ALCEST: Shelter
data
17/04/2014Ormai era nell’aria già dal disco precedente, e qui lo confermano prepotentemente. Degli Alcest oscuri e penetranti ne rimane solo il ricordo. L'evoluzione di un gruppo metal che vuole discostarsi dalle origini, negli anni, volge sempre alla ricerca di una semplicità compositiva, difficilmente succede il contrario, e con questo lavoro nemmeno la parola "metal" ha più ragione di essere pronunciata. Premettiamo che il disco è stato prodotto da Birgir Jón Birgisson dei Sigur Rós negli Sundlaugin Studio in Islanda, e che nel disco la sua mano si sente eccome, ma non solo. Vividi i richiami agli U2 più pop con "Opale", ben curati gli stacchi degli strumenti e le armonie di collegamento tra le varie sezioni delle chitarre con una timbrica molto pulita, mentre vengono lasciate in sottofondo le distorte, come fosse un'eco, un ricordo del passato che deve rimanere tale. Una ballad all'inglese invece con "Voix Sereines", mentre "L’éveil Des Muses" è l’unico pezzo che riesce a discostarsi nell’insieme, a richiamo di un post alla God Is An Astronaut, è costruita su un ostinato di chitarra. Come un leitmotiv su "Shelter" ancora troviamo reminescenze agli U2, e un richiamo alle colonne sonore dei teen drama statunitensi. Giungendo al termine di questo lavoro troviamo un forte richiamo alla Eddie Vedder e Dire Straits su "Away" con alla voce Neil Halstead degli Slowdive, e un buon finale rigorosamente sognante e tranquillo grazie ai violini degli Amiina in "Délivrance". Da un black metal alla Peste Noire, ad un richiamo alla pop francese, questa volta Neige e Winterhalter hanno dato vita tutto sommato ad un buon full-lenght, il quale non manca di varietà, ma di contrasto risultando dall’inizio sino alla fine costantemente troppo "leggero".
Commenti