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BLACK RAINBOWS: Pandaemonium

data

10/04/2018
80


Genere: Stoner, Psych
Etichetta: Heavy Psych Sounds Records
Distro:
Anno: 2018

Chiunque sia un minimo avvezzo alle sonorità heavy/psych non può non essersi mai imbattuto nei Black Rainbows, prolifica realtà tutta italiana del settore e vero e proprio vanto nazionale che negli ultimi anni è riuscita ad inanellare una serie di album molto ben accolti dalla critica. Dopo gli ultimi successi di 'Hawkdope' e 'Stellar Prophecy' i nostri tirano fuori dal cilindro 'Pandaemonium', altra gemma che si affianca senza sfigurare ai due lavori già precedentemente citati e che prosegue il discorso portato avanti con coerenza dal terzetto romano. Gli ingredienti che compongono la pasta sonora e che rappresentano l'essenza stessa dei Black Rainbows sono pochi e semplici; le imponenti distorsioni valvolari, calde come la Sky Valley decantata dai Kyuss, di cui si sentono le influenze lungo i solchi dell'intero platter e la componente lisergica e psichedelica che si fonde allo space rock che richiama il sound degli Hawkwind, band che ha ispirato il titolo dell'ottimo "Hawkdope" del 2015. Proprio questa componente è quella che risalta maggiormente e costituisce il substrato sul quale l'intero disco si muove, basti ascoltare ad esempio "I Just Wanna Fire", desertica e allo stesso tempo spaziale negli ampi reverberi cavernosi e nei riff acidi e frenetici di chitarra supportati da una impeccabile produzione da parte dei Forward Studios.

E' indubbio che i nostri possano pescare da un background ampio di influenze e trovate melodiche che fanno di questo disco un lavoro maturo e variegato che non rischia di impantanarsi nelle autocitazioni o nelle noiose ripetizioni; particolarmente riusciti risultano i brani più cadenzati in stile stoner-doom come "Grindstone", nel quale i citati elementi space & psych si fondono con i riff "fuzzosi", pesanti,lenti e granitici che ci riportano alla memoria gli Electric Wizard. Decisamente più melodico invece lo stoner proposto nell'opener "Sunrise", più orientata verso il rock settantiano con il suo riff articolato e melodico ma non scevro da quella ruvidità che contraddistingue il genere. Risultano interessanti anche le tracce più heavy ed energiche come "High On Hell" nelle cui trame si possono scorgere gli echi dei Fu Manchu e "Riding Fast Til The End Of Time", allo stesso modo energica e speculare alla precedente e che rappresentano la vena più "alternativa" e moderna, in un certo senso, dello stoner proposto dal terzetto, una delle molteplici forme in cui è incarnata l'essenza dei Black Rainbows, creatura che dimostra di saper mutare pelle come un serpente riuscendo a destreggiarsi bene anche all'interno delle atmosfere più oniriche. Esempio perfetto è rappresentato dalla conclusiva "13th Step Of The Pyramid", una delle tracce migliori e più lunghe del platter, una discesa lenta e graduale nelle atmosfere più oniriche e lisergiche pregne di melodia dove ampio spazio è lasciato alla chitarra di Gabriele Fiori che intreccia mirabolanti e ispirati assoli sempre eseguiti con gran gusto per la melodia. Potremmo concludere dicendo che questo è un disco che non ci stupisce...unicamente per il fatto che i Black Rainbows ci hanno abituati ad alti standard qualitativi che anche questa volta non sono stati disattesi.

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