HAKEN: Affinity
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13/05/2016Il precedente 'The Mountain' aveva sancito l'ingresso nella società che conta degli Haken. Terzo disco in studio, maturazione piena. Disco complesso in fatto di struttura e tecnicamente eccelso, composto da vere canzoni e non da spezzoni di brani remixati come si potrebbe credere. Non avendo molto altro da dimostrare da questo punto di vista, gli Haken avevano davanti o la possibilità di continuare a progredire, oppure comiciare a campare di rendita artistica. Per fortuna la band britannica ha scelto la prima strada. Con 'Affinity' il sestetto lascia da parte i riferimenti settantiani, e sposta la propria fonte d'ispirazione verso la decade successiva: i suoni sono più "rotondi", i brani sposano molto più l'elettronica, e le melodie diventano più immediate anche in occasione di brani lunghi ed articolati come "1985" - dichiarazione d'amore ai Rush - e "The Architect", traccia in cui risuonano più di ogni altro momento del disco anche gli echi degli album precedenti. Non mancano soluzioni soliste care alla fusion soprattutto in fatto di sei corde, come anche rimandi al djent in alcune occasioni, per non dire di momenti confezionati con classe ed arragiamenti ricercati, ma dall'atmosfera a dir poco giocosa come in "Earthrise": il tutto è scandito con disarmante scioltezza in pieno Haken style. 'Affinity' è a tutti gli effetti un'opera densa di contenuti, di sperimentazioni, di idee sviluppate su più livelli e tendenti verso un unico obiettivo, quello di rispettare letteralmente il genere di riferimento proposto esplorandolo, contaminandolo, arricchendolo. Finalmente un disco davvero progressivo ed in cui sono prorompenti la personalità e la creatività, nonostante non si stiano scrivendo nuove pagine di originalità. Prog metal album of the year?
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