BEORN'S HALL: Estuary
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11/03/2018Il vento che soffia e che ci sospira storie passate, malinconia e speranza che si intrecciano in un sapere che regala emozioni. In poche righe eccovi presentato il secondo lavoro in studio per gli americani Beorn's Hall. Il progetto è dedito ad un pagan metal atmosferico e violento, ritmiche serrate che incarnano un mare che dapprima consuma ed inghiotte per poi diventare “tiepida” risacca. Disco genuino, arricchito da scene di battaglia e da intro talvolta minimali, ma certamente piacevoli. 'Estuary' non vuole rivoluzionare nulla, ma semplicemente commuovere l’ascoltatore con epici crescendo e fraseggi folk. I rintocchi della batteria scandiscono pezzi “scarni” a livello di resa dei suoni, ma non per questo meno efficaci. Vi sono cambi a livello di strutture ritmiche che ci ricordano un primordiale death metal. Parliamo di vaghe influenze, ma che possono darvi l’idea di un full-length che riesce ad avere spunti che vanno al di là del più semplicistico dei filoni. Il caos del brano che dà il titolo al disco è il più chiaro degli esempi: sfuriate che si mostrano consumate come il genere della morte vorrebbe, lasciano poi il passo all’acustica "Blood for Wotan". Lavoro che mostra di sé lati inaspettati, pur non sconvolgendo nulla, arrivando dritto al cuore dell’ascoltatore. Notevoli gli epici picchi strumentali di "The Nurturing Soil", voce cristallina che poi muta in un growl e in ritmiche che sbuffano gelide dal più sperduto dei nord. I Beorn's Hall vi condurranno in un racconto vetusto, in una leggenda che si mostra in una tremula foglia, in uno spicchio di sole tra gli alberi che bacia e in un refolo di vento che accarezza.
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