ROUTE TO HELL
E' ormai fuori luogo negarlo: il Sud Italia è diventato importante per il metal. Nonostante le difficoltà causate dalla scarsità delle infrastrutture (e chi è andato a qualche festival può confermare) e una certa diffidenza delle autorità, o situazioni vergognose come quella accaduta a Napoli per il Southextremenoisfest (di cui non parleremo in questa sede), nel Mezzogiorno i presupposti per avere degli eventi di primo livello ci sono tutti, anche se è un territorio ancora da "esplorare" appieno. E il Route To Hell festival è la piena dimostrazione di quanto affermato finora. Un bill di prim'ordine (anche se il forfait di Testament e Caliban hanno causato, probabilmente, un forte calo di affluenza) con apertura affidata agli emergenti, ma assolutamente degni di considerazione, Rumors Of Gehenna, Neurasthenia e Inside. Poi i big: i minacciosi vichinghi Amon Amarth, i polacchi Behemoth e i power metallers Stratovarius. Al momento dell'apertura dei cancelli (intorno alle 17) del Palamaggiò di Caserta (c'è da dirlo, veramente fuori mano e drammaticamente arduo da raggiungere) le persone hanno iniziato a confluire all'interno del palazzetto, e la scena è alquanto drammatica per l'esiguità del pubblico. RUMORS OF GEHENNA Sono quasi le 18 quando inizia il concerto: i primi a salire sul palco del Route To Hell sono i friulani Rumors Of Gehenna. Col loro sound nettamente thrash-core hanno dato la giusta carica al pubblico, che si è subito "riscaldato" pogando con violenza. Il combo di Udine ha una forte carica e una grande attitudine al genere, scatenando un autentico delirio tra la folla, al momento dell'esecuzione di un medley dei Sepultura (Territory, Refuse-Resist, Roots Bloody Roots). Trenta minuti di sana violenza sonora per prepararsi al resto della giornata. NEURASTHENIA Scendono dal palco i Rumors Of Gehenna, e poco prima che ci salgano i thrasher emiliani Neurasthenia viene spento tutto per un imprecisato "problema tecnico", che mette alquanto in agitazione tutto lo staff. Comunque, dopo un ora tutto sembra risolversi e fanno il loro ingresso i giovani thrasher, che sfoderano un sound massiccio e coinvolgente, per quanto estremamente canonico e poco innovativo, molto legato alla scuola U.S.A. Ma d'altronde, chissenefrega? Sfido qualunque fan di Overkill, Anthrax o Exodus a pretendere tecnica e innovazione dai loro beniamini. E comunque, sti ragazzi la tecnica ce l'hanno pure. E anche attitudine da vendere. Basta guardare la presenza scenica dei componenti, specialmente frontman e bassista. E la gente se ne accorge e poga. Pur essendo ancora pochina. INSIDE Non manca molto alle 20 quando arriva il momento per i (melodic) deathster casertani Inside. Con un sound rimandante a band come Dark Tranquillity o Children Of Bodom (quando non facevano power metal con la voce in screaming), pieno di spunti tecnici e una certa "maestosità", i campani sono stati gli ultimi tra i gruppi emergenti a suonare al Route To Hell. Buona la tecnica dicevamo, e positiva anche la presenza scenica. Ma sinceramente, non si può non dire che questi Inside, per quanto bravi, siano alquanto freddini. Bisognerebbe ascoltarli su cd prima di esprimere un giudizio complessivo. Ma se volevano dimostrarci che sanno fare musica di un certo spessore, credetemi, ci sono riusciti ampiamente. AMON AMARTH La gente continua ad arrivare, ma senza creare alcuna rivoluzione numerica, purtroppo. Intanto il Drakkar guidato dai cinque guerrieri nordici attracca a Caserta, e sferra il primo, devastante, assalto con 'Valhall Awaits Me'. Il gigantesco condottiero Joahn Hegg guida i suoi fieri uomini alla conquista del Sud Italia, proseguendo con brani come 'Death In Fire' and 'Fate Of Norns'. Non c'è che dire, i suoni sono perfetti, nonostante il naturale riverbero della location e il pubblico risponde più che bene agli emissari di Odino. L'armata vichinga prosegue il suo show fino alla chiusura affidata alla celeberrima 'Pursuit Of The Vikings'. Un ora passata con il melodic death degli Asa è una panacea per le orecchie. Pregevole. Assolutamente pregevole. Una band che ogni metalhead dovrebbe aver visto dal vivo. La setlist: 01. Valhall Awaits Me 02. Runes To My Memory 03. Death in Fire 04. Fate Of Norns 05. Cry Of The Blackbirds 06. An Ancient Sign Of Coming Storm 07. Where Silent Gods Stand Guard 08. Asator 09. Victorious March 10. Pursuit Of Vikings BEHEMOTH Sono le 22.30 quando qualcosa di terribile sta per abbattersi sul Palamaggiò. Blasfemi, durissimi e in grazia alle forze oscure, arrivano i tremendi death-blackster polacchi Behemoth. Subito salgono sul palco inaugurando lo show con la celebre "Antichristan Phaenomena". I suoni ci sono, e loro pure, feroci più che mai e con uno spaventoso face-painting. Dopo qualche greve insulto di Nergal ai danni di un ragazzo che lo stava riprendendo, partono le trombe di Demigod e prosegue lo show, tra acqua e sangue finto sputato sul pubblico, violenza e notevole spessore tecnico, sfoderato dalla band quando un giorno ha deciso di voler mettere in pratica quanto insegnato finora dai maestri Morbid Angel. E una dimostrazione di ciò, è il drum solo di Inferno, che ha lasciato i fan letteralmente senza parole. Non sono mancati i pezzi del nuovo, stupendo, "The Apostasy" e i cavalli di battaglia della band come "Christans To The Lions", "Decade Of Therion" o "Slaves Shall Serve". Assolutamente uno show violentissimo e di prim'ordine, da parte di una band mai osannata abbastanza, a mio parere. Malvagi. Blasfemi. Stupendi. Adoro i Behemoth. La setlist: 01. Antichristian Phaenomena 02. Demigod 03. From The Pagan Vastlands 04. Prometherion 05. Conquer All 06. Christians To The Lions 07. Summoning Of The Ancient Gods 08. Christgrinding Avenue 09. Transylvanian Forest 10. Decade Of Therion 11. As Above So Below 12. Slaves Shall Serve 13. Chant For Eschaton 2000 STRATOVARIUS Dopo quanto accaduto fino a quel momento, è legittimo e fisiologico desiderare un po' di melodia. Ed eccovi accontetati: a mezzanotte e mezza, davanti a circa 1000 persone (approssimando molto per eccesso) gli alfieri del power melodico finlandese: gli Stratovarius. Con un Timo Kotipelto in forma, ma con le corde vocali che cominciano un po' a risentire degli sforzi a cui sono sottoposte e un Timo Tolkki sempre più pericolosamente in carne, gli Stratovarius esordiscono con la classica "Hunting High And Low". Il pubblico apprezza notevolmente, nonostante balza subito agli occhi che di fan della band non è che ce siano molti. Ma come detto prima, un po' di melodia ci stava proprio, a fine concerto. Il live continua con le classiche "Paradise", "Kiss Of Judas" e "Eagleheart". Insomma, nonostante le critiche che la band si è sempre tirata addosso, c'è da dire che in sede live questi qui ci sanno proprio fare, e non ci si annoia per nulla in loro compagnia. Tra l'altro, stiamo parlando di una band composta da personaggi come il signor Jens Johansson o Jorge Michael, per dirne alcuni. Alqanto interessante il pezzo "Last Night On Earth" del nuovo album, non ancora pubblicato. Canzone non molto distante dagli schemi degli Stratovarius, anche se carica di un forte tocco rock-heavy. chiusura delle più classiche, affidata a "Black Diamond". Applausi al bass solo del dotato Lauri Porra. Apparso leggermente in affanno Timo Tolkki. Insomma, una performance positiva, sanguigna, molto sintomatica del valore vero di una band fin troppo bistrattata. La setlist: 01. Huntin' High and Low 02. Speed Of Light 03. Paradise 04. Against The Wind 05. Milion Lightyears Away 06. Hold On To Your Dreams 07. Twilight Simphony 08. Kiss Of Judas 09. Last Night On Earth 10. Will My Soul Ever Rest In Peace? 11. Visions 12. Father Time Encore 13. Inno Alla Gioia/Forever 14. Eaglearth 15. Black Diamond
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