I, THE BETRAYER: 7
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31/05/2017Gli I, The Betrayer sono un heavy metal band norvegese all’attivo da circa tre anni, e che si presentano nel calderone musicale debuttando con ‘7’, un numero che è anche la quantità di brani presenti e che è prodotto per la piccola Darkspawn Records di Oslo. Non particolarmente originali, i ragazzi norvegesi attingono perlopiù ai lavori di band come Soilwork e Trivium, nonché al vasto mondo alternative metal di matrice americana. Le partiture musicali si dimostrano comunque interessanti, e per un debutto discografico è già un passo importante. Si sentono soluzioni ritmiche particolarmente possenti soprattutto nei brani iniziali, in cui la combinazione batteria-chitarre risulta predominante, e che ricordano a sprazzi cavalcate degne dei ritmi sabbathiani, alternate a spezzoni dove il lavoro di chitarra di Geir Prytz ed Alex Bjørklund si sente in tutta la sua personalità, come ad esempio negli assoli di “Creatures Of Hate”, nella più movimentata “Boaster” e nel lavoro presente in “Conformity”. La voce di Chris Wiborg risulta invece (almeno per ora) non pienamente convincente, soprattutto nelle parti più pulite. Anche se dimostra di avere una certa versatilità nel cambiare i registri, attingendo anche a note più crude ed estreme. In particolare su queste ultime, in brani come “Humanity” e soprattutto “Creatures Of Hate” si sentono echi che ricordano molto l’ugola del connazionale Shagrath, soprattutto quello Shagrath all’opera nei Chrome Division, non a caso norvegesi come gli I, The Betrayer. Tornando sempre a “Creatures Of Hate”, è proprio in questo brano che la voce di Chris Wiborg si dimostra più efficace, quando tocca le note più crude ed acide è capace di rendersi perfettamente credibile, al contrario di quando usa registri più puliti dove si evidenziano le maggiori difficoltà. Per il momento, bisogna dire che c’è ancora da lavorare per produrre musiche e brani ancora migliori; se negli arrangiamenti e nelle strutture musicali di base, la stra sembra essere quella buona, discorso un po’ diverso bisogna fare per la direzione che dovrà prendere Wiborg per le soluzioni vocali. Qualora continuasse ad usare alternanze tra pulito e sporco, rimarrebbero presenti le criticità menzionate in precedenza, e cioè un uso lacunoso e non ben lineare delle parti pulite. Se invece improntasse le proprie energie su tonalità prevalentemente crude e prettamente di stampo metal, è più probabile che la proposta si dimostrerebbe altamente più interessante. ‘7’ è comunque, in fin dei conti, un dischetto da prendere in considerazione.
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