BECK: Colors
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03/12/2017Finalmente è tornato il Beck che più mi piace. Eh sì, perché l’artista poliedrico made in L.A., negli ultimi quindici anni ci ha abituato ad una più o meno regolare serie di album frizzantini e pop ed altri semiacustici che io trovo piuttosto pallosi. Ci aveva messo sei anni da 'Modern Guilt' per pubblicare 'Morning Phase' nel 2014, sei anni per sentire una lunga serie di lagne interminabili! Quando è su di umore Beck realizza invece dischi belli e interessanti. E’ il caso dell’ultimo suo lavoro 'Colors', appena pubblicato e prodotto in collaborazione con Greg Kurstin (membro dei The Bird And The Bee). Certo, siamo lontani da capolavori innovativi come 'Odelay', dalle fughe funky à la 'Midnite Vulture', pause semifolk e etno come in 'Mutations'. Diciamo che in questo nuovo cd troviamo un po’ di tutto quello che ha fatto negli ultimi vent’anni, in forma più manieristica, ma sempre di ottima qualità e sempre con quella voce tra l’annoiato e l’assopito che è il suo vero marchio di fabbrica. Troviamo brani ballabili e catchy come l’omonima "Colors", momenti in cui rappa, con aggiunte di parti indie e chitarre distorte in "I’m So Free", blues anch’essi distorti, e pianoforti cari all’epoca di 'Mutations'. Il disco è stato preceduto dall’uscita del singolo "Dreams", già due anni fa, presente qui: un brano che avrebbe potuto scrivere vent’anni fa. Una menzione particolare per "Square One" (il riferimento è al funky) e "No Distraction", brano davvero indovinato: ricorda certi brani discopunk di fine anni ’70, un incontro tra roba ballabile allora in discoteca e tutto quello che veniva dalla breve però intensa avventura del punk; ricorda qualcosa dei Franz Ferdinand. Un buon ritorno, anche se c’è qualche segnale di stanchezza.
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