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SATYRICON

Il duo black metal più famoso del mondo torna a far tappa a Roma, o meglio a Ciampino, per il tour di supporto al nuovo omonimo 'Satyricon', album che segna una ulteriore svolta stilistica nella carriera della band. Ad aprire le danze ci sono i Chthonic, cinque ragazzi con già tanti dischi alle spalle, che arrivano dalla lontana Indonesia. Con disinvoltura tengono il palco e con grinta scaldano per bene il pubblico, che risponde positivo alla loro carica. La musica proposta è un moderno black metal contaminato da tastiere elettroniche e sottolineato dal look cyber-goth del tastierista. In qualche brano il cantante utilizza anche l’Erhu, strumento tipico della tradizione orientale (Cinese), una sorta di violino a due corde molto particolare nella forma e nel suono. Dopo quasi quaranta minuti i cinque si congedano tra gli applausi del pubblico, mettendosi a gentile disposizione dei fan per foto e saluti nell’area merchandise. Nel frattempo l’Orion si è abbastanza riempito e ammiriamo la grandezza della batteria di Frost, con i suoi molteplici corni ai lati. E’ la strumentale "Voice Of Shadows" ad aprire il concerto, la stessa traccia che apre il disco che segna il ritorno della band dopo quasi cinque anni di silenzio. Satyr fa alzare a tutto il pubblico le corna per poi annunciare il primo classico della serata "Hvite Krists Død" da 'The Shadowthrone', per la gioia dei fan delle vecchie produzioni. Seguono "Now Diabolical", (che sarà il lavoro più proposto), e la possente "Black Crow On A Tombstone" da 'The Age Of Nero'. Arriva il momento di promuovere il nuovo album e la scelta cade su "Our World, It Rumbles Tonight", "Walker Upon The Wind" e la lunga "The Infinity Of Time And Space", annunciata con devozione da Satyr che nel frattempo ha imbracciato anch’egli la chitarra, ponendosi in alto, al lato del fido compagno Frost, il quale nel frattempo stà dando l’ennesima prova di bravura dietro le pelli, dimostrando a tutti i presenti cosa significa devastare una batteria. A questo punto le chitarre in azione sono tre e dopo la feroce "Rapined Bastard Nation" da 'Volcano', si ritorna a pescare da 'Now Diabolical' con "To The Mountain" e "The Pentagram Burns". Breve pausa e le note della monumentale "Mother North", cantate da tutto il pubblico, ci fanno capire che la fine dello spettacolo sta per arrivare. "King" chiude un concerto che lascia l’amaro in bocca a chi continua a preferire i primi tre capolavori. La prova dal vivo è stata senza dubbio ottima ed anche la maggior parte del pubblico sembra aver gradito la scaletta scelta. D'altronde se Satyr e Frost continuano ad essere un punto di riferimento per le nuove leve da oltre vent’anni, forse è il caso di rispettare le loro scelte stilistiche col rispetto che si deve ai Grandi.

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