THE AGONIST: Orphans
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06/09/2019E' un po' il classico serpente che si morde la coda. Un "vorrei ma non posso" che si tramuta in "vorrei ma non voglio". Ed è un vero peccato, perché le basi per un ritorno trionfale ai fasti di 'Lullabies For The Dormant Mind' e 'Prisoners' c'erano davvero tutte: sono fin troppi, infatti, i brani che stentano a decollare (e altri che non decollano affatto) nonostante le ottime premesse dispiegate nella prima parte di ogni singola song. Purtroppo sono proprio i refrain (che spesso e volentieri sembra debbano esplodere da un momento all'altro, ma alla fine si attorcigliano su loro stessi per poi spegnersi) a tarpar loro le ali, a spegnere gli entusiasmi per un comeback che poteva essere di ben altra pasta. Intendiamoci, il livello resta comunque di quelli non abbordabili a chiunque, ma resta l'amaro in bocca per una band che, all'indomani dell'abbandono di Alissa White Gluz, sembra non essersi ancora ripresa dal trauma, pur con tutto l'impegno e la grinta dell'apprezzabilissima Vicky, a dimostrare forse che la gran parte dell'estro creativo risiedeva nella penna della coloratissima ex singer attualmente in forze negli Arch Enemy. Fatto sta che non di lavoro tutto da buttare si tratta, anzi: infatti le cose sembrano andare decisamente meglio là dove i The Agonist smettono di voler sembrare a tutti i costi loro stessi, e premono invece sulla semplicità e su soluzioni maggiormente anthemiche, evidentemente più naturalmente congeniali alle loro attuali corde (si citino, a riprova di ciò, le ottime 'The Gift Of Silence' e 'Blood As My Guide'). Quello che ci troviamo oggi tra le mani, dunque, potrebbe essere un disco di transizione verso una nuova fase che potrebbe far loro fare quell'ulteriore salto del quale, secondo chi scrive, hanno dannatamente bisogno.
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