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3 INCHES OF BLOOD: LONG LIVE HEAVY METAL

data

31/03/2012
74


Genere: Heavy Metal
Etichetta: Century Media
Distro:
Anno: 2012

Heavy metal classico che più classico non si può, e titolo che la dice lunga sul contenuto del nuovo album del quintetto canadese. Proposta rimasta ancorata agli anni Ottanta, ma certo non ne facciamo una colpa alla band dato che la sincerità e la devozione alla forma tradizionale del metal scorrono imperanti lungo l'intero lavoro, s'incuneano anche tra i due secondi di pausa tra un brano e l'altro, arrivando alla fine consapevoli di aver giustificato compiutamente la dichiarazione d'amore del titolo. Dodici tracce che si rifanno lodevolmente, in tutto e per tutto, ai Judas Priest, agli Iron Maiden, agli Accept, e potremmo già chiudere la recensione qui, ma i 3 Inches Of Blood un approfondimento lo meritano considerate la convinzione, la passione e l'attitudine espresse. La sola "Metal Woman" basterebbe a far capire di cosa stiamo parlando, opener di lusso vitaminizzata da una ritmica iper-dinamica e da un refrain che non si dimentica. Hagberg e Clark macinano riff su riff fin dal primo secondo del disco, dando vita ad un turbinio di scudisciate metalliche che delineano con chiarezza la qualità di composizioni che omaggiano e mai plagiano, seppur non possiamo non evidenziare una cronica carenza di idee nel songwriting. Ma ai nordamericani in esame interessa suonare il genere che più amano e senza alcuna pretesa evolutiva, posizione che trova anche il nostro sostegno quando, passando in rassegna il contenuto dell'album, sobbalziamo letteralmente ascoltando la stupenda "Look Out", brano ispiratissimo che presenta una fase solista avvincente ed aperture melodico-epiche inaspettate. Menzione speciale anche per i sette minuti di "Men Of Fortune", traccia in cui Pipes si fa in quattro sputando fuori l'anima più del solito, mentre la fase centrale passa da una tregua momentanea ad un crescendo emotivo che s'invola verso la chiusura di un disco di heavy metal purissimo, privo di compromessi, destinato a figurare inevitabimente tra le uscite migliori del 2012 di chi ancora vive di pane e NWOBHM.

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