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EDGE OF FOREVER

Non di rado capita di chiedermi quale sia il motivo principe per cui, nella nostra penisola, spesso si tende ad avere un tasso di apprezzamento maggiore verso bands di provenienza estera (indipendentemente dal loro valore intrinseco), anche visto e tenuto conto che, negli ultimi anni, il gap che ha sempre separato gli artisti tricolori da quelli degli altri paesi mondiali si è oramai ridotto ad una linea spesso difficile da individuare. Prendete gli Edge Of Forever per esempio. Un gruppo che vanta al proprio interno quattro musicisti preparati e di marcato spessore, un nome che, ne sono sicuro, sarebbe osservato con un occhio di riguardo da parte di tutti gli amanti delle sonorità hard-rock e limitrofe se, come accennato in precedenza, annoverasse al proprio interno cognomi con una fonia tipicamente esule da quella cui siamo soliti avere a che fare. L'occasione per vederli ancora una volta dal vivo mi viene offerta dal Dynamite Festival, manifestazione sonora organizzata a Carugate (alle porte di Milano) dalla stessa amministrazione cumunale della cittadina, cui vanno i nostri apprezzamenti per aver dato questo piccolo spazio live ad un piccolo bill composto da band assolutamte emergenti cui viene affiancato un nome già noto come quello degli Edge Of Forever. Purtroppo, causa la difficoltà di raggiungere il luogo del concerto per i lavori in auge nella tangenziale meneghina, riesco ad arrivare appena in tempo per gustarmi unicamente la performance on-stage di Alessandro Del Vecchio e soci, sì impegnati nella registrazione del proprio terzo album in studio, ma sempre pronti a rispondere alle chiamate del possibile contatto col pubblico offerto da uno dei momenti più amati di ogni rocker che si rispetti, alias la vera e propria salita sul palco. Quella che ci viene regalata dal quartetto nostrano è una serata assolutamente emozionante, un lasso di tempo di circa cento minuti in cui gli oramai navigati musicisti, vogliosi di far bella figura anche in un appuntamento come quello ivi descritto, dimostrano di non aver nulla da invidiare a colleghi ben più blasonati a livello internazionale. La scaletta del concerto, incentrata ovviamente sui brani provenienti dai propri due album in studio, raggiunge veri e propri momenti di grande classe nella riproposizione delle oramai classiche "One Last Surrender", "Dance Into The Fire" e "Shade Of November", tre stupende composizioni questa volta affiancate da una sin qui (dal vivo) inedita "Bloodsucker", buona per gettare un po' di adrenalina sul pubblico presente e per permettere al drummer Francesco Jovino di sfogare i propri istinti di tipico cavalcatore di tamburi. Ma è grazie all'esecuzione della nuovissima "Distant Voices" (dal notevole impatto live) e alla riproposizione succeduta delle due perle melodiche "A Deep Emotion" e "I Won't Call You" (quello che probabilmente risulterà il singolo di traino dell'imminente terzo album in studio) che la prova della band nostrana raggiunge il suo punto di massimo splendore, un livello reso ancora più soddisfacente grazie ad un breve tributo ai maestri dell'heavy metal teutonico Accept, qui materializzatosi nella riesumazione della loro storica "Metal Heart". Una meravigliosa serata insomma, condita dal feeling di un gruppo oramai padrone del palco e capace di intrattenere al meglio il pubblico presente, ovviamente portato a non lesinare applausi e pronto a far trasparire in ogni istante il proprio apprezzamento per una serie di esecuzioni strumentali di assoluto prim'ordine. E ora smettiamola di idolatrare senza motivo molti nomi solo perché di provenienza estera, sarebbe anche giunto il momento di iniziare a comprendere di quale ben di Dio siamo in possesso anche all'interno nostro territorio nazionale. SETLIST - Against The Wall - Crime Of Passion - Shade Of November - One Last Surrender - Dance Into The Fire - Distant Voices - Bloodsucker - Drums Solo - Let The Demon Rock 'N' Roll - Keyboards Solo - A Deep Emotion - I Won't Call You - Metal Heart - Prisoner - Feeding The Fire

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