CREMATORY: KLAGEBILDER
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15/08/2006Riecco di nuovo i massicci Crematory dalle lande teutoniche, a due anni dall'uscita di quel piccolo gioiellino elettronico che era stato 'Revolution', sempre sulla cresta dell'onda, con il nuovissimo 'Klagebilder' (immagini di protesta se mi concedete la traduzione). Ripartendo esattamente da dove si era concluso il platter precedente, già collaudatissimo e altamente funzionale, i Crematory danno alle stampe ben tredici canzoni che si inquadrano bene o male nel filone gothico elettronico, diffusissimo proprio in Germania. La novità che salta subito all'orecchio è che per la seconda volta nella loro lunga discografia (la prima volta fu con l'album omonimo del 1996), i Crematory hanno realizzato un album interamente cantato in lingua madre, cioé tedesco. Questa precisa scelta artistica del gruppo non mancherà di generare commenti non proprio lusinghieri da tutti i fan e gli ascoltatori non germanofoni, facendo però allo stesso tempo lievitare consistentemente i consensi in patria. A parte ciò l'album scorre massiccio per tutti i suoi quasi 51 minuti fra la chitarrona ultra rocciosa e ribassata alla Fear Factory di Matthias Hechler e le magnifiche parti elettroniche di Katrin Goger. A proposito di chitarre è bene far notare che in quest'album ha un ruolo più prominente rispetto alle tastiere, ossatura portante del Crematory-sound, pur ripresentandosi essenzialmente la stessa conformazione stilistica degli ultimi album: "Die Abrechnung", "Warum" e l'evocativa "Kein Liebeslid" (solo per citarne un po', anche se meriterebbero tutte ugualmente) scorrono via senza senza problemi, ciascuna con una propria struttura e una vita propria, raccontando in maniera intimista di fatti di vita privata in una lingua purtroppo inaccessibile a molti. Potenza martellante a non finire, melodie a tratti ruffiane ma in ogni caso estremamente valide, un feeling moderno al 100% sono gli ingredienti base di 'Klagebilder' che rispecchia anche i tratti dei Crematory del 2006. Un 'Revolution' parte 2? Potrebbe anche vedersi in questa maniera, se non fosse per il cantato in tedesco, che a mio avviso ne penalizza la riuscita finale.
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