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RAGE

Dopo una maratona apocalittica che mi ha portato a compiere il tracciato Brescia-Treviglio-Milano nel tempo record di tre ore, per la serie "era meglio se andavi a piedi", e dopo aver a lungo vagato per le vie di Milano alla disperata ricerca di Via Besenzanica, dato che anche la mappa fatta su internet aveva fallito, giungo finalmente al Rainbow con un ritardo imbarazzante, complice anche l'ampio parcheggio, e scopro subito di essermi perso l'esibizione dei Freedom Call che, anche se non rientrano tra le mie band preferite, dal vivo mi hanno sempre fatto una buona impressione. Ma questa sera i protagonisti si chiamano Rage,il trio tedesco capitanato dal gigantesco "Peavy" Wagner ritorna in Italia dopo l'uscita del nuovo album "Speak Of The Dead". Dopo l'oramai consueta intro celebrativa le danze vengono aperte proprio dalla titletrack dell'ultimo disco che fin da subito scalda gli animi del vivace pubblico accorso stasera, anche se in quantità piuttosto ridotta. La resa live dei Rage è come sempre stratosferica tanto da rendermi gradevole anche l'ascolto di un brano poco riuscito come "No Fear". Dopo la scaletta da "hit di successo" proposta con il tour del ventesimo anniversario d'attività questa volta la band spolvera dalla propria discografia pezzi del passato come "I'm Crucified", "Baby, I'm Your Nightmare" e "Turn The Page" oltre alle solite garanzie di "Down", "Invisible Horizons" e "War Of Worlds", eseguita per la prima volta priva dell'intro "Orgy Of Destruction". L'apice della serata viene raggiunto dall'esecuzione dell'intera "Suite Lingua Mortis", venti minuti per godere di questo capolavoro compositivo grazie all'indispensabile aiuto dei campionamenti per le parti d'orchestra. Come da programma i Rage danno anche dimostrazione di tecnica con l'assolo del "sexiest drummer in the universe" Mike Terrana, che dimostra il solito alieno distruggi drum-kit, e dell'eclettico Smolski, autore di un bel solo eseguito dopo la conclusione della "sua" Suite. Terrana non poteva permettere la conclusione dello show senza regalarci una delle sue gag e così si fa accompagnare da Smolski e Peavy in una versione Jazz di "Don't Fear The Winter", ovviamente cantata dallo stesso batterista, per poi esplodere nella versione originale resa grande dalla massiccia collaborazione del pubblico. L'encore di rito viene aperto dalla discutibile "Full Moon" e dall'inno "Higher Than The Sky", nelle cui note finali viene inserita "Jawbreaker" dei Judas Priest. Tra gli applausi la band di Peavy lascia il palco salutando i fans italiani che, ancora una volta, potranno dirsi soddisfatti d'essere stati travolti dalla furia dei Rage! RAGE ON! Intro Speak Of The Dead No Fear Down Turn The Page I'm Crucified Straight To Hell Drum Solo Invisible Horizons / Sent By The Devil Baby, I'm Your Nightmare Suite Lingua Mortis Guitar Solo War Of Worlds Human Metal Jam-Don't Fear The Winter Full Moon Higher Than The Sky (Judas Priest - Jawbreaker)

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