OUTLANDERS: Outlanders
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14/07/2023Gli Outlanders sono un progetto fondato da Tarja Turunen, che ora debutta con questo album d'esordio, al quale la cantante finlandese ha lavorato nell'arco di ben dieci anni. Si tratta di un lavoro molto particolare e anche alquanto diverso da quelle che sono state finora le sue produzioni musicali. Il progetto, infatti, nasce dall'idea di combinare essenzialmente tre elementi: la sua voce, la musica elettronica e la chitarra. I brani, composti insieme a Torsten Stenzel, che si è occupato di tutti i synth e del programming, vedono dunque la partecipazione di diversi chitarristi. Lo stile è chiaramente distantissimo dal metal ma diremmo anche dal rock, essendo più incentrato su sonorità soffuse, avvolgenti, a tratti quasi chillout, con tracce mediamente alquanto lunghe, in grado di trasportare l'ascoltatore in un lungo viaggio sonoro: spesso, anzi, la stessa Tarja utilizza la sua voce alla stregua di uno strumento, non necessariamente cioè ci sono dei veri e propri testi in ogni brano. L'aspetto molto particolare e che contraddistingue in modo speciale il disco è dato dal fatto però che il ruolo delle chitarre è davvero rilevante e, in tal senso, l'elenco dei musicisti che hanno collaborato è davvero stellare, per non dire quasi incredibile. In certi casi i chitarristi si limitano a suonare un assolo, altre volte sono proprio la colonna portante del brano e lo esaltano ed impreziosicono in senso assoluto. Tra i musicisti coinvolti, citiamo anzitutto Walter Giardino dei Rata Blanca, che suona in ben tre brani, ma l'elenco continua con nomi del calibro di Trevor Rabin (Yes), Jennifer Batten, Vernon Reid (Living Colour), Mike Oldfield, Ron "Bumblefoot" Thal (Sons Of Apollo): una menzione speciale, senza nulla togliere agli altri, va fatta tuttavia per alcuni chitarristi che si sono resi autori di performance veramente da brividi e stiamo parlando di "signori" assoluti della chitarra come Joe Satriani, Al Di Meola, Marty Friedman e Steve Rothery. Insomma, se ci eravamo accostati a questo debutto degli Outlanders in modo un po' distaccato, viste le premesse, ne siamo rimasti sinceramente conquistati andando avanti con l'ascolto dei brani. Le canzoni sono perlopiù originali, ma ci sono anche un paio di cover, ovvero "World In My Eyes" dei Depeche Mode e un brano, ampiamente rivisitato, tratto dalla colonna sonora realizzata da Hans Zimmer per il film "Chappie", dove Ron Bumblefoot passa con estrema disinvoltura dalla chitarra acustica alla fretless elettrica. "Mystique Voyage" è invece una rivisitazione di un brano già pubblicato da Tarja nel suo terzo album del 2013, "Colours In The Dark", dove la voce della cantante nel refrain viene sostituita dalla chitarra di Steve Rothery. Molto particolare "Echoes", con una parte parlata in swahili e ritmi tribali africani, mentre in "The Sleeping Indian" c'è una parte cantata da Nkoye Zifah, un rapper di Antigua. Proprio l'isola caraibica è in realtà la vera protagonista del disco, perchè i brani sono stati scritti e concepiti per la maggior parte proprio in quel luogo e peraltro per ogni canzone è stato realizzato un video girato in uno degli splendidi scorci e panorami del posto. Antigua diventa così il luogo dove i tre "outlanders" ovvero "forestieri", Tarja Turunen, Torsten Stenzel e Walter Giardino (nel senso che tutti e tre hanno in comune il fatto di vivere in un posto diverso dal loro paese natio), si ritrovano per far confluire le loro emozioni, le loro sensazioni, le loro anime. Diciamo che in verità almeno un paio di tracce non ci hanno entusiasmato più di tanto, però in generale si tratta in effetti di un disco davvero particolare e diverso dal solito, al quale vale la pena di dare una chance, ovviamente con la giusta apertura, tenendo bene a mente a quelle che sono state le motivazioni e le idee alla base della sua realizzazione: accostandosi all'ascolto con quest'approccio, è un album che rischia seriamente di sorprendere.
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