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GLENN HUGHES

Il Black Horse, pittoresco e accogliente locale in provincia di Como, è gremito quando io e ColdNightWind facciamo il nostro ingresso. Le notizie sulla band cominciano a trapelare, e scopro - con un certo disappunto - che non ci sarà alla chitarra il fidato J.J. Marsh, in giro per l'Europa a promuovere il suo disco da solista, rimpiazzato da Jeff Kollman (che aveva già suonato con Hughes sull'album "Songs In The Key Of Rock" e su "HTP 2"). L'altra sorpresa riguarda il batterista: signori, Mark Mondesir, drummer di livello eccelso con alle spalle collaborazioni notevoli tra cui spicca quella con Jeff Beck. Alla tastiera, invece, troviamo Anders Olinder, autore di diversi lavori con Peter Gabriel. Le note di "Valiant Denial" riempiono l'aria, il pubblico prorompe in un'ovazione quando The Voice Of Rock fa il suo ingresso sul palco. A differenza di altri show, Hughes suonerà il basso per tutta la durata del concerto. Si sente subito che l'ex Deep Purple è in forma strepitosa: la sua voce inconfondibile riempie il locale, potente e precisa, mandando in visibilio tutti quanti. Le successive "Orion" e "Land Of The Livin'" sono tratte dall'ottimo "Soul Mover", mentre con "Monkey Man" si torna all'ultimo, splendido lavoro, "Music For The Divine". Inaspettata ma sempre gradita, ecco la cover di "Nights In White Satin", presente anche sul già citato ultimo album: il brano è splendido già di suo (onore ai Moody Blues), e la maestria di Hughes non fa che amplificarne l'impatto emotivo, ammantandolo di magia. Un assolo del bravo Kollman introduce "Black Light", sempre dallo stesso album, e l'attesa cresce: siamo quasi a metà show, è il momento di... "Mistreated"! Il tastierista Olinder crea un'atmosfera ovattata e ipnotica, e le note dell'immortale brano dei Deep Purple si espandono nel Black Horse. Il brano comincia, cantato da Hughes e da tutto il pubblico, fino al momento - immancabile - in cui Hughes dà sfogo a tutta la sua tecnica vocale. Cinque minuti di "assolo di voce", incantevole, tanto da far chiedere a più di uno, tra i presenti, "ma quante note ha, ancora?" Si prosegue con "In My Blood", energica quanto basta, per poi approdare ad un'altra cover, la strepitosa "A Whiter Shade Of Pale" dei Procol Harum; anche in questo caso, Hughes & soci realizzano una versione strepitosa del brano, quasi da lacrime. "Don't Let Me Bleed", la favolosa "You Got Soul" e "Steppin' On" lasciano spazio all'anima più Funky Soul dell'artista inglese; e per concludere, ecco un'altra Purple-song, la clamorosa "You Keep On Movin'", cantata a squarciagola da tutti quanti. Fine? Nemmeno per idea... giusto il tempo di gridare "Bis! Bis!", e la band torna sul palco, per regalare gli ultimi due brani, ovvero una travolgente "Soul Mover", dall'album omonimo, e soprattutto la classica, immancabile, devastante "Burn" (immagino non servano commenti su questo pezzo...). Che dire, dopo l'ennesimo show imperdibile di questo cinquantacinquenne artista, che sembra davvero avere il Rock'n'Roll nelle vene, invece del sangue? Impressionante. Se non c'eravate, cercate il suo prossimo concerto, e correte a sentirlo! Setlist: The Valiant Denial Orion Land Of The Livin' Monkey Man Nights In White Satin Black Light Mistreated In My Blood A Whiter Shade Of Pale Don't Let Me Bleed You Got Soul Steppin' On You Keep On Movin' Soul Mover Burn

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