BIOMECHANICAL: CANNIBALISED
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13/12/2007Una delle band che ha maggiormente fatto scalpore nella scena metal contemporanea, i Biomechanical, è tornata con la difficile prova del terzo album, la cui uscita è prevista per il febbraio 2008. Per chi non sapesse di chi stiamo parlando, sappiate che sono quelli di 'The Empires Of The World', che secondo la stragrande maggioranza della critica sarebbero la nuova leggenda vivente del metal, cosa che poi, loro malgrado, non si è verificata. Il sound è carichissimo di eterogenee influenze che vanno dai Fear Factory, ai Pantera e ai Queensryche per la costruzione delle canzoni, ai Judas Priest per le parti vocali. Quindi provate a immaginare cosa debba essere il risultato finale. Groove in puro stile Dimebag (R.I.P.), incastonati in una frenetica e tiratissima ritmica, composta da un basso e una chitarra che costruiscono riff su riff, dove un tempo regolare non c'è nemmeno a pagarlo, e la batteria che segue a ruota, alternando momenti groovegianti, come avevamo già detto, a scariche di pura violenza. Poi c'è lui, John K., il padre padrone, con la sua voce "harsh" alternata ad acuti in puro stile priestiano, tanto da far sembrare che alla voce ci sia un continuo duetto con Rob Halford, sottolineato anche da una sapiente sovraincisione delle voci. Che cosa è cambiato dall'ultimo, acclamatissimo (e forse sopravvalutato) album precedente? Forse non molto, visto che i contenuti musicali sono sempre quelli (anche se il discorso si è notevolmente estremizzato) e la cosa non è da trascurare, visto che praticamente è rimasto solo il cantante, dalla formazione iniziale. E poi, quest'album è un conceipt ispirato a "Matrix", in cui è analizzato soprattutto l'aspetto più desolate della storia, cioè il poco dignitoso destino riservato agli esseri umani, usati come fonte di alimentazione per le macchine. Tutto ciò, ovviamente, influisce sulla musica, che è strutturata come la colonna sonora di un film fantascientifico, con pomposi synth che spezzano la ritmica conferendo una forte "epicità" al tutto. Però, quello che proprio non funziona è la sensazione di "eccesso" che permea l'intero lavoro. Ciò che ha fatto ricredere molti giudizi (esageratamente) positivi dei lavori precedenti, è il fatto che la formula, per quanto d'impatto, non funziona a lungo. Troviamo mischiate, sia pure con maestria, influenze diversissime, e certamente non si può pensare di farlo passare per un nuovo sound. Ed estremizzare il tutto, sia tecnicamente che musicalmente, dimostra il fatto che questa cosa non la si è compresa. Peccato. P.S. Un'ultima cosa: comprendiamo perfettamente l'entità del problema della pirateria, ma quegli odiosi "bip" che spaccano le canzoni sono un vero ostacolo per il recensore.
_ PER I FANS DI Fear Factory - Queensryche - Judas Priest
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