DARK SUNS: EXISTENCE
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26/04/2005Dopo il più che buono "Swanlike" i tedeschi Dark Suns si ripresentano col loro secondo cd, un ambizioso concept di ben 78 (!) minuti intitolato "Existence", che viene stampato dalla Prophecy Records a testimonianza della rilevanza assunta dalla band sul mercato. La prima cosa che salta all'occhio è la stupenda confezione in digipack con un ottimo artwork e che fa da ottima presentazione per un disco sul quale ho molto scommesso: "Existence" è il racconto in musica dell'esistenza di un individuo lungo il corso degli avvenimenti che segnano la vita di ogni giorno. Per realizzare tale obbiettivo la band si è impegnata in un disco estremamente lungo ed elaborato e di non facile assimilazione, ma che con gli ascolti diventa sempre più esaltante. I Dark Suns versione 2005 appaiono ben diversi da quelli di "Swanlike", nella loro musica è stato eliminato ogni elemento riconducibile al death e gli elementi dark-doom (soprattutto sotto forma di richiami ai My Dying Bride) sono minimi, quello che si ascolta è una fusione tra i Porcupine Tree, gli Opeth di "Damnation", gli ultimi Anathema e sprazzi progressivi che rimandano ai Pain Of Salvation meno metallici e più ariosi. Quindi chi si aspettava una sterile riproposizione del precedente album potrebbe quantomeno rimanere disorientato, anche se la qualità musicale del disco è così elevata che c'è ben poco da lamentarsi. Infatti "Existence" a fronte di una produzione finalmente senza pecche, si sviluppa lungo undici brani stupendi dove le cadute di tono sono pochissime (cosa non da poco se si tiene conto della durata del disco) e dove si passa da brani di incalzante progressive rock fuso con atmosfere gotiche ("The Euphoric Sense", "You A Phantom Still") ad eterei quadri acustici segnati dal pianoforte ("Daydream" e "Anemone") senza contare le due suite finali ("Patterns Of Oblivion", "One Endless Childish Day") che da sole valgono il prezzo del cd coi loro ricami sinfonici su tessuti progressive. Evidenti appaiono i progressi tecnici della band oltreche del vocalist e batterista Niko Knappe a suo agio ed efficace in entrambi i ruoli, così come appare evidente la maggiore personalità ed originalità acquisita dalla band. Certo l'aver eliminato il growl ha tolto una variante che in un disco così lungo e complesso avrebbe garantito momenti più grintosi oltreche varietà, così come la lunghezza "monstre" del disco ne rende macchinosa l'assimilazione, ma è innegabile che "Existence" è un opera degna di ammirazione e acquisto e non stupitevi se dopo un disagio iniziale non riuscirete più a farne a meno.
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