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PLANETHARD

Passare dalla routine dell'underground musicale alle luci della ribalta non è cosa ovviamente da tutti i giorni, ma i Planethard sembrano voler affermare come il duro lavoro e la voglia di credere nelle proprie idee possano portare in men che non si dica a traguardi veramente impensati, finendo, dopo un lungo periodo passato nel lato più nascosto dell'ambiente musicale, ad aprire in breve tempo per gruppi come Europe e Soul Doctor. E visto che tale incredibile ascesa si concretizzerà definitivamente il prossimo 2 giugno grazie al proprio coinvolgimento nel rinomato Gods Of Metal, Hardsounds non si è fatta scappare l'opportunità di fare quattro chiacchere con la band... Zorro: Ciao ragazzi, innanzitutto grazie per questa intervista che mi state concedendo. Direi di partire un po' da quelle che sono le origini del gruppo: come, dove e quando si sono formati i Planethard? Dandy: La band è nata circa cinque anni fa, da un'idea mia e di Marco. Un giorno, mentre discutevamo insieme in un parcheggio, ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti "visto che siamo entrambi appassionati e grandi amanti dell'hard-rock nelle sue varie forme, perché non costituire un gruppo improntato proprio su queste sonorità?". In meno di una serata i Planethard erano quindi nati, anche se la formazione iniziale durò solo poco più di un mese. A breve, comunque, riuscimmo a reclutare Stefano come batterista, e dopo qualche provino, grazie ad alcuni consigli di amici, abbiamo dato il benvenuto nella line-up anche ad Ale, mettendo così l'ultimo mattone utile per dare il via al progetto. Inizialmente eravamo supportati anche da un secondo chitarrista, ma dopo circa due anni in qualità di cover band abbiamo deciso di ritornare ad essere un quartetto per iniziare a stendere il nostro materiale. Stefano: La stesura delle nostre proprie composizioni è nata quasi per scherzo, e più precisamente durante una sessione in sala prove in cui Dandy arrivò con un proprio riff di chitarra, che poi è quello attualmente presente all'interno di "Everything". A quel punto abbiamo iniziato ad arrangiarlo e abbiamo pensato di registrarlo per tastarne l'effettivo risultato, e la cosa ci piacque decisamente. Marco: Il nostro primo demo registrato era comunque composto soprattutto da cover, mentre il successivo "So Good" vedeva finalmente la prima versione dei nostri pezzi inediti. Zorro: E dopo "So Good"? Marco: Ci siamo guardati in faccia e ci siamo chiesti "E ora? Che si fa? Mica potremo andare avanti a registrare demo all'infinito...". Così abbiamo iniziato a comporre in maniera ancora più decisa e curata del nuovo materiale, senza comunque avere l'intenzione di costruire un nuovo disco. Dandy: Disco che comunque è nato pian piano a seguito di ogni nuovo brano completato, facendoci rendere conto di avere fra le mani del materiale sufficiente per poter iniziare seriamente a parlare di un vero e proprio full-lenght. Zorro: Un full-lenght che ha visto la supervisione, in fase di produzione, di un certo Alessandro Del Vecchio: dove è nata l'idea di coinvolgerlo? Marco: Ovviamente io ed Alessandro ci conoscevamo già bene per i nostri trascorsi all'interno dei Time Machine, e visto il grande rapporto di amicizia e stima reciproca che ci lega abbiamo provato ad iniziare questa collaborazione. Dandy: Tra l'altro mi ricordo un piccolo aneddoto riguardo al nostro primo incontro all'Inkubo di Milano: dopo esserci incontrati, infatti, Ale ci ha quasi perso subito di vista per poi ritrovarci a "moccolare" dietro alle ragazze presenti nel locale, dicendoci subito: "Oh ragazzi, guardate che siamo qui per parlare del disco!" (risate) Marco: Comunque dopo questo primo incontro abbiamo iniziato a passargli delle registrazioni fatte da noi in semplice home-recording, registrazioni che lui ha analizzato e su cui ha potuto iniziare a lavorare. Stefano: Tra l'altro Alessandro si è rivelato veramente un grande artista, dimostrando un grande tatto nell'entrare a supporto del nostro materiale senza mai stravolgerlo ma migliorando ogni suo aspetto, partecipando in prima persona nell'esecuzione di parti di tastiera, cori ed altri arrangiamenti. Marco: Del resto la creazione dei cori insieme a lui è stata veramente una bella esperienza, la quale ha dato vita a risultati più che soddisfacenti come potrete sentire in futuro sul disco. Dandy: Un'altra sua qualità è stata quella di rivisitare e quasi di "stravolgere" alcuni arrangiamenti fatti in precedenza, apportando grazie alla propria esperienza alcune idee risultate assolutamente in linea con l'idea di fondo di come erano stati concepiti i pezzi. Zorro: Tra le varie canzoni risultate particolarmente difficili da completare ricordo tra l'altro "She", song di cui abbiamo avuto occasione di parlare anche all'interno del vostro studio report... Dandy: Quello è stato forse l'esempio più nitido di quanto sia risultato riuscito questo tipo di collaborazione, il tutto grazie ad un brano che attualmente suona "pieno" e convincente in tutta la sua interezza. Marco: D'altronde sapevamo dall'inizio che "She" sarebbe stata una canzone dal grande potenziale, anche se era comunque complicata da trattare in modo corretto. Al di là della quantità degli arrangiamenti inseriti, infatti, il brano in sé suonava già discretamente con un semplice scheletro di basso e batteria, anche se si avvertiva chiaramente come la scelta dei giusti tappeti di tastiere e dei cori a supporto avrebbe reso assolutamente speciale la song in questione. Grazie al grande lavoro di team tra noi ed Alessandro siamo arrivati a colpire nel segno per quello che avrebbe dovuto essere "She", tramutandola in quella che ora hai potuto sentire. Zorro: Immagino però che, dopo questa discussione sui brani che faranno parte del vostro full-lenght "Crashed On Planethard", in molti si chiederanno, dopo avervi visto di supporto ad un grande nome come gli Europe, quando e come potranno finalmente ascoltare la vosta musica. Cosa mi dite a riguardo? Alex: I nostri propositi sono quelli di far uscire il disco nell'anno in corso, chiaramente a fronte delle valutazioni che stiamo effettuando in relazione alle trattative con le varie etichette del settore. Purtroppo si tratta di attendere ancora un po', visto che anche sul nostro sito la relativa pagina media è ancora under-construction. Zorro: Tornando un attimo ad analizzare le registrazioni finite del vostro cd, quali sono le cose che vi hanno soddisfatto di più e quelle che, invece, potendo adesso cambiereste al volo? Dandy: Va sottolineato che, personalmente, durante le registrazioni del cd ho dovuto in parte rivedere il mio modo di suonare e di approcciarmi ai pezzi, visto che Alessandro (Del Vecchio) mi chiedeva in più riprese di essere semplice ed efficace allo stesso tempo, liberando buona parte dei fronzoli che di tanto in tanto tendo ad inserire nei riffs e negli assoli da me composti. Questo mi ha permesso di forgiare quella che sta diventando la mia vera e propria identità artistica, rendendomi orgoglioso del lavoro fatto. Alex: Anche per quanto concerne la sezione ritmica abbiamo tentato di rimanere piuttosto sobri senza strafare eccessivamente, cosa che invece, dal vivo, non accade quasi mai. (risate) Attualmente, per quanto concerne invece i cambiamenti che mi piacerebbe apportare, ci sono alcuni modi in cui abbiamo intepretato il pezzo, passaggi ed arrangiamenti quali note o scale che avremmo voluto combinare in maniera differente. Ma questo è ovviamente stato dettato dall'inesperienza degli esordi, cosa naturale e che permette di aggiungere nuove conoscenze all'interno del proprio bagaglio per gli anni a venire. Stefano: Forse restando nel tema dell'essenzialità io sono quello che più ha faticato ad abituarsi alla linea scelta per le registrazioni, visto e tenuto conto che tento sempre di inserire a go go rullate, cambi di tempo e doppia cassa ovunque sia possibile. Però, a conti fatti, mi sono reso conto che spesso la semplicità ti permette, in un genere come l'hard-rock, di raggiungere un groove altrimenti impossibile da ricreare, motivo per cui alla fin fine ora, col senno di poi, avrei probabilmente suonato in maniera ancora più scarna e diretta rispetto a quanto presente nell'album. Proprio il mio modo di suonare così nervoso, infatti, ha limitato di molto un suono che avrei voluto articolato e potente, e che invece per dettagli tecnici abbiamo dovuto limare in più riprese. Marco: Tra l'altro il sound di batteria, nell'hard-rock, penso sia uno di quegli elementi che funga da base al resto dell'intera registrazione (parole sante, n.d.r.), visto che, come si vocifera in più occasioni, sembra che l'hard-rock sia spesso una questione di batteria e voce... Per quanto concerne la mia prestazione vocale posso invece dichiarare di essere assolutamente soddisfatto del risultato finale, reputandolo sicuramente meglio riuscito rispetto a tutto quanto sin qui registrato nel corso delle varie esperienze in studio con le band parallele della mia carriera. Zorro: Tra l'altro, volendo tentare di tradurre in parole il tuo stile vocale, si potrebbe dire che sei uno di quei singer dall timbrica camaleontica, quasi un derivato dei seventies buttato con successo sugli eighties... :) Marco: Ti ringrazio per questa affermazione che prendo come un complimento, sottolineando ancora una volta come la possibilità di poter cantare su del materiale perfettamente in linea con il mio gradimento stilistico mi ha permesso di esprimermi ai massimi livelli. Dandy: Se posso vorrei sottolineare una delle cose che attualmente vorrei cambiare e che mi è appena tornata in mente. Durante gli ultimi sprazzi nelle registrazioni, infatti, ho suonato un particolare intro con il banjo che attualmente farei molto più lungo, cosa che stiamo pensando magari di mettere in pratica in uno dei prossimi concerti dal vivo. Marco: Magari ti concediamo giusto una battuta in più... (risate) Zorro: Personalmente invece, come da caratteristica affiorante a più riprese anche all'interno delle mie recensioni, avrei voluto ascoltare un suono di rullante ancora più martellante e "presente" rispetto a quello notato su disco. Una delle tante frasi circolanti attualmente, infatti, è quella che oramai non siamo più negli anni ottanta, e questo tipo di produzioni è piuttosto (anche se io non ne sono proprio convinto) fuori luogo; che dite? Marco: Abbiamo lavorato molto sui rullanti dei nostri pezzi, in particolare ad esempio su "She"... Zorro: Proprio uno dei pezzi che, a mio avviso, accusa particolarmente di questa mancanza di incisività... Marco: Purtroppo abbiamo tentato di approcciarci in diverse maniere da questo punto di vista, ma abbiamo visto come, alla fine, quello ottenuto fosse l'unico (ed il migliore) risultato possibile. Zorro: Potrei sapere, da ognuno di voi, qual'è il pezzo in cui maggiormente vi risconoscete e che vi piace maggiormente suonare, quello insomma che vi rende fieri di aver composto e che non vedete l'ora di riproporre ogni volta on-stage? Dandy: Per quanto mi concerne dipende molto dallo stato d'animo, visto che ogni brano mi ricorda un particolare momento della mia vita. Se proprio devo scegliere dico "You Know Who You Are" e "Unchain My Heart", sono quelle che mi danno proprio la carica ogni volta che le suono dal vivo. E non tralascio nemmeno il solo di "She", tanto semplice quanto emozionante nella maniera in cui "esce" fuori sopra la ritmica del pezzo. Stefano: La mia predilezione va ovviamente a "Kill Me But First Kiss Me", forse anche tenuto conto del fatto che è quella in cui nell'intro c'è un po' dell'essenza di quello che è il mio modo di suonare. Marco: Per quanto mi riguarda, sono molto fiero di due canzoni in particolare, ossia "She" e "Kill Me (But First Kiss Me)". "Kill Me" la usiamo come chiusura nei live, e mi diverte molto cantarla; "She" è invece la ballad, che sento moltissimo sia per le vibrazioni che provo dentro al cuore ad ogni nota, sia per il contenuto del testo. Insomma è la LEI dei Planethard! Posso aggiungere un altro brano di cui vado fiero?? Beh il brano di apertura degli shows live dei Planetz, alias "You Got That Fire"... questa song dà proprio il "Go!" allo spettacolo, e mi insinua la carica giusta per affrontare al meglio il resto del concerto! Alex: Se devo risponderti ora ti direi "You Know Who You Are", semplicemente perché racchiude in tre note tanta energia: la vera essenza del rock. Zorro: Parlando del vostro rapporto con il palcoscenico, non possiamo non ricordare che, all'inizio dell'anno in corso, avete avuto la grandissima opportunità di aprire per uno dei gruppi cardine della scena rock internazionale, alias i mitici Europe. Quali sono i ricordi legati a questa esperienza? Stefano: Io ho fatto il grandissimo errore di togliermi la camicia davanti a miglaia di spettatori (risate), e giuro a tutti i lettori che non era assolutamente una cosa premeditata. Nel backstage, infatti, faceva un freddo terribile e mi sono coperto con una camicia, che mi sono tolto poi all'ingresso sul palco con un gesto che sembrava quasi arrogante. Giuro che non voleva essere assolutamente fatto in quella maniera... (risate) Dandy: Io sono stato il primo a salire sul palco, e ad un certo punto ho sentito un notevole vociferare diffondersi nell'aria accompagnato da un piccolo boato, al che mi sono chiesto se fossero arrivati gli Europe. Poi, invece, ho visto questo elemento (Stefano) in versione uomo virile a petto nudo... (risate) Zorro: Come si sono comportati con voi gli Europe? Stefano: Si sono dimostrati molto riservati, noi dalla nostra parte abbiamo cercato di non importunarli e di lasciarli respirare il più possibile senza mai dargli fastidio. Marco: Ovviamente quando si è sempre in giro per l'Europa in tour la cosa può diventare stressante e causa di tensioni, motivo per cui abbiamo capito che era giusto lasciargli il giusto spazio e muoverci in maniera oculata. Dandy: Anzi posso dirti che, nel momento in cui stavo per salire sul palco, John Norum mi ha fatto un "in bocca al lupo" beneagurante, cosa che mi ha fatto davvero un immenso piacere. E detto da un grande musicista come lui, ovviamente, ha un sapore veramente speciale. Zorro: Prima di concludere, quali sono le prossime mosse che metterete in atto per diffondere ulteriormente la vostra musica? Dandy: Il primo grande appuntamento che ci vedrà impegnati sarà quello del Gods Of Metal del prossimo 2 Giugno, giornata che ci vedrà aprire per nomi storici ed imprescindibili della scena hard-rock quali Scorpions, Motley Crue, Thin Lizzy e White Lion. Lo attendiamo con frenesia. Zorro: Ok ragazzi, vi lascio lo spazio per concludere l'intervista come meglio credete... Stefano: Ringraziamo innanzitutto tu Zorro per questo spazio concessoci, e tutti coloro che hanno letto l'articolo in questione. Vi rimandiamo al nostro sito ufficiale www.planethard.net (non .com, mi raccomando!) (risate), oltre che naturalmente alla pagina su Myspace all'indirizzo www.myspace.com/planethard, attendiamo tanti commenti! Grazie del sostegno e rock 'n' roll!

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