JASON NETHERTON
Luglio. Vedo un post di sfuggita. In uscita c'è un librone di cinquecento pagine sul death metal. Penso: "uhm, ok, me lo segno". Leggo bene e mi accorgo che una prima tiratura di copie ha una maglietta inclusa, che arriva a casa impacchettata col libro a 28 euro. Penso: "è mio". E infatti il pensiero arriva dopo che i comandi sono stati eseguiti l'ordine è già stato inoltrato. Comincia così la mia avventura con 'Extremity Retained' di Jason Netherton, membro di Misery Index e fondatore dei Dying Fetus. La lettura è stata fluidissima, un continuo viaggio nello spazio e nel tempo, dalla Florida a New York, passando per la California, la Colombia, il Giappone, la Tasmania, la Svezia e via dicendo. Il lavoro di archeologia compiuto da Netherton è ammirevole e riporta in vita il fermento che si viveva all'epoca con un mare di dettagli, impreziositi dal racconto in prima persona dei protagonisti, grandi e piccoli, celebri e ingiustamente dimenticati. L'avevo ribattezzato tra me e me "the dark side of Choosing Death", facendo riferimento all'altro tomo sul death metal, nelle parole che seguono effettivamente si comprende che è nato proprio con questo proposito, non ripetere quanto fatto da Mudrian. Ringrazio Jason per la incredibile disponibilità a rispondere a questo torrente di domande in agosto e dispensando altri argomenti di discussione. Lo ha fatto in agosto e in pochissimo tempo. Prendete nota, cari gruppi che rispondete scazzati. Beccatevi la colonna sonora della lettura. Un grazie anche a Igor Fanelli e Marco Ramunno per avermi dato una mano provvidenziale nella traduzione.
Dopo due anni dalla pubblicazione, 'Extremity Retained' è disponibile anche in italiano, edito da Tsunami. Non è un ritardo mostruoso, 'Choosing Death' di Albert Mudrian è arrivato da noi dopo cinque anni! Una domanda preliminare: nel biennio 2014-2016 è avvenuto qualcosa di rilevante nel death metal?
Penso che abbiamo visto una rinascita, o meglio un ulteriore sviluppo di questo stile oscuro e dissonante portato avanti dai Gorguts di 'Colored Sands'. So che sono stati pesantemente influenzati da Deathspell Omega e Ulcerate, seguendo chiaramente la traiettoria che va a ritroso fino alla roba più strana dei Morbid Angel e band come i Demilich. Attualmente possiamo vederla manifestata in alcune giovani leve come Blood Incantation, Phobocosm e altri. Se non altro, sembra esserci un po' di tutto ed è difficile star dietro ai nuovi generi/classificazioni/frammentazioni così come è difficile seguire la pletora di band death metal old style che vengono fuori oggigiorno.
Quando hai iniziato a pensare a questo volume? E perché?
L'idea mi ha colpito un giorno di fine 2010, mentre ero in tour con i Misery Index. Ricordo distintamente che ero in California, sull'autostrada per Oakland, pensando a quanto sarebbe stato interessante leggere un libro che fosse una sorta di alternativa a 'Choosing Death', che fosse più una storia orale, come già presente in altre scene ('The Burning Fight' per l'hardcore e 'Please Kill Me' per il punk) [il primo di Brian Paterson e il secondo di Gillian McCain e Legs McNeil, solo quest'ultimo disponibile in italiano, ndFrag]. Così ho comprato un piccolo registratore digitale e ho iniziato subito, semplicemente registrando le conversazioni che facevo dietro le quinte, ai festival o altrove, con artisti di rilievo del death metal. Nel corso dei succcessivi tre anni ho continuato così e poi le ho trascritte, infine ho ritagliato e assemblato il tutto cercando di dare le sembianze e la forma di un libro.
Quali sono i libri che ti hanno influenzato in questo lungo viaggio? Hai letto 'Choosing Death' e 'Swedish Death Metal' di Daniel Ekeroth?
Sì, mi hanno influenzato molto. Tuttavia mentre quei libri sono stati costruiti attorno a una narrazione storica, costituiti da interviste e poi raccontati tramite la voce dell'autore, io ho voluto mantenere una specie di messa a fuoco interamente sui soggetti, in altre parole su coloro che hanno partecipato e contribuito a costruire il death metal underground e quindi raccontare la storia con le loro parole e tramite i loro ricordi. Ecco perché preferisco parlare del mio libro come un "contributo" alla storia del death metal, non vuol essere una fonte autorevole, ma solo un altro modo di guardare a quella storia, così la gente può costruirsi la propria interpretazione dei fatti dall'insieme dei lavori.
Il libro è diviso in vare sezioni. Puoi spiegarci la scelta di ognuna? Quale è venuta fuori più facilmente e quale ti ha dato più crucci?
Una volta terminate le interviste, ho dovuto fare un mucchio di trascrizioni. Attraverso quelle sono stato in grado di rilevare alcuni temi portanti, e da questi ho impostato i capitoli così come sono presenti nel libro (scene locali di ieri, storie delle origini, tour, studio di registrazione e "ieri e oggi"). Credo che la parte sui tour sia stata la più facile perché abbastanza identificabile, ma in molti casi le storie sulle origini del death metal e le scene locali erano trasversali, è stato un po' complicato capire la collocazione esatta delle varie parti, ma penso che abbia funzionato bene!
Come hai scelto i musicisti coinvolti nel tuo libro? Ci sono stati quelli che hanno detto "Jason Netherton è uno stronzo, ci ha ignorato"?
È stato completamente casuale, non avevo una lista di obiettivi o cose del genere. Ho parlato con chiunque mi imbattevo nei miei viaggi o con chi era già nelle mie conoscenze. Tuttavia questo non era abbastanza, così ho telefonato e mandato mail a numerose persone, alcune sono state molto gentili, altre hanno rifiutato, altre ancora non hanno proprio risposto. L'idea non era quella di avere un gotha della storia del death metal, ma riprendere le voci di chi aveva contribuito, sia quelli più marginali che i "grandi nomi". E penso di averlo fatto. Volevo solo catturare le sensazioni e le emozioni del death metal underground, di come è diventato poi una scena globale.
Leggendo le sue parole, Dan Seagrave non è esattamente la persona più simpatica al mondo. Chi ti ha impressionato per disponibilità per il tuo progetto? Come ho visto nel loro dvd 'Centuries of Torment' Alex Webster e i Cannibal Corspe sono stati molto gentili.
Ahah... in realtà Dan è un bravo ragazzo, ha un senso dell'humour sarcastico, pungente, forse molto inglese. Probabilmente non è venuto fuori nelle risposte date per il libro. Per quanto riguarda i Cannibal Corpse, lo confermo, sono stati tutti molto disponibili a raccontare le loro esperienze. Anche Dan Swano è stato super gentile e entusiasta, così come Stephan [Gebédi] di Thanatos e Hail of Bullets e i ragazzi degli Immolation sono stati molto aperti.
Nonostante la tua finalità non fosse quella di includere ovviamente solo i grandi nomi, si nota comunque l'assenza di alcuni, come Morbid Angel, Carcass e Sepultura.
Beh, come ho detto prima non era intesa come una indagine del punto di vista degli ascoltatori di serie A sull'evoluzione iniziale dell'underground. A dire il vero... Ho chiesto a Dave Vincent tramite un amico comune quando stavo facendo interviste in Florida nel 2012 e ha rifiutato. Poi ho contattato Pete Sandoval via mail ma non mi ha mai risposto. Per quanto riguarda i Carcass non sono uscito fuori dal mio modo.di fare per avere la loro opinione e per di più penso siano stanchi di ripetere ancora la loro storia, raccontata in tante pubblicazioni e con molti dettagli in 'Choosing Death'. Ho preferito cercare di ottenere una visione alternativa della scena britannica, parlando con un outsider come Mitch Harris [che è newyorkese, ndFrag], dando conto delle sue impressioni su questa scena dopo il suo arrivo nei Napalm Death [nel 1989, ndFrag], così come Nick Barker, che aveva cose molto interessanti da raccontare, sia da fan del genere che da artista. I Sepultura li ho contattati tramite un amico, ma hanno rifiutato.
Nel libro ci sono le voci di decine di musicisti, ma non la tua. Si tratta di una scelta precisa, come hai spiegato. Ora immergiti tu stesso nel mood del libro. La tua scoperta del death metal, il tape trading, la tua scena locale...
Sì, manca il mio punto di vista, ho voluto lasciar parlare gli altri ahaha... La mia scena è stata quella di Washington DC e Baltimora ed è rappresentata in modo massiccio da coloro che ne hanno parlato, come King Fowley dei Deceased o John Gallagher dei Dying Fetus. Per quanto mi riguarda, prima di tutto ci fu 'Scream Bloody Gore' dei Death, ho capito subito che si trattava di qualcosa di diverso, ma non lo vedevo come qualcosa di "troppo lontano" dal thrash, immagino. Era ancora abbastanza vicino a Possessed e Dark Angel, quindi credo che sia stato all'avvento di gruppi come Cannibal Corpse e Suffocation che mi hanno fatto pensare: "Ok, questo è qualcosa di totalmente nuovo". Mi ci è voluto un po' di tempo per entrarci a pieno, ero ancora molto orientato verso Holy Terror, Fates Warning, King Diamond. Ero nella scena locale di Deceased e Exmortis, e mentre i miei primi concerti metal furono quelli nelle grandi venue per Judas Priest, Motley Crue, Iron Maiden e Metallica, a livello locale nel 1990 ho assistito a concerti di band come Death, Carcass, Obituary e Sepultura, poi Morbid Angel, Entombed, Suffocation, Unleashed e altri nel 1991. Il tape trading per me iniziò nel 1991, benché mi procurassi fanzine dal 1989. Nulla di così straordinario, ma mi piaceva la posta, scrivere lettere, ordinare demo, parlare con gente da tutto il mondo... era qualcosa di magico.
Nella prima metà del volume ti concentri sul significato delle varie scene. Quanto emerge fa capire che si possono avere diverse accezioni del termine. E allora quali sono i principali elementi che fanno sì che una situazione si possa definire "scena"?
Credo che scena locale possa essere costituita da una manciata di persone così come da centinaia, servono solo un paio di band, o qualche soggetto interessato che produce attivamente cultura in qualche modo, che si tratti di organizzare un concerto, creare una fanzine, gestire una distro, un programma radio... Ma ciò che era interessante del death metal di allora era questo essere una comunità o una scena globale virtuale che esisteva e prosperava attraverso queste reti analogiche underground, basate sul sistema postale internazionale. Era una scena composta da tutte queste persone in tutto il mondo, che hanno condiviso il loro amore per la musica estrema, lo hanno scambiato, hanno passato ore a scrivere lettere e allestire dei mezzi di comunicazione underground. In questo senso non avrebbe dovuto avere un grosso seguito locale in tutto il mondo, è stata una scena globalizzata unita da vari network che si è materializzata attraverso cassette, fanzine e lettere scritte a mano.
Quale è stato il miglior tour a cui hai assistito in quel periodo?
Credo sia stato quello dei Sepultura per 'Beneath The Remains', nel 1990. Aprivano gli Obituary (erano nei dintori di 'Cause of Death') e i Sadus suonarono per primi. È stato quando la situazione stava esplodendo, e benché i Sepultura non fossero mai stati una band totalmente death metal, in quel momento erano inarrestabili, gli Obituary poi erano dei bulldozer. Era al vecchio locale 9.30 a Washington DC, pieno zeppo, una bettola piccolissima che normalmente ospitava gli eroi locali dell'hardcore come Fugazi, Scream e Bad Brains, ma quella sera era tutto metal e del più profondo underground. Penso che quel tour si chiamasse "Some Tours Were Meant to Stay Underground" ahahah
In quale altro posto al mondo avresti voluto vivere per scoprire il death metal?
Beh, come ho accennato prima non era tanto questione di dove vivevi, ma di chi conoscevi. di come in qualche modo scoprivi o ti imbattevi in una fanzine o in una demotape al momento giusto e di avere una mentalità aperta verso quello che stavi ascoltando. In questo caso, poteva accadere ovunque. Mi ricordo che ricevevo ordini per il primo demo dei Dying Fetus nel 1993 da posti come Punta Arenas, Cile, direttamente dall'estremità inferiore del continente [luogo da cui sono spuntati ultimamente gli Exanimatvm, guarda caso, autori di death metal old school, ndFrag], così come il Sud Africa, facendo scambi con i ragazzi dei Groinchurn, e altri Stati come Malesia e Lituania. Era davvero una comunità globale... e lo è ancora.
Pensi che nonostante tutto ci siano Paesi ancora vergini? Per esempio le cose stanno crescendo rapidamente anche nel Sud Est asiatico.
In realtà il death metal ha prosperato parecchio in quella zona, l'Indonesia ha una delle scene più grandi al mondo. Con internet, non molte aree restano al di fuori dei confini della cultura mainstream e il death metal ha sfruttato quella corrente, in quel momento. La gente sa cos'è il death metal nella maggior parte dei Paesi, anche se non lo ascolta.
Il pubblico ai concerti è sempre lo stesso? Intendo sia nei numeri sia nelle relazioni tra persone e tra persone e band. Alcuni numeri letti nel libro, se rapportati all'Italia, sono assolutamente impensabili! Penso all'Agglutination Metal Festival, che lo scorso anno qui da noi contò seicento paganti, e il bill era di tutto rispetto: Obituary, Edguy, Inquisition e Necrodeath.
Sembra che vari molto il numero, bisogna considerare le band che suonano, il numero di show che ci sono in una determinata zona in un dato periodo di tempo, le condizioni economiche e ancora altri fattori, ma per la maggior parte festival e tour sono nel loro momento di massimo successo, e in Europa quasi ce ne sono troppi. Il metal è nel suo momento migliore di sempre, il death metal come estensione del fenomeno anche. Ci sono band death metal che stanno vivendo sopra questo successo, il che era un pensiero folle nel 1988!
Come funzionava il pay to play negli anni Novanta? Ci sono differenze con quello diffuso oggi?
Il metodo del pay to play credo venne fuori negli anni Ottanta nei club di Los Angeles, come un modo per far compiere alle band il lavoro per i promoter, andando per strada a vendere biglietti in prevendita, che avrebbero comprato le stesse band, se non fossero riusciti a venderli. In questo modo il promoter si assicurava che la gente ci fosse. Se un gruppo avesse accesso all'esposizione necessaria, non dovrebbe aver bisogno di ricorrere a questa pratica. Tuttavia questa si è diffusa per tutti gli Stati Uniti quando i proprietari dei locali hanno scoperto che potevano sfruttare le scene locali facendo pagare le band per suonare da loro. Oggigiorno esiste qua e là, ed è una tendenza brutta e pigra. Non è virtuosa per band e scene locali, e proprio come negli anni Ottanta è meglio fare il proprio concerto affittando una sala e non supportare queste stronzate.
Una setlist dei Napalm Death targata 1989
Nel capitolo dedicato agli studi di registrazione i musicisti parlano di sessioni di quattordici ore, una settimana o dieci giorni al massimo per avere un prodotto completo. Quali sono le tue esperienze e le differenze tra ieri e oggi? Voglio dire, si utilizza Pro Tool per tutto adesso. E troppe band brutal death hanno perso il lume della ragione con scelte di produzione suicide.
C'è una differenza abissale. Molte delle band che conosco non provano neanche le canzoni insieme prima di andare in studio, suonano solo le loro parti individualmente quando è il momento di registrare perché scrivono tutto col computer e software di registrazione. Rende tutto molto più facile, ma allo stesso tempo molti pensano che lo spirito o l'anima potrebbero essere assenti. D'atro canto c'è un considerevole rigetto verso queste nuove tecniche di produzione "cliniche" e molte band stanno scegliendo suoni e produzioni più naturali, o anche andando pienamente verso la sporca cattiveria old school. Sono molto contento che ci sia varietà di scelta, se non altro.
Credo che il passaggio fondamentale sia che il "vecchio" death metal cercava di essere originale, di essere nuovo. I mezzi usati per farlo erano un problema secondario. Oggi invece nessuno potenzialmente ha limiti per il proprio processo creativo, ma molti copiano sempre le stesse cose.
Sono d'accordo, sembra sempre che tutto sia già stato detto... ma noi della vecchia guardia partiamo un po' prevenuti perché non possiamo approcciarci a band più recenti per quello che sono, sentiamo il peso della storia e paragoniamo le nuove cose a quanto abbiamo già ascoltato. Ai ragazzi che lo scoprono solo oggi, il death metal sembrerà nuovo e apre loro un mondo di possibilità. Il futuro è nelle loro mani...
Nell'ultima parte del libro in più parti si legge di nostalgia per le lettere cartacee. Oggi con i social network è più semplice contattare i propri miti della musica, ma fammi lanciare una provocazione. Pensi davvero che molti musicisti avrebbero risposto come te, concedendoti per questa intervista tramite un messaggio via Facebook? D'altra parte bisogna ammettere che la gente si definisce "fan" dopo aver ascoltato un paio di canzoni su Youtube...
Sì, era abbastanza sconcertante per certi versi ottenere delle risposte molto simili tutte basate sullo stesso sentimento nostalgico verso il passato, tuttavia è bilanciato con quelle altre voci che vedono un sacco di nuove possibilità offerte con i nuovi media. Penso che probabilmente siano più nostalgici per un periodo della loro vita in cui erano giovani e tutto era nuovo (in qualche modo tutti abbiamo questa percezione della gioventù) perché le loro vite erano così legate al modo in cui funzionava l'underground. In effetti è più facile oggi essere fan di una band nascosta nell'oscurità dell'underground, non devi darti da fare, spedire denaro e aspettare un mese perché arrivi via mare una cassetta dal Giappone. Tuttavia, questo non rende la musica o la comunità meno buona solo perché è su una diversa piattaforma. Se non altro la cultura nel suo complesso è più accessibile e immediata e sta facendo in modo che più persone fruiscano di più musica forse... più passivamente perché arriva velocemente e ce n'è sempre altra. Se puoi rallentare la tua vita, disconnetterti dai social e vivere nell'"adesso", penso che quello che si può ottenere dalla musica possa essere molto più gratificante. L'ascolto della musica deve essere fatto in tempo reale e c'è bisogno di pazienza e profondità per capirla davvero (beh non tutti i generi, ma per il metal estremo funziona così). Così procurarsi un supporto analogico (cassetta o vinile) e passarci una serata è un modo fantastico per fuggire dall'urgenza e dall'ansia della vita di ogni giorno, immergersi nel suono di un altro modo di vivere, un altro modo di pensare...
Tape trading e pirateria, o meglio pirateria altruistica, sono assimilabili secondo te?
Sta tutto in cosa vuoi dai tuoi media. Penso sia importante concentrarsi sull'analogico di questi tempi come un mezzo per sfuggire al panopticon digitale, la facilità d'uso e la disponibilità del digitale. Anche al di là dei vecchi dibattiti sulla pirateria e la perdita di "valore" dei file MP3 che circolano liberamente, è importante focalizzarsi sul pregio dei mezzi analogici di essere valorizzati in modo maggiore dal momento in si godono, come un'alternativa cultura della lentezza, un'ancora nel caos della quotidianità. Chi ha una collezione di dischi la valuta non soltanto per la musica che contiene, ma perché è proprio un appiglio per non cadere nella follia della modernità. La confusione si scatena ogni giorno su di noi attraverso aggiornamenti di status, software, nuovi gadget e media feed. I mezzi analogici sono reali, tangibili. È arte ed esiste in questo momento. La discussione sulla pirateria dovrebbe vertere più su questo aspetto.
Suonare death metal come un vero e proprio lavoro: è possibile? Suonarlo continuamente, come in una catena di montaggio, un album ogni due anni o anche meno, consente di perpetuare le vecchie magiche sensazioni del death metal di fine anni Ottanta?
Sì, è possibile renderlo il proprio lavoro, se si dispone di uno zoccolo duro di fan e lo si alimenta. Da quanto ho potuto vedere non si diventa ricchi, ma ci puoi pagare l'affitto ogni mese. Alcune band come Nile, Cannibal Corpse, Dying Fetus, Napalm Death, lo fanno da una vita e a tempo pieno. Sono entrati nel pieno dei loro quarant'anni, è interessante vedere fino a che età possono andare avanti suonando metal estremo.
Cosa pensi della stampa metal? Spesso non è veramente giornalismo...
È come i media in altri ambiti, se scavi alla ricerca di buone notizie o informazioni puoi trovarle. La roba più mainstream è banale, non è neanche giornalismo, solo orribili blog portati avanti alla ricerca di clic e dagli inserzionisti, mentre quella underground può essere più progressista... ma devi adoperarti un po' di più per trovarlo (proprio come ai vecchi tempi!)
Le webzine sono come le vecchie fanzine? Per esempio, tra una vecchia intervista e questa che differenze passano?
Proprio nessuna per quanto riguarda il contenuto, è il mezzo di comunicazione ad essere diverso e questo ha effetti sulle modalità con cui il contenuto viene fruito. Il formato analogico portava una storia, aveva una storia da raccontare in sé, viaggiava tra lo spazio e il tempo attraverso le mani dell'uomo e le macchine, aveva un odore, era possibile che il caffè gli venisse versato sopra, era un prodotto di un particolare tempo e luogo della storia. Anche la webzine è un vettore di informazioni, di media, anche se dipendenti da altri presupposti, sono tutti 0 e 1, ci si accede tramite altri media come smartphone, tablet e computer, è uguale a tutti gli altri media che sono disponibili su quella piattaforma, è qualcosa che esiste al di fuori dello spazio e del tempo. I mezzi analogici sono più materialmente legati al mondo in cui sono stati creati, mentre gli altri sono un simulacro dei primi, un'astrazione del reale, un effimero impostore digitale.
Cosa ne pensi del deathcore? Anche lui comincia ad accusare l'età, si parla di lui da una decina d'anni. Qualcuno ne scriverà come hai fatto tu col death metal?
Si tratta di un sottogenere, di uno dei tanti che si è evoluto dal death metal ed è valido come tanti altri sottogeneri. Se qualcuno vuole scriverci sopra, che lo faccia pure!
Come si riesce a coniugare metallo e studio? Qual è il tuo ruolo all'Università dell'Ontario?
Forse si può intuire dalle risposte di cui sopra ahahah... Sono ricercatore in "Mezzi di comunicazione e sistemi informatici". Più da un punto di vista sociale, su come i media influenzano la società, quali sono le implicazioni politiche e economiche dell'interazione, specialmente nell'era digitale. In modo più specifico sto cercando il modo in cui questi media danneggiano o portano benefici agli artisti che registrano loro creazioni nell'economia della musica digitale. Sono tempi divertenti da vivere, sicuramente...
Dalla terza di copertina di 'Profondo Estremo' abbiamo appreso che sei un appassionato di salsa piccante. Chiudi l'intervista consigliandocene una.
Al momento mi sta piacendo moltissimo questa marca finlandese chiamata Poppamies e il nome della salsa è Naga Jolokia.
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