IRON MAIDEN
Lo scorso 15 Luglio è andato in scena il secondo round del festival "The Return of the Gods", la cui edizione è stata ambientata a Milano, più precisamente all Ippodromo Snai San Siro. Se l' appuntamento precedente non ha causato troppi disagi in terra bolognese, in quel di Milano la situazione è stata più impegnativa del previsto, sia a livello di organizzazione, sia a livello di spettacolo. 35 mila paganti per gli headliner Iron Maiden, speranzosi di non finire sotto il diluvio con concerto annullato come nel 2022, si sono cotti sotto il sole milanese per parecchie ore, in compagnia di tutti (o quasi) i gruppi di apertura. The Raven Age e Blind Channel hanno il compito di allietare l'attesa, mezz'oretta di esibizione a testa non è però sufficiente a coinvolgere il pubblico, che sotto il sole bollente del primo pomeriggio non ha proprio intenzione di lasciarsi andare. Le due esibizioni sono comunque più che sufficienti, tralasciando i problemi tecnici dovuti a suoni settati malissimo, quasi a livello amatoriale. La spina nel fianco legata ai volumi ci accompagna tutta la sera e per tutte le esibizioni, un vero e proprio peccato specialmente alla luce del costo non indifferente dei biglietti. Non appena il sole inizia a calare dietro al palco, ecco il turno degli Epica: la performance è solidissima e il pubblico gradisce, la bella Simone Simons incanta la platea con la sua voce e la sua presenza scenica, ottenendo finalmente un'ottima risposta da parte del pubblico che, passato il bollore del primo pomeriggio, si lascia andare a sbracciate e canti di incitamento per il gruppo olandese. Il loro metal sinfonico resta la miglior performance tra tutti i gruppi d' apertura. Se qualcuno si sta chiedendo come gli Epica possano aver fatto meglio degli Stratovarius, considerando il fatto che i minutaggi per le esibizioni sono in crescendo partendo dai gruppi del primo pomeriggio per concludere (in teoria) con un'oretta almeno, per il gruppo appena prima degli headliner è presto spiegato: voli cancellati e mezzi di fortuna guasti impediscono ai finlandesi di presentarsi puntuali all' appuntamento, lasciando i fan sconsolati dopo due sole canzoni, di cui "Black Diamond" in versione "canta tu" per un guasto al microfono. Risolti i problemi tecnici agli Stratovarius non resta che dare il massimo con "Hunting High And Low" prima di lasciare il palco, pronto per essere allestito per il gran (si spera) finale.
Il piatto forte della serata è pronto per essere servito e l'intro di "Doctor Doctor" dà il via al conto alla rovescia, la scaletta di Steve Harris e soci è nota ormai dal primo show della tournée datato 28 maggio: un tuffo nel passato con una presenza corposa di brani presi dall' album 'Somewhere In Time' e una buona parte di pezzi pescati dall' ultimo lavoro delle Vergini di ferro 'Senjutsu' a cui si aggiungono una manciata di capolavori conosciuti un po' da tutti. Ed ecco che, terminato l'ultimo intermezzo di "Blade Runner" è il momento di "Caught Somewhere In Time", i Maiden prendono posto sul palco quasi di corsa e solo quando Bruce Dickinson viene sparato a mille dalle retrovie il concerto inizia per davvero. La doppietta iniziale comprensiva di "Stranger In A Strange Land" infiamma il pubblico, mentre i Maiden proseguono attraverso "Writing on the wall", "Days of future past" e "Time machine". Pur non avendo dubbi alcuni sulla qualità della band, con "The Prisoner" la coppia di chitarre Smith e Murray assesta colpi di precisione e tecnica divini ricordando a tutti chi sono i veri "guitar hero", "Death Of The Celts" non era tra le più acclamate, così come "Heaven Can Wait" o "Can I Play With Madness", ma la loro resa dal vivo è stata ampiamente apprezzata dalla folla. Segue nell'immediato un pezzo che ha quasi del mistico: mai suonato da 37 anni a questa parte racconta le epiche gesta di Alessandro Magno, e se è vero che non esiste una seconda occasione per fare una buona prima impressione, la prima impressione di "Alexander the Great" dal vivo è epica. Non appena il sole capitola definitivamente dietro l'orizzonte parte "Fear of the Dark", con il pubblico quasi a sovrastare la voce di Bruce Dickinson per tutta la durata del brano. Quest' ultimo pezzo rientra tra le più conosciute composizioni dei britannici, tanto da riuscire ad emozionare le diverse generazioni di spettatori presenti, mentre "Iron Maiden" e le peripezie sul palco di Eddie la mascotte, chiudono prima del trittico finale. Fino a questo momento la resa dei brani dell'album "Senjutsu" è stata più che ottimale e lo conferma anche un'altra tra le canzoni più attese dell'ultimo disco. La soave "Hell On Earth" difatti non delude le aspettative e apre la strada a "The Trooper", la quale, seppur ormai quasi un amuleto nelle scalette delle Vergini di Ferro, è risultata un po' più opaca rispetto a tutto il resto. Chiude definitivamente lo spettacolo "Wasted Years", cantata a squarciagola da tutti i presenti ed eseguita in maniera magistrale da tutta la band. Emozionanti, quasi perfetti (visto l'avanzare dell'età direi più che possiamo perdonarglielo), energici ed infiniti, gli Iron Maiden si confermano in cima ai vertici delle gerarchie dell'heavy metal. Gli assestamenti scenografici più sobri e concentrati sulla musica danno il giusto peso alla performance, dove un Bruce Dickinson in grado di gestirsi sapientemente ci regala ancora forti emozioni. Impagabile vedere come Steve Harris canti ancora tutte (ma proprio tutte) le canzoni in faccia ai sui spettatori e gli assoli delle chitarre siano ancora puliti e sempre ben eseguiti. Nicko McBrain, seppur abbia faticato un po' più del previsto dietro al suo drum set, si prende qualche applauso extra alla fine: è ancora uno spendibilissimo cardine ritmico all'interno della formazione inglese. L'unico neo della giornata resta il discorso organizzativo: volumi audio bassissimi (per non dire inesistenti), acqua difficilmente reperibile tra gli "ambulanti", costi folli per qualsiasi cosa. La mia impressione, seppur abbia avuto modo di lasciar fermentare il tutto qualche giorno, è che in pochi avrebbero sopportato tali inadempienze se non fossimo stati al cospetto della miglior band dal vivo della storia: gli Iron Maiden
SET LIST IRON MAIDEN:
Caught somewhere in time
Stranger in a strange land
Writing on the wall
Days of future past
Time machine
Can I play with madness
Heaven can wait
The Prisoner
Death of the Celts
Alexander the Great
Fear of the dark
Iron Maiden
Hell on earth
The trooper
Wasted years
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