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RAGE

Non è la prima volta che vengo al Fillmore, eppure per qualche morboso motivo decido di ignorare la solita strada e di uscire prima dall’autostrada gettandomi in pasto all’avventura. Ed il mio simpatico navigatore mi regala un viaggio premio tra i campi attorno a Cortemaggiore, tracciando sul suo monitor tutte le simpatiche vie sterrate, con tanto di traverse tutte grandi poco più della mia auto, che mi trovo a percorre imprecando nel buio più totale senza una benché minima traccia d’anima viva attorno a me. Dopo aver passato ore ed ore a domandarmi perché certe “cose” (Strade? Ma dai…) vengano segnate sulla mappa d’Europa del TomTom sono giunto ad una conclusione: a meno che non abbiate un suv, cosa che io certo non ho, non fate per nessun motivo la cazzata che ho fatto io. Mandate a farsi fottere il vostro spirito d’avventura e il santino d’Indiana Jones attaccato al cruscotto. Seguite le indicazioni riportate sul sito del locale. Come giusto che sia. [FREAKZOAKS]
In qualche modo arrivo al Fillmore e la prima sorpresa che trovo all’interno del locale è la defezione dei croati Aspect come band d’apertura a scapito dei russi Freakzoaks, guidati dall’ala protettrice del connazionale Victor Smolski e dediti ad un Prog Metal dal sapore estremamente ninenties che alla lunga soffre di una certa ripetitività. Nonostante si trovi davanti a poco più di quaranta persone la band ci mette comunque entusiasmo e il proprio singer, con tanto di colbacco al seguito, cerca di fare il possibile per coinvolgere i presenti. Non male come “aperitivo”, diciamo così, ma un po’ di freschezza nella composizione dei brani certo non guasterebbe. [EDENBRIDGE]
Per quanto possa mettermi d’impegno non riesco a capacitarmi di come ad una band come gli Edenbridge venga continuamente offerta l’opportunità di solcare i palchi di tutta Europa. Se su disco il Power/Gothic sinfonico del combo austriaco mi è sempre sembrato troppo “ispirato” e freddo dal vivo sento queste sensazioni crescere esponenzialmente. Tutti gli occhi puntati sui fianchi della bella e brava, non dico certo di no, Sabine Edelsbacher ed i suoi compagni dietro a reggere il moccolo, con il solo Frank Binding al basso a cercare di portare un po’ di entusiasmo tra i presenti. Incomprensibile poi la scelta di rivolgersi interamente ai campionamenti di tastiera e non ad un tastierista vero e proprio, visto che questo strumento è un elemento portante del sound della band. Per il resto c’è davvero ben poco da offrire, pur andando a pescare dal nuovo album ‘MyEarthDream’ i take davvero interessanti faticano a venire fuori e la performance degli Edenbridge è di nuovo destinata a finire nel dimenticatoio. [RAGE]
Nonostante il pesante fardello dell’eredità di Mike Terrana sulle spalle mi sarei aspettato grandi cose da Andrè Hilgers (da anni al lavoro con gli Axxis), ma sinceramente non fino a questo punto. Se il drummer su ‘Carved In Stone’, il suo primo disco assieme ai Rage, aveva fatto sentire cose molto buone, dal vivo la sua prestazione mi ha lasciato esterrefatto. Pur rimanendo privo della follia e della bestialità di mister Terrana (ma del resto, chi ne ha come lui?) il buon Andrè ha sfoderato tutti i suoi assi mostrando tecnica, potenza e velocità dietro ad un set mastodontico capeggiato da un trionfante Soundchaser che ha fatto tirare un gran sospiro di sollievo ai fan del gruppo che temevano un calo di qualità dopo gli anni in grande spolvero della vecchia line-up. Tranquilli, il “grande trio” è ancora formato. E se il loro nuovo disco non rimarrà “scolpito nella pietra” ogni loro esibizione risulta una gradita sorpresa grazie ad una set-list sempre nuova che, oltre a pescare qualche classico qua e là, ci regala sempre qualche chicca. E a fronteggiare il caldo pubblico del Fillmore, che è cresciuto notevolmente nel corso della serata, ci sono l’eclettica ascia di Victor Smolski e la grande carica di Peavy Wagner, imprescindibile dal punto di vista vocale e frontman d’esperienza. Dopo l’accoglienza riservata alla bella titletrack del nuovo disco si passa a qualche frangente della loro folta discografia con brani come ”Under Control” da ‘End Of All Days’, ”Days Of December” da ‘XIII’ e ”Refuge” da ‘The Missing Link’ che entusiasmano la platea. Momento di stasi nella parte centrale del set, con la presenza come ospite della brava Jen Majura che accompagna Peavy in ”Lord Of The Flies” e ”Dies Irae” . Si riprende con l’incantevole ”No Regrets” , estratta dalla ”Suite Lingua Mortis” di ‘Speak Of The Dead’, e con l’oramai immancabile ”Down” . Si chiude con un pout-pourrì di classici ed è già tempo dell’encore con l’immancabile singolo di turno ad accompagnare il botto conclusivo di ”Straight To Hell” . Per fare contenti quasi tutti i Rage avrebbero dovuto suonare circa tre ore, vista la mole di pezzi validi nel loro repertorio. Tocca “accontentarsi” di un’ora e mezzo alla grande, di quelle che andresti a vedere sera sì e sera no se suonassero vicino a casa. Proprio come il vino, Peavy e soci più passa il tempo e più migliorano. RAGE ON! [ColdNightWind] Carved In Stone Drop Dead! Under Control Soundchaser Days Of December Refuge Lord Of The Flies Dies Irae Beauty (Suite Lingua Mortis) One More Time Lost In The Void No Regrets (Suite Lingua Mortis) Smolski Solo Down Set This World On Fire Long Hard Road / Higher Than The Sky / Don't Fear The Winter / Long Hard Road Open My Grave Straight To Hell

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