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LA JANARA

Abbiamo conosciuto questo interessantissimo gruppo da poco, quasi per caso e spulciando per i social network, che a quanto pare servono ancora a qualcosa. Siamo sicuri che sentiremo ancora parlare de La Janara, gruppo irpino con una forte identità e che si pone trasversalmente rispetto alle correnti musicali. Sapete, non è comune citare tra le proprie influenze Battisti e Paul Chain nello stesso momento... e poi apprezza anche i Selvans.

Partiamo da una domanda standard. Per chi non è di "terroniche" origini come noi, cos'è una Janara? La Janara: La Janara è una creatura storico/mitologica propria delle nostre terre. Storicamente si tratta di donne realmente esistite che, non volendosi piegare all’ordine costituito, al cieco sessismo dell’epoca o semplicemente perché in possesso di qualche conoscenza in ambito letterario o medico, sono state messe al rogo con l’accusa di stregoneria. Dunque queste donne sono passate a rappresentare, nell’immaginario mitologico, delle vere e proprie streghe, spesso raffigurate nei racconti folkloristici intente a lanciare malocchi e maledizioni o a danzare durante un diabolico sabba. Probabilmente l’etimologia di Janara deriva dal latino Dianara, ovvero “sacerdotessa di Diana" divinità latina e romana, dea della caccia e signora delle selve e degli animali selvatici, protettrice delle donne, e dispensatrice della sovranità oppure dal latino ianua, "porta", indicando in questo caso nella Janara una sorta di demone, un tramite tra il mondo fisico e divino e, di contro un tramite tra la ianua diaboli, la porta infernale, e la ianua coeli, la porta del paradiso.

Come definireste il vostro genere? Ci sono i Black Sabbath, c'è un compendio di hard'n'heavy, ma la nostra tradizione musicale si fa sentire forte. Si riflettono i vostri ascolti? Il Boia: La passione per Lucio Battisti, Paul Chain, Black Sabbath, Abysmal Grief, New Trolls e Koza Noztra, alcuni dei miei artisti preferiti, è ciò che mi ha spinto a cercare una soluzione unica che potesse esprimere la mia sensibilità musicale alla luce di queste influenze che sono impresse, in qualche modo, su ciò che scrivo. Le influenze, però, appartengono al mio inconscio, quindi ciò che mi ha ispirato potrebbe affondare le radici nei terreni più insoliti e impensabili, come nella letteratura di Lovecraft e Poe, o nei film horror italiani di Fulci e Bava!.

La scelta della lingua italiana è stata chiara sin dalla formazione del gruppo? La Janara: “La scelta dell’italiano era un’idea prioritaria, forse l’unica cosa di cui avevamo la certezza. Avevamo la chiara idea di plasmare qualcosa di nuovo, sia dal punto di vista creativo che musicale, quindi differenziarci dalla maggior parte dei gruppi italiani che utilizzano una lingua che non sentono e che non gli appartiene. Dopotutto le tematiche dei nostri testi, così legate alla nostra terra, non avrebbero potuto essere espresse in un’altra lingua diversa dall’italiano.

Sulle note di "Menandra" mi sono venuti in mente Branduardi e i vari canti come "Briganti se more", immersi in un contesto rock. Era vostra intenzione renderlo un "inno alla libertà"? Il Boia: “Menandra è il nome di una janara che una fonte bibliografica ritiene originaria di Grottaminarda, il paese irpino da cui proveniamo tutti noi. Senza dubbio è un inno alla libertà, anzi, è un inno che celebra i ‘martiri del libero pensiero’, come il nostro conterraneo Giordano Bruno e tanti altri che sono morti per la libertà. La presenza di melodie vocali e sezioni strumentali tipiche della musica cantautoriale italiana e del rock progressivo del nostro paese, è la conseguenza naturale dei nostri ascolti quotidiani. Avendo notato che la formula può essere sviluppata molto meglio in futuro, e che ha del grande potenziale, è diventata nostra intenzione proseguire su questa strada, anche se un’anima ‘doom e occulta’ sta prendendo il sopravvento, nelle nuove composizioni.

"Irpinia" invece è il pezzo più atipico, con voce maschile e chitarra acustica. Perché questo trattamento diverso rispetto agli altri brani? Forse è legata ai toni diversi utilizzati nel testo? Il Boia: Irpinia è l’unica canzone del disco cantata da me, è solo un caso che non ci sia la voce della Janara: in quel momento ero presente io in studio, avevo una chitarra ed un microfono, ed è stata la prima volta in assoluto che abbia mai cantato, ecco perché è così spontanea. È una riflessione amara e sognante sulla nostra bellissima terra, dilaniata, stuprata e lasciata esangue da persone che hanno sfruttato avidamente le sue risorse e hanno ricoperto il suo manto verde d’asfalto senza tener conto delle bellezze che hanno sepolto.

Riflettendo sulle tematiche della vostra musica, ho pensato anche ad altri nostri connazionali, gli Artemisia, che pur provenendo dal Nord hanno scritto il loro tributo alla strega di Portalba. Sono anche loro con voce solista femminile e molto attenti alle atmosfere. Li conoscete? Quali altri gruppi fortemente legati alle tradizioni italiche apprezzate maggiormente? La Janara: Sono tantissimi i gruppi italiani che amiamo e che ci hanno ispirato. L’undeground della scena metal italiana ha ispirato centinaia di band in tutto il mondo e questo è valso anche per noi. Personalmente, negli ultimi tempi ho avuto modo di apprezzare i Selvans,: pur partendo da un genere ben definito e con una tradizione solida alle spalle, il black metal, sono riusciti a fondere in esso gli elementi misteriosi e affascinanti della società etrusca, e credo che siano riusciti a creare qualcosa di unico. Da questo punto di vista ci sentiamo molto vicini a loro. Non ho avuto mai modo di ascoltare gli Artemisia, ma spero di poter sanare questa lacuna, e perché no, di poter condividere il palco con loro in qualche buon festival!

Pensate che in futuro potreste utilizzare strumenti folk in modo massiccio nella vostra musica? La Janara: Siamo un gruppo molto vario e composito musicalmente, cerchiamo di fondere varie sonorità e di mescolare varie influenze, e questo è un fattore che fa crescere sia noi che la nostra produzione. Abbiamo già sperimentato sonorità “medievali” con Menandra, per cui un’idea che ci è subito venuta in mente è stata quella di utilizzare il liuto, magari per creare un sound nuovo e affascinante.

State scrivendo altri brani o ne avete già pronti alcuni solo da rifinire? La Janara: “Già durante le ultime fasi di registrazione del nostro album di debutto ci siamo immediatamente messi al lavoro componendo nuovi brani, alcuni già sono pronti, altri sono solo abbozzati. Abbiamo tante nuove idee da portare avanti, progetti nuovi ed originali, che siano sempre caratterizzati dal nostro marchio di fabbrica, naturalmente!”

Siete più per il cd, il vinile o la cassetta? Ultimamente diverse band stanno tornando alle origini del formato musicale. Il Boia: “La smaterializzazione della musica, dovuta al suo svilimento in un formato immateriale e frivolo (pur se più pratico) come quello digitale, ha spinto le persone a desiderare di avere qualcosa di tangibile fra le mani, un disegno, una copertina, dei testi da leggere, una foto da guardare o delle note di copertina da analizzare e su cui scatenare la fantasia. Di sicuro in futuro arriveranno le cassette e gli LP, oltre al CD, non pubblicheremo mai della musica solo in formato digitale.

Come tutti i metallari vi sentite a disagio nelle feste di paese o il vostro background e il concept dietro alla band vi rende impermeabili a tali manifestazioni? Oppure ancora riuscite a integrare il vostro "spirito popolare" con quello delle sagre? Il Boia: Non mi sento a disagio in nessun contesto, anzi, apprezzo la dimensione paesana e rurale delle sagre e delle feste di paese. Non ho mai mangiato e bevuto meglio di come abbia fatto nelle sagre organizzate nei paesi in cui vivo e che frequento, e suonare o socializzare in certi contesti è quanto di meglio possa fare.

Chi sono le Janare di oggi e chi le mette al rogo? Il Boia: Le janare di oggi sono tutti coloro che pensano con la propria testa e che nonostante l’arroganza del pensiero comune e dominante, dissacrano ogni certezza e fidandosi solo di un Dio: il Dubbio.

La Janara è
La Janara: voce
Il Boia: chitarre, voce in Irpinia
L’Inquisitore: basso
L’Alchimista: batteria

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