SERAPHIM: AI
data
01/12/2004Terzo tentativo per i Seraphim, band di origine coreano-thailandese che dopo due release non proprio riuscite cerca un salto di qualità verso lidi migliori. Il gruppo propone un Power Metal melodico di chiaro stampo finlandese, con la cantante lirica Pay Lee dietro al microfono che richiama immediatamente ai Nightwish e con le influenze musicali di Stratovarius e Gamma Ray. Nonostante l'album si apra per il meglio, con una dolce e melodiosa intro di chitarra acustica, l'ascolto dell'album non ci fa propriamente fare i "salti di gioia". Dopo l'interessante opener "Tears", nel complesso ben arrangiata e dal godibile refrain, si passa alla più aggressiva "Resurrect", brano di casa Strato, che però non sortisce gli effetti del brano precedente. A complicare le cose nella valutazione dell'album ci pensa la successiva "Implementation" nella quale viene "implementata" (scusate il pessimo gioco di parole) la voce del bassista Jax Jeh, autore di alcune parti di growl incomprensibili, biascicate e, nel complesso, di pessimo gusto. Come se non bastasse anche la prestazione musicale della band, "Implementation" esclusa, comincia a degenerare, scemando nella ripetitività e nella mancanza di spunti interessanti. Da questa calma piatta generale sembra salvarsi solo la "My", dove la voce della Lee ben figura assieme a quella del beneamato bassista che prova a cantare "normalmente",e dove la band ritrova un po' di spirito d'iniziativa (Senza mai rischiare di inventare nulla). Giunti a questo punto la via verso la conclusione dell'album è ancora lunga, e in innumerevoli ascolti non sono mai riuscito a tirarne fuori qualcosa degno di nota. Nemmeno la ballad "Is That?" riesce a scalfire la mia attenzione, forse fuorviata dagli ascolti precedenti. L'album si chiude con una versione in cinese di "My", che sinceramente penso non bisogni nemmeno commentare. Giunti finalmente alla fine di questo Ai non ci rimane che trarre le considerazioni finali sul booklet, ben curato nei disegni e contenete la traduzione in cinese di tutte le canzoni, su di una copertina decisamente inutile e sull'enigmatico titolo "Ai". Il ciel sereno è ben lontano dunque, questo terzo tentativo per la band orientale si dimostra come un nuovo buco nell'acqua. Un plauso va comunque fatto ai testi, a tratti apprezzabili, e alla band va un incoraggiamento per le buone cose, anche se poche, dimostrate in questo full-lenght.
Commenti