TRICKY
In una serata gelida (5 gradi e il 200% di umidità) ci rechiamo all'Atlantico verso le 21 (orario di previsto inizio del concerto) per scoprire che era ancora tutto chiuso; hanno iniziato a far entrare la gente verso le 21.30 e nel bill vi era anche una band spalla, tali Venkmans (una sorta di placebo meno ispirati) che hanno iniziato il set verso le 22.40, con conseguente spostamento della scaletta. La prima riflessione che ci è venuto spontaneo fare è stata sull'assoluta mancanza di cura per il look dei Venkmans; cinque ragazzi in jeans e maglietta, di quelle che solitamente si usano sotto le camicie o sotto le maglie. Ci propinano un set carico di energia pop rock ma poco ispirato e coinvolgente con quelle tastiere dai suoni vintage alla bontempi. Dopo un ulteriore lunga attesa, tanto che qualcuno ha cominciato a fischiare verso il palco, si materializza la cricca del padre putativo del trip hop accompagnato da una versione strumentale di 'Sweet Dreams' degli Eurythmics, più rock ed enfatizzata nei bassi; per tutta la durata del brano il cantante ha dato le spalle al pubblico mentre fumava una sigaretta. Il set nelle prime tracce è stato caratterizzato da una drum machine carica di bassi "Overcome", nelle pieghe della quale si interconnetteva un batterista in carne ed ossa, mentre sul palco Tricky si atteggiava a boxeur. "Past Mistake", a parere del sottoscritto, la traccia più bella che l'artista di bristol abbia mai scritto, è stata capace di creare un atmosfera di intimità e raccoglimento, interrotta dalla cover di "Ace Of Spades" dei Motorhead che ha rotto la magia del brano precedente con la sua carica di adrenalina, dando il via alla classica carovana di gente invitata a salire sul palco e che immancabilmente cercava di filmare o fotografare il cantante ma veniva puntualmente fermata (da lui stesso) nel tentativo di farlo. Nel bel mezzo del concerto tricky si defila e sale sul palco una ragazza che canta una ballata anni 70 senza pretese tanto che dal pubblico si solleva qualche fischio. Una traccia alla Portishead fa esplodere tutta la megalomania del singer che ruba la scena alla corista appropriandosi di tutti e due i microfoni, dimenando la testa a destra e sinistra come un cavallo imbizzarrito e alzando il braccio destro ripetutamente verso il cielo. Il primo dei bis è "Gangster Chronicle" cover dei London Posse, brano in stile Beastie Boys; il concerto si è chiuso con una versione estenuante e sfiancante di circa 15 minuti del ritornello: by myself, come a voler testimoniare la solitudine del singer. Riflettendo sull'atteggiamento di Ticky ci siamo accorti che spesso, semplicemente puntando il dito verso uno dei componenti della band, ne determinava l'ingresso o l'uscita del relativo strumento nell'economia del brano, utilizzandoli come il burattinaio suole muovere i fili dei pupi. Ringraziamo Raffaella Midiri per la gentile concessione delle foto.
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