HEAVEN SHALL BURN: DEAF TO OUR PRAYERS
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25/09/2006Ok, diciamolo subito in apertura così chiariamo ogni dubbio: “Deaf To Our Prayers” è probabilmente il disco metalcore dell’anno. Non che la cosa non fosse prevedibile vista la carriera in costante ascesa della band tedesca (che non ha mai ceduto al facile richiamo della melodia catchy nemmeno quando è esploso il trend dello screamo… sarebbe stato facile mettersi a scimmiottare i Killswitch), ma il seguito del magnifico “Antigone” va ben oltre le più rosee aspettative e rappresenta una vera e propria boccata di aria fresca nel panorama del metal moderno. La nuova fatica degli Heaven Shall Burn è la logica prosecuzione di un sound forgiato negli anni, un sound massiccio e pachidermico, un wall of sound che fa paura ancora più di una volta e che va a braccetto con delle liriche che incutono altrettanto timore per come dipingono (in modo veritiero tra l’altro) lo schifosissimo mondo che ci circonda. In “Deaf To Our Prayers” non troverete molta velocità; al contrario verrete travolti e investiti da un miasma di riff da brivido, aperture melodiche da pelle d’oca (eh, i sinonimi bisogna pure usarli) e potenza, tanta potenza da spazzarvi via. Forse tra i migliori, se non I migliori a saper unire sound svedese, americano e radici europee più continentali, con “Deaf To Our Prayers” i cinque tedeschi centrano e disintegrano un bersaglio dietro l’altro con la massima nonchalance; è davvero difficile, se non impossibile trovare un brano sottotono ed elencare i pregi di uno piuttosto che di un altro sarebbe mera speculazione, un po’ come leggere il menù di un ristorante di lusso invece che pensare a gustarsi le pietanze. Giusto per dovere di cronaca segnalo la doppietta mozzafiato di apertura, “Stay The Course”, “The Final March”, “mybestfriends.com” (dove le tanto care intro elettroniche fanno capolino, come in “Armia”), “Dying In Silence” e la conclusione a ritmo marziale di “The Greatest Gift Of God”. Forse le preghiere che gli Hsb hanno musicato non saranno sentite che chi di dovere, ma voi, almeno voi, ascoltate questo disco. Per forza.
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