DRAKKAR
Ciao, per rompere subito il ghiaccio: tanti anni di silenzio dalle scene probabilmente hanno fatto si che le nuove generazioni non vi conoscano. Cosa direste a chi il monicker Drakkar suona nuovo? Ciao! Beh, ormai è facile farsi un'idea della produzione discografica di una band, basta farsi un giro su internet. Per il resto, che dire? La nostra è una storia molto sincera, abbiamo sempre fatto musica per passione e penso che questo si possa percepire e apprezzare ascoltandoci. Per dare qualche coordinata musicale in più, i Drakkar sono un gruppo che nacque dalla passione per l'heavy metal classico e power, soprattutto di scuola tedesca, e che negli anni si è evoluto inglobando, in varia misura, altre influenze come ad esempio l'hard rock anni '70, fino a sintetizzare un proprio sound. E' il vostro nuovo disco 'When Lightning Strikes' il modo migliore per presentarvi a loro? Direi di sì. So che può sembrare banale a dirsi, ma lo ritengo davvero il nostro disco migliore sotto ogni punto di vista, sia tecnico, sia dell'ispirazione, sia della maturità. Parlavo di come il gruppo si sia evoluto: ecco, 'When Lightning Strikes' rappresenta proprio la miglior sintesi del nostro sound. E' un disco ricco di passione, ma anche molto ragionato. Come concept, pur avendo una serie di canzoni che possono funzionare anche prese singolarmente, è davvero pensato per un ascolto "start to finish" ed è secondo me un album che va assimilato con calma per essere compreso fino in fondo. Credo che in tempi di musica sempre più "fast food" sia una qualità apprezzabile. Musicalmente parlando quali sono le principali differenze tra 'When Lightning Strikes' ed i dischi precedenti? Con l'album precedente, 'Razorblade God', avevamo voluto sperimentare soluzioni nuove, ma per farlo avevamo un po' sacrificato l'attitudine epica dei primi due dischi. Stavolta credo che siamo riusciti ad ottenere una miscela perfetta, amalgamando al meglio tutti gli elementi. Io vedo WLS come una sintesi matura delle opere precedenti. E' un nuovo inizio, ma costruito su quella che è la nostra storia. Cosa è successo tra 'Razorblade God' e 'When Lightning Strikes', tanto da volerci dieci anni tra un disco e l'altro, con solamente l'EP 'Classified' a dare prova che non vi eravate sciolti nel frattempo? Si sono accavallate tante diverse situazioni che ci hanno tenuto fermi, a parte qualche occasionale concerto qua e là e, appunto, il citato 'Classified'. La principale è stata sicuramente l'abbandono del nostro batterista originale, Christian Fiorani, che ha fatto una scelta di vita trasferendosi a Città del Messico. A Chris eravamo tutti molto legati e, per molti versi, era il motore del gruppo per entusiasmo, voglia di fare, carattere. Per noi è stato molto, molto difficile superare la cosa. A questo devi sommare tante situazioni personali. A parte Chris, noi eravamo tutti studenti e siamo dovuti passare dall'università al mondo del lavoro con tutto ciò che ne consegue. Insomma, è stato un periodo difficile che si è interrotto solo a fine 2009 quando, sull'orlo del baratro dello scioglimento, abbiamo trovato la voglia e la determinazione di rimetterci in gioco. Poi le registrazioni di 'When Lightning Strikes' hanno fatto il resto: eravamo così contenti di come stava venendo che è stato come se ci avessero tolto d'un colpo tutto il peso dalle spalle. Abbiamo recuperato il piacere di fare musica insieme, sia pure in una scena sempre più avida di riconoscimenti. Ci racconti qualcosa del working process di questo disco? Un momento particolare, un aneddoto che ha fatto si che il disco venisse fuori come lo conosciamo oggi. Onestamente non mi sovvengono aneddoti particolari; quello che posso dire è che la svolta, ossia la scelta di farne un concept, è venuta quando buona parte del materiale era già stato composto nei suoi elementi di base. Come potrai immaginare, il disco contiene infatti materiale scritto nell'arco di questi dieci anni, anche se la maggior parte risale al periodo 2007-2009, post-Classified. Originariamente, non c'era ancora una trama unitaria, ma solo singoli episodi. C'è stato però un momento in cui, riguardando quello che avevamo prodotto finora e rileggendo gli abbozzi dei vari testi, mi sono reso conto che c'era un filo conduttore che legava le varie storie, qualcosa che non avevo visto fino a quel momento. Una vicinanza di situazioni, di idee, che mi ha fatto balenare per la prima volta l'idea che quei pezzi fossero nati per raccontare qualcosa di più. Da quel momento abbiamo raddoppiato l'intensità dei lavori per trasformare il tutto in un vero e proprio concept, componendo i vari interludi, sistemando o riscrivendo i testi e lavorando sugli arrangiamenti per farne un'opera realmente unitaria. E' stata una strana miscela di spontaneità e ragionamento, che a mio parere ha giovato molto all'opera. Di cosa parla il concept dell'album? In breve, di un uomo che si reincarna a ogni sua morte, attraversando diverse epoche storiche. Queste sue reincarnazioni sono frutto di esperimenti compiuti su di lui da una razza aliena che lo sta usando come "registratore vivente" della storia dell'umanità onde avere un punto di vista interno attraverso cui giudicare la nostra evoluzione. Questi alieni, una società incredibilmente antica e avanzata, hanno come scopo ultimo quello di decidere del destino della razza umana. Se ciò che vedranno attraverso gli occhi del protagonista li soddisferà, ci consentiranno di espanderci nella galassia; se invece dovessero decidere che i terrestri sono per loro natura troppo pericolosi e violenti, ci confineranno sul nostro pianeta per proteggere le altre specie della galassia. E' una storia che viaggia su due piani paralleli, tra il lontano futuro (il momento del ritorno degli alieni) e il passato (nelle narrazioni di episodi tratti dalle varie vite precedenti del protagonista). Curiosità: Il protagonista del vostro concept è un pilota e si chiama Hal Gardner. C'entra qualcosa per caso il fumetto Lanterna Verde, visto che due delle lanterne verdi più amate si chiamano Hal Jordan e Guy Gardner ed entrambi sono aviatori? Assolutamente sì! Tutto il concept è un omaggio alla fantascienza pulp americana, soprattutto degli anni '50 e '60, e fumetti come Lanterna Verde sono proprio figli di quell'epoca. Quando ho deciso che il ruolo del protagonista, al momento dello sbarco in forze degli alieni, doveva essere quello di un pilota di caccia, inserire questa citazione mi è venuto spontaneo. Ce ne sono anche altre, alcune più evidenti, altre più nascoste, diciamo che per un'amante della pop culture americana può essere una piacevole caccia al tesoro. In "Revenge Is Done" mi sembra di aver colto dei riferimenti a 'V Per Vendetta', ci ho visto giusto? Sì, esattamente, è proprio ispirata al fumetto di Alan Moore. La struttura a episodi del concept e le reincarnazioni del protagonista, che attraversa diverse vite, ci hanno lasciato la libertà di giocare con ambientazioni diverse e, come in questo in caso, di inserire riferimenti ad altre opere. Il fumetto di Moore è un immenso capolavoro e mi faceva piacere omaggiarlo in maniera più diretta rispetto alle altre fonti citate nel disco, dedicandogli un intero brano. Quale potrebbe essere la canzone di questo nuovo disco che racchiude l'essenza della vostra musica? Ognuno di noi potrebbe probabilmente dare risposte diverse, come è normale che sia. Io personalmente penso che "My Endless Flight" e "Revenge Is Done" siano i pezzi più rappresentativi perché hanno tutti gli elementi del nostro sound: potenza, melodia, afflato epico e un tentativo di creare un sound variegato. Perchè non avete preso nella band un nuovo batterista di ruolo, invece di affidarvi ad un turnista di lusso come Mattia Stancioiu? E come vi siete trovati: avete raggiunto subito l'amalgama? La risposta semplice è che a un certo punto ci siamo stufati di cercare un batterista fisso. Ne abbiamo provati diversi, abbiamo avuto anche Giulio dei Bejelit nell'epoca di 'Classified' con cui ci trovavamo benone, ma per un motivo o per l'altro (nel caso di Giulio i suoi impegni coi Bejelit e col suo studio, uniti alla distanza) non riuscivamo a dare la giusta continuità. Mattia è un nostro amico da molti anni, i suoi Crown Of Autumn sono probabilmente la band a cui siamo più legati nell'intero panorama italiano, è un batterista eccezionale e sapevamo che aveva un suo studio di registrazione di ottimo livello, quindi abbiamo pensato di prendere due piccioni con una fava. La scelta si è rilevata vincente, visto che abbiamo lavorato benissimo insieme. Mattia non è solo un grande batterista, ma anche un eccellente fonico/produttore e il risultato ottenuto nel suo Elnor Studio è stato veramente ottimo. Come nasce una vostra canzone? Il songwriting è un lavoro di gruppo o i singoli membri della band elaborano idee e presentano al gruppo sostanzialmente già finite e solamente da arrangiare? Una via di mezzo. Generalmente, io presento al gruppo lo scheletro di un brano, una cosa tipo strofa-bridge-ritornello al quale ognuno è libero di partecipare, proponendo altre parti, suggerendo magari di tagliarne qualcuna se non lo convince e così via. Per la sua formazione musicale "accademica", Corrado (tastiere) è il membro più coinvolto in questa fase perché ci aiuta, diciamo così, a far "quadrare i conti", a rendere più coese le varie parti della canzone e più ricche le sezioni strumentali. In seguito, quando la struttura del brano è definita, ognuno arrangia le parti relative al proprio strumento fino a giungere al risultato finale. Parallelamente a questo processo io e Davide (voce) lavoriamo insieme sulle linee vocali. Quando ne siamo del tutto soddisfatti, parto con la stesura del testo che in genere è l'ultima parte a essere completata. I vostri concept sono abbastanza complessi. Non avete mai pensato di scrivere di cose più leggere e canoniche per quanto concerne il rock come l'amore o il sesso? Beh, in primis bisogna dire che la nostra musica è molto ariosa, epica, e per questo, come autore dei testi, cerco sempre di trovare argomenti che si sposino con tali sonorità. Questo inevitabilmente mi porta verso tematiche meno legate alla realtà di tutti i giorni e più allegoriche. E poi sono argomenti che mi stimolano, che fanno parte del mio bagaglio personale, li trovo più interessanti da trattare. Questo non significa che non scriverò mai una canzone d'amore, o qualcosa di autobiografico, tutto può essere, non mi piace pormi limiti. Però è chiaro che possono essere solo singoli episodi perché la maggior parte dei nostri brani non si adatterebbero come atmosfera a determinati argomenti. E qual è secondo voi la principale caratteristica che differenzia i Drakkar da tutte le altre power metal band? Beh, per come la vedo io, la maggior parte dei gruppi power hanno un approccio molto "sbilanciato", nel senso che tendono a essere ultracoerenti nella propria proposta, portando certe caratteristiche all'estremo: ad esempio, con un sound estremamente sinfonico, o all'opposto estremamente asciutto. Noi cerchiamo di avere un approccio più vario, mescolando parti power, epic, hard rock anni '70 (vedi l'uso dell'hammond che ormai è parte integrante del nostro sound), qualche spruzzata di thrash, qualche influenza sinfonica. Insomma, pur senza discostarci eccessivamente dal genere di riferimento, cerchiamo di renderlo nostro. Potendo tornare indietro, c'è qualcosa di questo disco che cambiereste? Sinceramente, no. Ormai è passato quasi un anno da quando abbiamo finito di registrarlo (ha avuto tempi lunghi per l'uscita perché dovevamo trovare un'etichetta, essendo fermi da molti anni), ma ancora oggi lo apprezzo in ogni dettaglio. Ed è l'unico dei nostri album che mi fa quest'effetto, che mi sembra esattamente come dovrebbe essere. Sempre in merito a scelte fatte, guardando indietro trovo poco adatta la voce narrante in "Inferno", sul disco precedente. Poco espressiva e non dotata di un tono degno di nota, tanto che, secondo me, tutta la canzone è affossata da questa narrazione. A dieci anni di distanza, siete ancora convinti della scelta fatta? Sì, direi di sì. Magari ci sono altre cose che cambierei di 'Razorblade God', anzi, se potessi mi piacerebbe remixarlo da cima a fondo. Ma la narrazione su "Inferno" non è sicuramente tra le prime cose che andrei a modificare, trovo che svolga tranquillamente il suo ruolo. Cosa ne pensate di questa radicale diminuzione della popolarità del power metal, genere che, dieci anni fa, prima dell'arrivo del NU metal, dominava incontrastato il mercato? Sinceramente, la cosa non ci preoccupa particolarmente. Abbiamo iniziato a suonare questo genere nel '95, quando, Germania a parte, veniva trattato come una reliquia del passato, un anacronismo. Quando, per intenderci, ai concerti italiani di gruppi come Blind Guardian e Gamma Ray ci andavamo in 200, ed eravamo quasi sempre gli stessi. Non ci preoccupava allora l'opinione del "mercato", e non ci preoccupa adesso. Anche perché adesso è praticamente morto o quasi! Facciamo semplicemente quello che ci piace fare, con passione e solo per amore della musica. Come siete entrati in contatto con la My Kingdom Music, label che solitamente tratta genere più "estremi" rispetto a quanto proponete? My Kingdom ci è stata segnalata da Mattia, che aveva da poco firmato con loro per la pubblicazione del nuovo Crown Of Autumn. C'era qualche altra etichetta già interessata, ma la proposta di My Kingdom è stata decisamente la migliore sotto tutti gli aspetti, quindi abbiamo firmato per loro e finora siamo molto contenti del lavoro che stanno facendo. Produzione, tecnica, songwriting, distribuzione. Quale fattore è più importante per il successo di un disco? Di quale di queste peculiarità gode 'When Lightning Strikes'? Dipende dai punti di vista. Per l'ascoltatore occasionale (sempre che esistano ancora) forse la distribuzione perché se scopre un disco che gli può interessare, ma non sa dove trovarlo, difficilmente l'andrà a cercare. Per gli altri dipende. Io sono interessato soprattutto al songwriting, ma c'è anche chi magari preferisce concentrarsi sulla tecnica dei musicisti. La produzione credo sia molto importante soprattutto per un fatto di restare al passo con la concorrenza. A parità di qualità delle canzoni, la produzione fa sicuramente la differenza. Per 'When Lightning Strikes' abbiamo cercato di curare tutti questi aspetti in egual misura, ovviamente. Si cerca sempre di fare il meglio possibile. Quando potremo vedervi dal vivo? Abbiamo un paio di date già confermate: venerdì 6 aprile saremo ospiti degli amici dei Bejelit alla presentazione del loro nuovo album in quel di Romagnano Sesia, alla Rock 'n' Roll Arena, mentre il 7 giugno saremo al Legend 54 di Milano in veste di headliner, con gli AEternal Seprium come gruppo di supporto. Altri concerti seguiranno sicuramente, perciò vi invito a tenere d'occhio la nostra pagina Facebook: www.facebook.com/drakkarmetal su cui troverete tutte le informazioni sempre aggiornate. Bene, siamo alla conclusione della nostra chiaccherata. Volete aggiungere qualcosa? Direi che mi sono già dilungato abbastanza! Grazie dello spazio che ci avete concesso e della bella recensione. Stay metal!
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