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BRUJERIA

Nonostante l'FBI e i severissimi controlli all'aeroporto atterrano per la prima volta in Italia i narcotrafficanti Brujeria, con l'inseparabile blindato carico di cocaina e marijuana parcheggiato fuori dal New Age. Constatata l'assenza degli Undertakers (unica data italiana in cui non compaiono) e del loro grind "co a pummarola 'n coppa" non resta che attendere l'entrata in scena dei Cripple Bastards, che non hanno certo mancato di farsi attendere. As usual, l'hate-core dei CB scatena un focolaio di malessere esistenziale che racchiude tutta la violenza (piccola o grande) maturata e repressa nella quotidianità. Sugli scudi come da copione Giulio the Bastard, unico supersite della formazione nata sul finire degli anni '80, e Al Mazzotti, preciso e "pulito" dal vivo come su disco. Il tempo a disposizione viene speso ripercorrendo disordinatamente gli stili che hanno contraddistinto le numerose uscite della band, dal noisecore degli esordi ("A dispetto della discrezione") fino all'ultima incarnazione ("Karma del riscatto"). La risposta del pubblico non si è fatta certo attendere, specie durante classici come "Being ripped off", "Respect or death", "Stimmung", "Prospettive limitate", "1974", "Italia di merda", "Il tuo amico morto" e "Misantropo a senso unico". Oramai i Cripple Bastards dal vivo sono diventati una sicurezza sotto tutti i punti di vista, merito del carisma di Giulio e dell'esperienza maturata in tutti quei chilometri macinati con il furgone. Breve (?) cambio di palco e i Brujeria sono già pronti a fare a pezzi i parecchi presenti a colpi di machete. Con una line up che vede Shane Embury e i suoi capelli ("tiene una bumba atomica in tiesta") alla chitarra, Adrian Erlandsson alla batteria e un irriconoscibile Jeff Walker al basso, i quattro narcos mascherati sciorinano una serie di pezzi pescati da tutti gli album pubblicati, con quel mix di surrealismo e "impegno sociale" che caratterizza la band sin dagli esordi. Ogni riproposizione viene accolta calorosamente dal pubblico,grazie anche alle coinvolgenti introduzioni del frontman Pat Hoed, ma un trattamento del tutto speciale lo hanno avuto pezzi come "Brujerizmo", "Cristo De La Roca", "Marcha De Odio", "El Patrón", "Matando Gueros", "La Migra" e i due più "impegnati" "Anti-Castro" (che tratta l'annosa e controversa questione della mancanza di libertà a Cuba) e "Revolucion" (dedicata alla lotta zapatista nel Chiapas). Tutto sommato ci allontaniamo dal palco con il sorriso stampato sulle labbra (anche perchè in sottofondo c'è "Marijuana"...), grazie ad un un concerto soddisfacente, con una partecipazione totale del pubblico (non era difficile imbattersi in personaggi mascherati con tanto di "mota" in mano); un entusiasmo dovuto più che altro dal fatto che probabilmente questa sarà la prima e ultima possibilità di vedere i Brujeria dal vivo nonostante il progetto abbia perso quello spirito originario di side project clandestino senza alcuna pretesa commerciale. Viva la Raza! Viva México cabrones!

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