ULVER
Nonostante la roma calcio giocasse in notturna, il locale era pieno al limite della capienza, a conferma che lo status della band è in grado di richiamare grandi folle (il concerto del 2011, sempre al circolo degli artisti, fu sold out) anche nelle giornate meno indicate. I primi due brani si distinguevano per un ritmo tribale a più batterie, dove i beats si intersecavano negli spazi vuoti lasciati da ognuna di loro, come a voler riempire i 4/4 della spettro sonoro. L'ipnotica "Dressed in Black" trascinava l'ascoltatore in un vortice dove i suoni si ripetevano con cadenza regolare, coadiuvati dalle immagini di simpatici scheletrini che cercavano di danzare un improbabile break dance; "Doom Sticks" è puro tribalismo psichedelico sulla scia di quanto fatto dagli Ozric Tentacles ed ornato da tocchi di elettronica scura alla Bjork. Il quinto pezzo perpetrava afflatti di dark ambient scurissimo con terminazioni industrial noise, come la vorticosa discesa verso lande tetre ed inospitali: un caleidoscopio di suoni. Toccante la nenia vocale di "Tomorrow Never Knows" cesellata da percussioni e chitarre post-rock, fino ad arrivare alla conclusiva "Nowhere/Catastrophe", un crescendo senza sosta. "Eitttlane" (unico bis) raffigura uno scenario post-apocalittico scandito dalla marcia cadenzata di forze aliene in rotta verso la terra e scadito dai loop elettronici delle macchine (synth). La performance live degli Ulver è un esperienza catalizzante per la quale avere delle aspettative significa puntualmente restare delusi poichè queste vengono sistematicamente disattese; è un mondo in continuo divenire dove tutto è imprevedibile: un pò come le previsioni del tempo.
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