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GORGOROTH

Il Traffic Live Club si conferma epicentro della musica estrema nella capitale, ospitando nella serata del 28 Marzo due nomi simbolo del Black e del Death metal mondiale. Gorgoroth e Vital Remains, due band che hanno molto in comune; la blasfemia come ragione di ispirazione per le loro composizioni, ma anche i due leader, Infernus e Tony Lazaro, entrambi chitarristi, entrambi profondamente devoti alle loro band. Ad aprire la serata ci pensano i francesi Moonreich, che con il loro tiratissimo black metal ricevono il gradimento di un pubblico già numeroso. Forse saranno state le bende simil mummia portate sul viso dei quattro a fargli conquistare applausi convinti, perché la loro musica in sostanza non è che fosse poi chissà cosa. Bravi comunque. Stanno per salire sul palco i Vital Remains ed il ricordo di una recensione mi torna in mente; quella di 'Forever Underground' su Metal Shock se non ricordo male, dove il recensore sentenziò con ironia che la band non sarebbe mai uscita dall’underground. E così è stato, per ben 25 anni, ma sinceramente a nessuno è importato se non sono diventati i Deicide anzi, con una formazione nuova di zecca sicuramente non tarderà ad arrivare un nuovo album. Nonostante qualche problema di audio ad una cassa, la prova dei Nostri e possente, soprattutto per merito del frontman Brian Werner, capace come pochi di coinvolgere il pubblico al punto di scendere dal palco e mettersi a pogare con tutti. Chiama il Circle Pit e il Wall of Death e non soddisfatto si lancia in un paio di stage diving da paura, mentre la band ci regala pezzoni come "Descent Into Hell", "Forever Underground" e la grandiosa "Dechristianize" che di fatto chiude la loro esibizione. Death metal puro, suonato con orgoglio ed un pizzico di allegria. Ora però è il momento di cambiare atmosfera, di rendere l’aria irrespirabile e le luci velenose, perché coi Gorgoroth non c’è spazio per certe cose. Quando la luce è rossa come le fiamme che ardono al buio e il fumo diventa quasi un muro, Infernus e gli altri salgono sul palco e ci attaccano con "Bergtrollets Hevn" da ‘Antichrist’, seguita dall’accoppiata "Aneuthanasia" – "Prayer". Non c’è Frank Watkins alias Boddel, pazienza, perché c’è Hoest (Taake) alla voce. Prestazione mostruosa la sua, con una presenza scenica che attira le attenzioni di tutto il pubblico. È uno show senza pietà, architettato con freddezza da Infernus. "Forces Of Satan Storms", "Destroyer", "Krig" si susseguono senza dare tregua, con Hoest che appare e scompare dietro la coltre di fumo. "Unchain My Heart" sancisce la fine dello show durato appena 50 minuti e sulle note della suite n.2 di Prokofiev che ne aveva sottolineato anche l’entrata, la band esce dileguandosi nel profondo rosso delle luci. Ringraziamo gli organizzatori ed il Traffic per la grande disponibilità.

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