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CRAWLING CHAOS

Con 'Repellent Gastronomy' i Crawling Chaos hanno scritto l’ennesima pagina metal made in Italy, partorendo quello che è a tutti gli effetti un piccolo gioiello in chiave death metal. Incontriamo la band al completo per conoscere meglio questo affascinante progetto. Ciao ragazzi, partiamo col farvi i complimenti per quanto fatto in 'Repellent Gastronomy', un disco decisamente al di sopra degli standard comuni in fatto di debutti. Come è nata la band e quali sono stati a vostro avviso i passi importanti nel corso degli anni che vi hanno portato alla tanto attesa pubblicazione? Ciao a tutti i lettori di Hardsounds e grazie mille per gli apprezzamenti! I Crawling Chaos sono nati nel 2005, come tante band eravamo un gruppo di amici che condividevano la passione per il metal e i racconti horror. Con il tempo, gli obiettivi si sono affinati con la definizione del sound e la composizione di diverso materiale. Nel 2009 è uscito il nostro primo EP, 'Goatsuckers', completamente autoprodotto in ottica D.I.Y. L'esperienza ci ha insegnato molto sia dal punto di vista della produzione che del songwriting. Ascoltare il risultato finale è stato illuminante: abbiamo capito quali erano i nostri punti di forza, ci siamo fatti un'idea del materiale che avremmo voluto realizzare in futuro e, soprattutto, ci siamo accorti che l'EP era ancora lontano dall'essere un prodotto realmente professionale. Come conseguenza del tutto abbiamo anche affrontato un cambio di line-up, con Gabri che ha sostituito Luca al basso. Da lì in poi, parliamo di circa tre anni fa, abbiamo iniziato a lavorare seriamente a quello che sarebbe poi diventato 'Repellent Gastronomy'. Alla fine del 2012 siamo entrati al Domination Studio e abbiamo sfornato il disco in poco più di una settimana. Il tempo di trovare l’etichetta giusta ed ora eccoci qua! 'Repellent Gastronomy' è un lavoro che lascia pochi dubbi, aggredendo l’ascoltatore in pieno stile US death metal. Siete d’accordo con chi vi avvicina a questo tipo di sonorità? Sicuramente ci sono influenze che ricordano il sound di band americane sia come approccio tecnico che compositivo, tuttavia le contaminazioni con altri generi e band europee non mancano. Anzi, ai tempi di "Goatsuckers" il death che suonavamo era forse più di matrice scandinava. Comunque, quel che è sicuro è che della scena americana abbiamo sempre ammirato la grinta e il sound diretto e con pochi fronzoli, soprattutto per quanto uscito negli anni Novanta! La tecnica strumentale è il fiore all’occhiello della vostra band. Quanto tempo dedicate ai vostri strumenti e quanto tempo dedicate invece alla band? Cerchiamo di esercitarci su base quotidiana, ma nessuno di noi è un musicista “di scuola”. La nostra formazione è in gran parte da autodidatti e, anche se questo rischia di rappresentare un limite alla progressione tecnica, talvolta ci ha permesso di giovare, forse, di una maggiore apertura mentale in fase compositiva. Fondamentalmente, rielaboriamo in modo istintivo ciò che ogni giorno ascoltiamo, suoniamo e riascoltiamo. La preparazione che affrontiamo è quasi del tutto individuale: a causa del lavoro e della distanza, la frequenza delle prove vere e proprie si è ridotta nel tempo. Comunque cerchiamo di suonare assieme il più possibile perché, alla fine, è questo lo scopo della band: più di un paio di settimane senza fare un po' di sano casino in sala prove non riusciamo a stare... In fatto di esecuzione e tecnica la prima band che citerei sono i Nile, un nome che ha fatto di tecnica e concept il proprio stile. Pensate in qualche modo di avere qualcosa che vi accomuni a questa band? Effettivamente i Nile sono una delle band principali per la nostra ispirazione. Oltre alla loro tecnica mostruosa - grazie per il paragone, a proposito! Ahahah - ciò che ci piace di più della band americana è l’evocatività, a cui si aggiungono la ricerca nei testi e, in generale, quell'attitudine che li rende capaci di risultare tanto dannatamente opprimenti nel sound quanto ironici e rilassati nella vita reale. In 'Repellent Gastronomy' avete dato ampio spazio anche ad altri generi che penso facciano parte dei gusti personali di ognuno di voi, parti brutal che tanto mi hanno ricordato i Cannibal Corpse, gelide rasoiate stile primi Behemoth e via dicendo. Come nascono i vostri pezzi e quanto il gusto personale individuale ha inciso sui pezzi del disco? Durante la fase compositiva ogni membro della band prende parte attiva al songwriting partendo da una linea o da alcuni riff proposti quasi sempre da Andrea o Manu. I diversi background musicali che ci caratterizzano come persone rendono la composizione molto varia e spesso sono necessari diversi ascolti e rivisitazioni prima di che un pezzo si solidifichi completamente. Diciamo che ci piace ponderare le cose, siamo molto critici e ci vuole parecchio prima che quello che scriviamo ci soddisfi del tutto. Però, per fortuna, ogni tanto saltano fuori quelle soluzioni che ci mettono immediatamente d'accordo e ci fanno esaltare come animali. Come dicevi, a livello di influenze Cannibal Corpse e Behemoth sono per noi due pilastri, assieme a Nile e Lamb of God. Anzi, ogni tanto dal vivo ci piace omaggiarli suonando qualche cover. Dei Cannibal Corpse apprezziamo soprattutto l'era Corpsegrinder, e forse in questo siamo in controtendenza quali estimatori dell'old school. Per quanto riguarda i Behemoth, ci piacciono soprattutto i dischi di metà carriera, “Zos Kia Cultus” e “Demigod” su tutti. Comunque sia, le strade che ci hanno portato a quello che i Crawling Chaos sono attualmente provengono anche da thrash e black, passando addirittura da punk e grindcore. Cosa è maggiormente complicato nel dare vita a un pezzo dei Crawling Chaos? Sicuramente armonizzare le varie influenze e contaminazioni che caratterizzano il riffing dei due chitarristi. Poi ci sono le partiture di batteria di Edo, a cui spesso piace proporre soluzioni "anticonformiste" orientate anche verso l'EBM, l’aggrotech, la jungle o il jazz. Di solito ci piacciono subito, anche se ovviamente vanno condite con la giusta dose di velocità e aggressività. Per la produzione vi siete affidati a Mularoni, una scelta vincente per chi – come voi – necessitava di un suono potente e allo stesso tempo cristallino. Cosa vi ha spinto a optare su di lui e come è stato lavorarci assieme? Simone è un grande professionista, oltre che un ottimo musicista. Questa è una garanzia per band emergenti come la nostra che possono giovare anche di utilissimi consigli circa il sound, a livello sia di lavoro complessivo che di song singola. Inoltre, Simone è una persona che riesce a metterti a tuo agio in fase di registrazione, stabilendo una vera collaborazione che spinge ogni singolo elemento della band a dare il massimo per partorire un prodotto di grande qualità. L'ascolto di altri album registrati da lui ci ha orientato verso il suo Domination Studio proprio per la limpidezza e la potenza della produzione. L'esperienza è stata delle più gratificanti: ci siamo trovati talmente bene che ci è quasi dispiaciuto metterci così poco tempo a registrare, ahahah! Parlando invece dei testi penso siano molto legati all’interpretazione di chi li ha scritti. Di cosa si parla all’interno di 'Repellent Gastronomy'? I testi dei Crawling Chaos si ispirano alla letteratura e all’atmosfera dei romanzi horror di fine ottocento e dei primi decenni del ventesimo secolo (H.P. Lovecraft, E.A. Poe tra i principali) passando per la narrativa ispirata ad eventi storici di tempi remoti che si confondono col misticismo, la leggenda e l’esoterismo. Tutto ciò viene filtrato attraverso le nostre menti, intrise delle nostre esperienze individuali. Di conseguenza, il risultato non può che essere influenzato anche da come noi vediamo il mondo odierno. L’intro dell’album, “Rue d’Auseil”, “Plate XII” e “Premature Burial” sono in realtà gli unici brani a citare esplicitamente racconti esistenti. Anche se l’intero lavoro può sembrare (e molti lo hanno definito tale) un concept sia nel sound che nei testi, non è stato concepito per esserlo. Il mood può essere lo stesso, ma ogni brano è un episodio a sé stante. Immaginate piuttosto che "Repellent Gastronomy" sia un banchetto rivoltante composto da una serie di portate disgustose e affascinanti allo stesso tempo, il banchetto al quale non volete mancare. Insomma, è il caso di augurare buon appetito agli ascoltatori. Parlando invece del contesto live come procedono le cose? Suonare in Italia sembra essere diventato un privilegio per pochi eletti o c’è ancora movimento? Fortunatamente la nostra regione, l’Emilia Romagna, propone ancora parecchi eventi in bei locali. Ci sono un sacco di persone che si sbattono per organizzare concerti, anche con nomi di rilievo appartenenti al panorama nazionale e internazionale, e che coinvolgono poi anche band emergenti come la nostra. Più ci allontaniamo “da casa”, più le cose si fanno complesse, soprattutto se ci si sposta verso sud dove gli eventi live sono molto più sporadici - anche se, paradossalmente, potrebbero attirare un bel bacino di ascoltatori. Poi, beh, gli aspetti economici sono secondari, crediamo tuttavia sia una buona pratica quella di garantire almeno un rimborso spese alle band che si fanno tanti chilometri per suonare in giro. Allo stato attuale delle cose, il miglior modo che ha una band per "autofinanziarsi" è la vendita del merchandising, ed è questo il motivo per cui cerchiamo di proporre soltanto materiale di qualità. Quanto è complesso proporre dal vivo un disco come il vostro? Sicuramente la fase di soundcheck è fondamentale, così come la presenza di un fonico competente: quando su disco tiri fuori un sound definito come il nostro, in sede live devi essere coerente di conseguenza. Nel nostro caso si aggiungono i sample che arricchiscono i brani e che cerchiamo a tutti i costi di inserire anche sul palco per riproporre il tutto nella maniera più fedele. Tutto questo richiede un'attenzione costante sia sul palco che dalla regia. Comunque, nonostante i buoni proposti, spesso a causa delle tempistiche ristrette, dell'assenza di fonici o della pessima acustica del locale ci ritroviamo a ripiegare su un soundcheck in stile Motörhead: saliamo sul palco, infiliamo il jack, suoniamo tre accordi, regoliamo i volumi e partiamo! Sul fattore grafico avete speso molta attenzione, andando a comporre un booklet interessante, mettendo in piedi una photosession in linea con il disco e chiudendo il cerchio con un lyric video anch’esso ben congeniato. Quanto conta l’aspetto visivo nel vostro caso? L’immagine fa parte in tutto e per tutto del prodotto artistico. Musica, testo e immagine devono creare quell’atmosfera che ci prefiggiamo come obiettivo. Sono componenti che, da sole, perdono di senso. La copertina dell’album, assieme all’intera veste grafica, nasce dalla collaborazione tra il nostro batterista, Edo, che ha disegnato le immagini, e Simone Bertozzi (Heartwork Studio) che ha ottimizzato e gestito tutta la grafica. Le foto invece sono state curate da Patrizia Fusi, mentre il lyric video è stato realizzato sempre da Edo, che è riuscito a trasportare sullo schermo con professionalità le idee che avevamo in mente. In primavera dovremmo anche girare un videoclip "classico", che vogliamo sfruttare per approfondire ulteriormente questo nostro immaginario: sarà un ottimo modo per evolverci e portare il tutto al gradino successivo. Sicuramente la nostra non è l'immagine death metal canonica, ma comunque rispecchia appieno il mood che ci contraddistingue. È necessario provare anche qualcosa di nuovo per spiccare in mezzo alla massa. Il 2014 è appena arrivato, che progetti avete in cantiere? State lavorando su dei nuovi brani? Si, stiamo lavorando su alcuni pezzi ancora in fase embrionale. Registrare “Repellent Gastronomy” ci ha insegnato molte cose e non vediamo l'ora di sfruttarle per cercare di migliorare ancora. Tuttavia, per il momento la priorità resta la dimensione live che riprenderà a maggio a causa dell’assenza di Edo per motivi lavorativi. Vorremmo riuscire ad allungare qualche tentacolo verso le regioni del sud e magari farci conoscere e apprezzare anche lì. È un'area geografica in cui la fame di metallo è tanta e, guarda caso, noi proponiamo proprio una pietanza fresca fresca...anche se repellente.

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