ALAN VEGA: Mutator
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23/04/2021Alan Vega è stato un simbolo, una icona della generazione No wave, che rappresentò una svolta della musica verso l’apprezzamento del rumore come forma d’arte. Personaggio eccessivo e sopra le righe, vantò innumerevoli collaborazioni nel corso della sua vita artistica, soprattutto la fondazione del duo dei Suicide insieme a Martin Rev, band pionieristica dell’avant garde music e dell’elettronica. A quasi cinque anni dalla morte viene pubblicato oggi questo ‘Mutator’, raccolta di registrazioni di brani inediti effettuate a New York dall’artista newyorchese insieme alla musicista Liz lamere, sua compagna, tra il 1995 e il 1996. I Nastri sono stati ritrovati nel 2012 dal produttore Jared Artaud e dalla stessa Liz Lamere, per essere oggi pubblicati col titolo di ‘Mutator’. Tutto il disco è pervaso da atmosfere gotiche, ritmi forsennati e ripetitivi e rumori insistenti sullo sfondo e una voce quasi parlata: un po’ la lezione che abbiamo appreso dai Suicide. Un esempio è “Fist”, pezzo quasi goth rock/industrial, costruito su una base ritmica sempre uguale con annesso rumore insistente in sottofondo, e la voce cavernosa di Vega a farla da padrone. Degno di nota è pure “Filthy”, brano che insegna come anche i Godflesh abbiano attinto a piene mani al repertorio sterminato di Vega: brano industrial rumorosissimo. Lo stesso può dirsi per “Nike Soldiers”, di cui qualche anno fa uscì una versione che possiamo definire demo. Un disco, insomma, che può definirsi come una sorta di epitaffio sulla lunga e variegata carriera dell’cantante newyorchese, una specie di riassunto della sua esperienza nel campo della musica sperimentale e dell’Arte in senso lato. Un omaggio in ricordo di un grande artista.
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