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AUTOGRAPH: Beyond

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16/11/2022
55


Genere: Hard Rock
Etichetta: Frontiers Music
Distro: Frontiers Music
Anno: 2022

Che sia l’epitaffio artistico a nome Autograph questo ‘Beyond’? Giusto ricordare chi è stata la band californiana lungo gli anni '80; un gruppo, nella sua incarnazione originale, guidata dal vocalist e polistrumentista Steve Plunkett, capace di ritagliarsi una stella nel firmamento del Hard and Roll del Sunset Strip con un sound che sapeva miscelare alla perfezione ritmiche heavy con hooks e linee vocali melodiche e memorizzabili in pochi ascolti. Purtroppo, dopo lo split del 1989, col passare degli anni alcuni membri sono venuti a mancare (Steven Isham, tastierista nel 2008, Keni Richards, batterista, nel 2017 ed infine il bassista Randy Rand il quale ha partecipato alla scrittura di questo ‘Beyond’ prima di cedere ad un brutto male nell’aprile del 2022), con l’ulteriore separazione dal chitarrista Steve Lynch dopo l’uscita del modesto ‘Get Off Your Ass’ del 2017, e il frontman occupato in altre attività sempre contestualizzabili nell'orbita musicale lontane dal moniker dal 2003, anno di uscita di ‘Buzz’. A volte, e questo ne è un esempio, il dubbio sorge nell'insistere nell'effetto nostalgia; ascoltando le traccie, poco è da elevare sopra a una modesta sufficienza in un lavoro come ‘Beyond’. Lo dico con dispiacere e lontano da una qualsivoglia maniera di essere brutali o assolutamente distruttivi nei confronti di certe attività di marketing nel voler prolungare la vita di alcuni moniker. Sarebbe impietoso fare un confronto con ‘Loud and Clear’, ma una qualunque disamina di ascolto di queste 12 tracce porta alla mente che ancora oggi un rocker del mio modesto calibro preferibbe ascoltare con amore un disco uscito 35 anni fa. Gli anni passano per tutti, come per gli artisti anche per gli ascoltatori. Gli scenari, gli obiettivi e le necessità mutano come la nostra ricerca di emozioni all’interno di un pentagramma. Quindi è tutto da buttare? No, non mi permetterei mai. Durante l’ascolto brani come “Take Me Higher” (uno fra i singoli, uno dei brani meglio riusciti) consolidano il senso di delusione misto a nostalgia per quello che è stato e non sarà più. Il riff and roll di “Everything”, uguale a mille altri, la rabbiosa “Gotta Getcha” o il sex appeal di “Run For Your Life” sono esempi di per se piacevoli e possono coltivare in noi un dolce sorriso comunque ben distante dalle emozioni che inni come  “Turn Up The Radio ” o “My Girlfriend's Boyfriend isn’t me” alimenta(va)no. Assodato l'interstizio dai lavori degli anni 80, ‘Beyond’ zoppica, arranca verso una sufficienza che non riesco ad assegnare completamente loro per l’identità che il moniker ha rappresentato storicamente. E lo scrivo con un plauso di merito per il passato e con una lacrima di commozione, i veri Autograph musicalmente e non parlando sono stati altri.

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