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EMPIRE: THE RAVEN RIDE

data

08/05/2006
77


Genere: Hard-Rock
Etichetta: Metal Heaven
Anno: 2006

Anche quello degli Empire era un ritorno particolarmente atteso, un come-back che arriva precisamente a tre anni di distanza dal più che positivo "Trading Souls", album che bissò in buona parte il successo ottenuto dal debut "Hypnotica" del 2001. Nuovo album e contemporaneamente nuovo deal discografico, visto e tenuto conto che il mancato rinnovo con la finlandese Lion Music, etichetta che aveva rilasciato i primi due capitoli in studio della band, ha portato alla firma con la teutonica Metal Heaven per la release corrente, cui non tarderemo ad analizzare le (non del tutto scontate) caratteristiche. La novità principale per quanto concerne "The Raven Ride" è un deciso indurimento per quanto concerne il sound del cd, ora assolutamente improntato sulle coordinate hard 'n' heavy vicine ad acts storici quali Black Sabbath e simili, elemento che in precedenza veniva sovente miscelato con intermezzi di stampo maggiormente melodico e quasi AOR. Nell'album ivi in esame, invece, lo spazio per i passaggi più amichevoli e distensivi è stato interamente assorbito da una direzione granitica e particolarmente scura, la quale va anche ad attingere, qua e là, dalle caratteristiche dei Dokken dell'era "Dysfunctional", elemento messo ben in evidenza, ad esempio, nella traccia "Carbon Based Lifeform". Il resto del lavoro, ben trainato da una produzione potente e solida al punto giusto (con l'unica attenuante di un sound di rullante poco incisivo), mette in evidenza un gruppo che sembra aver trovato, nella maestosa epicità del proprio materiale, la sua ideale e tastabile dimensione, la quale probabilmente lascerà però l'amaro in bocca verso tutti i nostalgici delle comparse melodiche in pieno stile Empire. Dal mio personale punto di vista avrei indubbiamente preferito un terzo capitolo in linea con il vecchio della band, ma ciò non deve comunque nulla togliere al buon lavoro effettuato nel qui presente "The Raven Ride", un cd che, tra le altre cose può vantare al suo interno la presenza di veri e propri mostri sacri della scena hard internazionale come Tony Martin (Black Sabbath), Neil Murray (Whitesnake) e Rolf Munkes (Majesty). Peccato più che altro per la perdita di Don Airey, che ha portato con sé tutta l'affabile veste melodica degli allora accomodanti rockers.

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