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RAINTOWN

Torino musicalmente continua a colpire. Una città capace di far sbocciare incredibili talenti. Non ultimi questi Raintown che nel loro esordio “Ocean” hanno fatto qualcosa di incredibile, stupendo per qualità della proposta e conoscenze in chiave artistica.

Il vostro debutto discografico è di diritto tra i migliori album alternative rock del 2015, e credo sia un risultato meritatissimo. Ma partiamo dalla fonte, ossia dal momento in cui avete deciso di partire con i Raintown. Ci raccontate tutto a riguardo?
Ciao a tutti! Come prima cosa, vi ringraziamo per aver definito il nostro “Ocean” tra i migliori album alternative rock del 2015! E’ un onore! Il progetto ha iniziato a muovere i primissimi passi verso la seconda metà del 2013 ma solo nel 2014 abbiamo ultimato la formazione con l’arrivo di Angelo alla voce. Il tutto era inizialmente cominciato tra Matteo, Roberto e Mauro (rispettivamente chitarra solista, chitarra ritmica e basso). Dopo di che si è unito Fasa alla batteria e abbiamo iniziato a comporre. Le idee sul percorso musicale della band erano chiare fin da subito e da lì in poi ci siamo messi alla ricerca di un cantante che valorizzasse al meglio i pezzi. Questa ricca ci ha portato ad Angelo. ll resto è “Ocean”!
 

Solitamente la fretta è il difetto che porta le nuove leve a pubblicare autentiche schifezze. Quanto è contato nel vostro caso arrivare da esperienze musicali pregresse? Moltissimo! Ognuno di noi ha un background musicale molto vario e ogni componente ha una “raccolta” di esperienze musicali pregresse molto differenti che spaziano dal rock, al metal, al pop. Questo ha sicuramente inciso sul sound dei Raintown e sulla pazienza avuta in fase di composizione.

“Ocean” è un lavoro che strutturalmente basa tutto il suo concept sul titolo e si sa, mettere in piedi un concept album è tutt’altro che semplice. Raccontateci tutto su questo prodotto, a iniziare dalle prime sessioni in sala prove. Fin dalle prime sessioni sapevamo benissimo che direzione volevamo intraprendere. Abbiamo deciso di perseverare nel seguire la matrice alternative rock che ci accumunava. Tutto si è poi incastrato come un puzzle e ci ha portato a concepire “Ocean”, seguendo una logica tra testi, musica ed emozioni che volevamo trasmettere. Dobbiamo ammettere che il processo, per fortuna, è stato piuttosto naturale!

Pur suonando rock avete scelto una strada sicuramente più tosta rispetto a quella che la maggior parte delle band italiane tenta (vale a dire canzoni in madrelingua e pop oriented). A cosa dobbiamo questa scelta? Vorreste andare oltre l’Italia immagino…Hai centrato in pieno il concetto! Come ogni band italiana, il nostro bel Paese ci sta un po’ stretto... Ci piacerebbe molto riuscire a portare la musica dei Raintown fuori dall’Italia senza dover snaturare per forza la nostra “essenza” rock . Da lì la scelta di optare per il cantato in Inglese.

A livello di formazione l’unione di intenti è pressoché totale: sembra quasi suoniate assieme da anni e anni. Come si arriva a una tale alchimia? Alcuni di noi sono già compagni di band in altri progetti o lo sono stati, con altri il primo incontro è stato nei Raintown. Non sapremmo dirvi con precisione come si raggiunge una coesione musicale! Però possiamo paragonarlo a un colpo di fulmine tra innamorati! Capita e basta, senza se e senza ma!

In molti hanno citato gli Alter Bridge, soprattutto nelle parti chitarristiche (dove avete optato per assoli e passaggi assai trascinanti) e nel cantato. C’è qualche similitudine a vostro avviso? Siamo grandi fan di quel filone americano. Questo però non ci ha dato brama di emulare nella composizione quelle band. Ci siamo lasciati andare senza remore, se l’embrione del pezzo piaceva, ci si lavorava altrimenti si andava oltre ma, chiaramente, i gusti personali di ogni Raintown ha influito sulle scelte musicali di composizione!

In cosa a vostro avviso dovete migliorare per essere ancor più appetibili? Cantato in italiano e pop-oriented?! (risate) Ora come ora siamo soddisfatti del nostro sound e ci piacerebbe mantenerlo tale.

Parliamo dei testi, che credo si riallaccino al tema del titolo del disco ma al tempo stesso siano assai personali. Volete raccontarci qualcosa a riguardo? Dobbiamo rendere onore e gloria ad Angelo. E’ riuscito nell’ardua impresa di ascoltare, capire e fissare su carta quello che proviamo: emozioni, paure, gioie… Tutte quelle cose che crediamo ci rendano umani! Un gran lavoro, ne siamo soddisfatti al 100%.

Dal punto di vista live come viene interpretato “Ocean”? Stiamo preparando con grande cura i live che presenteranno “Ocean”. Il nostro intento è quello di trascinare il pubblico dentro l’oceano musicale che abbiamo creato. Tutto quello che abbiamo immaginato e provato a mettere nei pezzi vogliamo sprigionarlo a “mille” durante i live.

Arrivate da Torino, città sempre in fermento in chiave rock. Come si sta oggigiorno in quel della Mole in veste di musicisti? Sinceramente? Male. Torino è una città fantastica ma che risente purtroppo di questa “crisi”. Tutto questo si riversa inevitabilmente su tutto, anche sulle band e sulla scena, quindi in festival, concerti…

A voi la chiusura! Grazie Hardsound per questo spazio e ringraziamo ovviamente tutti i lettori! Vi invitiamo a cliccare “mi piace” sulla nostra pagina Facebook per rimanere aggiornati su concerti e news varie!

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