MOONSPELL: MEMORIAL
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13/04/2006I Moonspell sono un signor gruppo. Chi vi scrive li annovera fra quei gruppi fondamentali degli anni '90, essenziali per chiunque si professi amante di sonorità oscure e profetiche. Proseguendo nel proprio cammino stilistico, iniziato nel lontano 1992, i Moonspell affilano le lame dopo un album eccellente ma non mordente come il precedente 'The Antidote' (2003) e rilasciano 'Memorial' che ha quel quid in più che sinceramente mancava al suo predecessore. Il nuovo album senza stravolgere e/o rinnegare nulla di quanto fatto in passato, propone un gruppo veramente aggressivo, come non lo si sentiva dai tempi dell'immortale 'Wolfheart' (1995), conscio dei propri mezzi e che non si perde in inutili e orpellose divagazioni elettro-atmosferiche ma che si dimostra roccioso e compatto. Certamente, a conti fatti una certa quota di atmosfere e melodie è stata sacrificata, ma il risultato complessivo, vi posso assicurare, é di tutto valore. Veloce, incazzato, oscuro e magneticamente morboso (anche se non ai livelli di 'Irreligious' o 'Sin/Pecado' per capirci), 'Memorial' è un album che tira dritto dall'inizio alla fine, trainato come sempre dall'ugola maledetta di Fernando Ribeiro che in questo caso utilizza il growl per il 90% della durata dell'album, relegando le clean vocals a sporadici momenti. Durante lo scorrimento delle canzoni ci si prospettando innanzi vari aspetti dei Moonspell che dovremmo aver imparato a conoscere in tutti questi anni: si va dall'aggressività più pura ed incontaminata di "Finisterra" e "Best Forgotten", alle notturne "Memento Mori" e "Sanguine" ai tre strumentali (di cui i primi due con chitarre acustiche) "Sons Of Earth", "Mare Nostrum" e "Proliferation". Anche a livello stilistico, tutta questa energia si fa sentire e difatti i testi abbracciano un tema più classico come può essere quello del Sangue inteso come morte, ma non in chiave satanica bensì come ultimo sentimento incanalatore di rabbia e violenza: non a caso se il colore predominante sul precedente album era il nero, qui troviamo un'infinità di rosso. A questo punto, penso possa essere lecita fare un malizioso confronto fra 'The Antidote' e 'Memorial': sicuramente il primo è stato un buon album, notturno, melodico e trasognante, ma un po' deboluccio sul piano dell'aggressività, 'Memorial' rimedia a questa lacuna sacrificando una certa percentuale di tutte le altri componenti del sound; a conti fatti preferisco di gran lunga questa soluzione, inoltre anche 'Memorial' è un album molto curato sia internamente (la produzione è come al solito scrupolosa e professionale, ad opera di Waldemar Sorychta) sia esternamente (artwork di qualità insomma, da rifarsi gli occhi). Forse l'unica pecca che potrei segnalare è la presenza di tre pezzi strumentali su tredici (quattordici nell'edizione digipack), ma a parte questo dettaglio, 'Memorial' rimarrà stabilmente al suo posto nel mio stereo ancora per un bel po' di tempo.
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