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PINK TURNS BLUE

Seratona da pieni anni '80 quella che ha visto come menestrelli di corte i teutonici Pink Turns Blue (formazione della seconda ondata new wave/post punk, quella degli anni novanta). Salgono sul palco in sordina, tanto che parte del numeroso pubblico accorso (perlopiù darkettoni) non se ne era nemmeno accorto in quanto sostava all'esterno della sala in attesa di sentire qualche rumore che significasse l'inizio del concerto; aprono con "Walk Away" dall'andamento cantilenante, "I Coldly Stare Out" comincia a far scaldare gli astanti con le sue tastiere soffuse ed il ritornello accattivante sulla scia dei troppo compianti The Sound. Il trio depone poco allo spettacolo, si concentra totalmente sull'esecuzione dei brani come a non voler perdere la concentrazione, e la rendition dei brani è molto fedele agli originali. 'Walking On Both Sides' viene su molto Smithsiana negli accenti con una marcia in più rispetto ai ritmi finora ascoltati, ci scappa anche qualche wow dal pubblico rimasto fino a quel momento piuttosto tiepido. "Feel My Soul" e "Touch The Skies" hanno l'incedere alla Red Lorry Yellow Lorry della parte finale di carriera (ci riferiamo specificatamente a 'Blow', da molti fans criticato, ma a noi non dispiace affatto), con quel basso in controtempo rispetto alla batteria. "State Of Mind" e "The Master Is Calling" sono stati i momenti più esaltanti del concerto dopo una fase di brani interlocutori. Ce ne vorrebbero di più di questi salti nel passato e per questo ringraziamo la certosina opera di riscoperta della Sputnik Prod. e Stefano Riccardi (Nocturni prod.) per la gentile concessione delle foto.

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