dipana con sintomatica rassegnazione attraverso la voce di Christina, soprano dall'intensità drammatica che fa da controaltare all'insieme di tastiere e piano che caratterizza tutti i brani. Solo raramente la ritmica spezza questi tempi lentissimi, cerimoniali, come in "Winters Night", brano dal ritorno bellico, ed in "Virtues Cloak", dall'incedere marziale, e solo di tanto in tanto il registro cambia con la voce di Richard che doppia o si accoda a quella femminile quando il brano richiede maggiore pathos ed un impeto più sacrale. Questo a completare un disco a dir poco elitario, una colonna sonora per le notti solitarie e desolate volte alla ricerca di ricordi e memorie svanite, quando è più forte il senso di perdita e sconforto per quello che non avete avuto rispetto a quanto il fututo vi riserverà. Uno struggente inabissarsi tra le pieghe del tempo per capire chi veramente siamo(o per farvi dubitare meglio). Magari riscoprendovi in quella casa. Magari in mezzo a quella stanza dove la penombra e la rarefazione dell'esistenza si materializzano dando un senso a quello che non c'è, ed a quello che non si vede.

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