SOFT MOON
Continua il tour delle nuove location romane dove si suona musica rigorosamente underground; stavolta è il turno del Teatro Lo Spazio che come dice il termine stesso è una sala adibita principalmente a rappresentazioni teatrali e che nel dopo serata viene trasformata in locale concerti con ambientazione post-industriale. Arriviamo in perfetto orario (24.30) per goderci fin dalle prime note l'esibizione degli americani (la terza in 9 mesi); timing piuttosto inusuale per un live infrasettimanale ma questa è anche roma. Il locale era pieno al limite della capienza a testimonianza dello status raggiunto dalla band texana (prossimamente accompagneranno i Depeche Mode nella tournee Europea, mica cefali) che ha trovato in italia la sua seconda casa. Veniamo accolti da una fucilata in mezzo agli occhi; potentissimi e roboanti suoni di batteria elettronica, enfatizzata ancor di più dall'eccezionale impianto di amplificazione e da un acustica ideale per farci godere appieno le bordate sintetiche cesellate dalle chitarre alla Robert Smith, dal basso ipnotico e pulsante alla Joy Division sovrastati dagli urli e schiamazzi di Luiz Vasquez e dai drone elettronici alla Suicide. Una fitta nebbia avvolge il palco, lasciando intravedere in controluce le movenze della band come degli alieni che atterrano sulla terra; impossibile resistere alle ritmiche sviscerate, le tracce erano talmente coinvolgenti che ci hanno trascinati in un ambientazione dove era l'ascoltatore il padrone della scena, si percepiva la sensazione di essere al centro della pista senza nessuno vicino, come estraniati da tutto ciò che gravitava intorno. I Soft Moon sono definitivamente una band da vivere live perchè su disco non riescono ad esprimere la potenza che convogliano dal vivo, tanto che non è facile riconoscere i brani in scaletta, stante la differenza di suoni proposti dal vivo.
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