HAMMERFALL
Abbiamo incontrato il leader degli Hammerfall, Joacim Cans, ed il nuovo chitarrista solista Pontus Norgren per una chiacchierata di presentazione del nuovo "No Sacrifice, No Victory", l'ultimo nato in casa dei Templari dell'Heavy Metal Nordeuropeo. L'incontro è avvenuto in una fredda serata di Gennaio, ed ora che la data di uscita del disco è finalmente arrivata, i lettori potranno scoprire le curiosità di cui abbiamo parlato. Innanzitutto, diteci qualcosa in generale per introdurre il vostro nuovo album. J.: Sono gli Hammerfall dodici anni dopo, e sono gli Hammerfall con due nuovi membri ed un'iniezione di energia, un po' di positività e depressione. No, seriamente, penso sia un album molto completo, privo di punti deboli. Se vai indietro a riascoltarti gli album vecchi, ci troverai qualcosa che magari non è proprio fatto male, ma poteva essere fatto meglio. Qualche sfumatura, qualche errore, qualcosa che ti fa chiedere come hai fatto a mettere quel “pop” in quella troia. (risate, n.d.r.) PERCHE'?? ...penso che tutti facciamo questo genere di errori... Comunque ora ci sono Pontus come chitarrista e Friedrik come bassista, ed hanno dato un grosso contributo, credo abbiano aggiunto parecchio sapore al disco. N.: Come è stato lavorare di nuovo con il vostro primo bassista, che ha suonato su “Glory To The Brave”, e con un nuovo chitarrista che arriva dai “The Poodles”, non esattamente un gruppo che faccia il vostro stesso genere? J.: Penso che sia ovvio come mai abbiamo scelto questi due ragazzi: in primo luogo perchè sono musicisti dotati, ma anche perchè in secondo luogo li conoscevamo già da prima, e la parte “sociale” è davvero molto importante. Certo, avremmo potuto prendere un chitarrista pazzesco della Nuova Zelanda, ma questo avrebbe comportato due problemi: la distanza, ed il fatto che avremmo sempre dovuto parlare in inglese. Anche peggio, avremmo potuto prenderne uno tedesco, ma poi avremmo avuto questa barriera linguistica. Comunque, qualunque fosse la domanda... l'ho dimenticata! Ah sì. Credo che abbiano aggiunto molto al nostro sound. Il sound di Pontus è differente da quello di Stefan, e Stefan è un grande chitarrista, ma penso anche che Pontus sia ad un altro livello. P.: Penso di poter migliorare molto, e non solo nel modo di suonare. Non è solo questione di velocità e tecnica, è tutto il lavoro che viene dietro l'essere un chitarrista Metal, è la produzione, la registrazione... sono aspetti in cui mi voglio mettere di più alla prova per migliorare. Sono cose che rendono bello lavorare insieme, perchè sei lì che dici “cosa ne pensate di questo?” ed hai subito delle risposte. J.: Sono cose che comunque abbiamo fatto per undici anni, e un po' ci giravamo intorno, quindi Pontus ci ha un po' dato l'opportunità di lavorarci sopra. P.: Quando ho chiamato Joacim e gli ho detto “dimmi se esagero” mi riferivo al fatto che comunque ho sempre molte idee e mi piace provarle, e non volevo che risultasse pesante per il gruppo. J.: E poi è sempre così, quando hai milioni di idee che continuano a venir fuori ci devi lavorare, ma non è detto che stai andando nella stessa direzione degli altri, perciò devi fermarti e capire cosa ne pensano loro: hai bisogno di un po' di tempo per adattarti. P.: Penso di aver imparato molto, è stato molto interessante, ed il risultato finale è fantastico! J.: Assolutamente! N.: Ok, questa te la volevo chiedere più tardi, ma visto che mi hai dato il La... Pensando agli ultimi dodici anni, cosa è cambiato da “Glory To The Brave” ad oggi, in cosa si è modificato il vostro sound, e che cosa cambieresti dei vostri dischi precedenti? J.: Nulla. Assolutamente nulla perchè il fatto che allora abbiamo scritto quelle canzoni in quel modo ha fatto in modo che oggi potessimo scrivere in questo modo le canzoni che trovi sul nostro nuovo album. Perciò non tornerei indietro a cambiare nulla, perchè se anche facessi una piccola modifica, si avrebbe un “effetto farfalla”, ed è una cosa che non farei mai. No, non cambierei nulla: quello che intendevo prima, è che avremmo potuto prestare maggiore attenzione ad alcune canzoni, ma sono venute così come le conosciamo, ed effettivamente hanno funzionato, hanno suonato bene. Alla fine dei conti, ogni canzone che scrivi o hai scritto può essere la migliore che tu abbia mai scritto. Certo, allora eravamo privi di esperienza, ora abbiamo imparato molto, ma in realtà ogni volta che scrivi una canzone impari qualcosa di nuovo. P.: Ed a mano a mano che invecchi, riconsideri il vecchio materiale e cambia anche il modo in cui lo “rispetti”. Ascolti il materiale vecchio e lo senti in maniera completamente diversa, ed è questo che ti porta a dire “beh, magari lì ci potevo lavorare un po' di più, questo passaggio potrebbe suonare un po' meglio” e roba del genere. E' naturale. J.: Ma adesso siamo fortunati a non avere molto tempo in studio per lavorare su un paio di pezzi. Quando abbiamo registrato “Glory To The Brave” se non ricordo male abbiamo fatto quindici giorni in studio, compreso il mixaggio. Questa volta il solo mixaggio ha occupato dieci o dodici giorni. Solo sistemare gli impianti e il materiale e fare il mixaggio sono una quindicina di giorni, quindi non credo proprio che riusciremmo oggi a fare un album in quindici giorni. N.: “My Name Is Legion For We Are Many”: è la tua voce? J.: Il parlato? No, no, non sono io. Il cane, perchè praticamente è un cane che abbaia, il “ragazzo cattivo” che lo fa è lo stesso Oscar, con il tono solo “un pochino” ribassato... N.: Il riferimento è quello biblico o il fumetto di “Ghost Rider”? J.: No, questa è la roba biblica. Sì, siamo più sul senso religioso: si tratta di una persona posseduta. La Legione in questo senso è dodici. E' una persona posseduta da una Legione composta da dodici Demoni. Se vai a riguardarti la Bibbia, ma anche la Storia, le Legioni romane erano composte da duemila uomini. Noi invece abbiamo optato per dodici. Ci siamo detti “dodici demoni sono sufficienti”! (risate, n.d.r.) Nel complesso questa canzone parla della tentazione, della perdita della carne, della perdita degli occhi, della perdita della vita. E' un po' diversa dal nostro solito. E' una delle “chicche” dell'album, è un discorso a parte. Quando abbiamo iniziato a scriverla ed abbiamo messo giù la melodia, sembrava una cosa del tipo “buona, sì, ma probabilmente non buona abbastanza”. Poi invece ha iniziato a crescere, e man mano che continuavamo a lavorarci è diventata più complessa e più convincente, finchè alla fine è stata una di quelle che in studio mi sono piaciute di più. P.: E' stato lo stesso per me. Voglio dire, si è sviluppata, è cresciuta così tanto in studio... Ci sono delle parti che mi piacciono veramente molto. J.: Già, e poi c'è quell'attacco di chitarra con quella ritmica che... è proprio coinvolgente! N.: Una piccola curiosità: perchè “My Sharona”? J.: Ehm... era l'unica canzone che non avevamo ancora coverizzato? (risate, n.d.r.) No, seriamente... è stata un'idea che io e Stefan abbiamo avuto per parecchio tempo, ed è nata un po' per scherzo, un po' tipo “Ehi, hai presente che razza di chitarra ha “My Sharona”? Ha un riff che è Heavy Metal Puro”, e via dicendo, ed alla lunga abbiamo iniziato a prendere sul serio le nostre battute, e poi abbiamo niziato a lavorarci ed abbiamo detto “Beh, non è male: perchè non farla davvero?” A quel punto abbiamo deciso di provare a registrarla per quest'album e vedere cosa sarebbe successo, come sarebbe uscita, ed è andata a finire che è uscita dieci volte meglio di quanto mi sarei aspettato. E credo che questo sia dovuto al fatto che abbiamo dedicato a questo pezzo la stessa attenzione e lo stesso tempo che abbiamo dedicato ai nostri pezzi originali: voglio dire, non è che puoi entrare in studio dicendo “E' una cover, è roba già a posto”, altrimenti poi non viene bene. Credo invece che siamo riusciti a renderla in un modo che lega bene con gli altri pezzi presenti sul disco. Ah sì, e non mi ricordo se li abbiamo inseriti nei credits, immagino di sì, ma comunque abbiamo avuto ospiti come backing vocals su quest'album. Giusto per dirne un paio, abbiamo avuto Biff Byford dei Saxon, Nicky Moore dei vecchi Samson, Dave Hill dei Demon, quindi... N.: Nomi piccoli! J.: Sì, giusto un paio! (risate, n.d.r.) N.: Ok, cosa ci dite del pezzo strumentale? E' molto particolare ed atmosferico, anche se ha un finale un po' strano... J.: Il testo era troppo complicato! P.: Sì, da scrivere! (risate, n.d.r.) No dai, credo sia un po' particolare perchè quando sono entrato nella band, avrò provato sì e no un paio di volte e poi mi ha chiamato proprio Oscar, dicendomi che avrebbe voluto che io scrivessi una strumentale per presentarmi come nuovo membro del gruppo. Io ho iniziato a pensarci, ero seduto lì... J.:...a masturbarti... P.: Sì, come sempre! (risate, n.d.r.) Ed Oscar mi ha chiesto “Hai qualcosa?” ed io gli ho risposto “Sì, sto lavoricchiando su questo, credo possa rientrare bene nel disco”. Avevo solo il riff principale, e non ne venivo fuori. Lì è comparso Andreis dal nulla, e non lo so, è venuta così, spontanea. La cosa buffa è che avevo chiesto al fratello di Andreis, Jens, di suonare le tastiere per questo pezzo, e lui mi ha detto di sì. J.: Sì, Jens suona le tastiere su due canzoni del disco. E' un suonatore di organo da Chiesa. P.: Non so bene se si capisce, ma mi sono lasciato ispirare dai pezzi degli Hammerfall per cercare di fare una strumentale che si adattasse al resto dell'album. N.: L'ultima volta che vi ho visti a Milano avevate qualcosa come dieci casse della batteria che componevano la scritta “HAMMERFALL”. Cosa ci dobbiamo aspettare stavolta? J.: (conta sulle dita, n.d.r.) Sì, giusto, erano dieci. Non so per questa volta, magari duecento? (risate, n.d.r.) No, seriamente... abbiamo delle idee, ma il tuor non è ancora iniziato. Se vai a vedere un concerto sapendo già quello che ti troverai davanti, ti perdi una parte del gusto. D'altra parte, una volta iniziato il tour puoi andare a vedere in internet e farti un'idea. Comunque, per ora ci teniamo la sorpresa, quel pizzico di magia in più la teniamo segreta. D'altra parte, gli Hammerfall sono gli Hammerfall, e sicuramente qualcosa per dare più gusto allo spettacolo ce lo inventiamo. Abbiamo iniziato uno show con i fuochi d'artificio in un periodo in cui nessuna band che giri in Europa lo faceva, ora lo fanno in tantissimi. Ci inventeremo ancora qualcosa che sia “nostro” e nuovo... Devi esserci, per scoprirlo! N.:Cosa mi dite di “Bring The Hammer Down”? J.: E' una sorta di addio di Stefan per i fans. E' l'ultima canzone che abbiamo scritto insieme, e credo sia una delle chicche: ha un chorus molto potente, a mio parere. E' forse la compsizione più tipicamente “Hammerfall” sull'album, e l'assolo è suonato in coppia con Pontus. P.: Sì, è stato un modo per iniziare ad entrare nella mente dei fans, condividere l'assolo. E' stata un'idea di Stefan, mi ha detto “Allora, tu fai l'intro, io l'outro, e la parte centrale la facciamo insieme”. E' stato un onore suonare sulla stessa canzone con Stefan. J.: Sì, è un po' come se simbolicamente foste due atleti che si passano la fiaccola olimpica. N.: E la mente torna immediatamente a “Let The Hammer Fall”, almeno per il titolo ma non solo, anche a livello di impatto... J.: C'è sempre una canzone sul martello, su ogni album degli Hammerfall. Deve esserci. E' un po' come una specie di marchio di fabbrica: semplicemente, deve esserci! Un po' come i preservativi che abbiamo fatto qualche anno fa, con la scritta “Let The Hammer Stand”! (risate, n.d.r.) N.: Me li ricordo, ne ho ancora uno da qualche parte! Ricordo che ai tempi, mi sembra fosse il 2005, io ed i miei colleghi abbiamo commentato “Solo gli Hammerfall potevano fare una cosa del genere”! J.: Sì beh, erano un po' pacchiani... però era carina l'idea! N.: Chi è il genio che ha avuto l'idea del Calendario dell'Avvento (sulla homepage degli hammerfall per tutto il periodo dell'Avvento c'è stato un calendario di cui si poteva aprire una nuova casella ogni giorno, con spoiler e “filmati-gadget” natalizi e per l'uscita del nuovo disco, n.d.r.)? J.: In realtà ho avuto quest'idea un sacco di tempo fa, solo che non era mai stata realizzata. Ho sempre un sacco di idee, ma se nessuno prende nota spariscono, perchè continuo a buttare fuori idee per avere più input, ed il risultato è che poi me le dimentico. Finalmente quest'anno abbiamo avuto la possibilità di concretizzare quest'idea, di fare un Calendario dell'Avvento. E' stato divertente, vero? (risate, n.d.r.) N.: Specialmente Santa Claus che canta “Hearts On Fire” ravvivando il fuoco... J.: Quello è il vero Santa Claus, da “Santa World”. Non è un attore, è l'originale! N.: Ed i fans, come hanno reagito? J.: Al momento non abbiamo una pagina dei commenti, quindi non lo so, ma a giudicare da YouTube... mi sembra che l'abbiano guardato più di duemila utenti, quindi direi niente male! E parliamo di utenze al giorno! Questo per quanto riguarda i video, ma c'erano anche immagini, e quelle non so quanti le abbiano visualizzate... Comunque parecchia gente mi ha detto “E' folle, mi sono pisciato sotto dalle risate!” Quindi penso proprio che sia piaciuto. N.: Dopo “Hearts On Fire” e “The Fire Burns”, dobbiamo aspettarci un altro videoclip sullo sport? J.: Spero di sì! Aspetto ancora che si facciano vivi quelli della nazionale di Hockey su ghiaccio, ma in realtà siamo completamente presi da un po' tutti gli sport! “Hearts On Fire” è stato un successo incredibile. E l'altro viedo è stato un grande successo anche quello, soprattutto dopo che abbiamo suonato alla Cerimonia di Apertura delle Gare. Il prossimo... sì, potremmo fare qualcosa con le donne della squadra di nuoto sincronizzato! P.: Non si può mai sapere! N.: Sarebbe decisamente particolare... J.: Immaginati tutte le riprese dal basso... e noi lì a sbavare, come i porci che siamo! (risate, n.d.r.) N.: Ok, ultima domanda: come è andata la tua esperienza col “Team Cans” (il coro con cui ha collaborato Joacim per una gara televisiva, n.d.r.)? J.: E' stato un anno fantastico, una splendida esperienza. Mi ha sopraffatto, il Team aveva un impatto veramente splendido. E' difficile da descrivere. Durante la trasmissione televisiva, credo fosse la seconda settimana, mi sono successe cose come andare dal droghiere, ma anche oggi in aeroporto, ero lì che facevo colazione e mi si avvicina questa signora e mi dice “Mi sembra di conoscerti!” Ed io “Sì, sì, va bene” non è che ci credessi molto, e questa signora di una certa età mi fa “Sei stato veramente fantastico!” Ho imparato molto, anche se non credo che lo rifarò. E' lo stesso modo che ho di vivere l'Heavy Metal: “Ok, questo l'ho fatto, passiamo ad altro!”, e l'ho fatto a modo mio. Era l'unica condizione a cui l'avrei fatto: in questo modo, con canzoni Metal, e nessuno doveva dirmi cosa avrei dovuto fare. E' stata una gran bella esperienza! N.: Com'è lavorare con uno come Joacim? P.: (ride, n.d.r.) No, è stato grande. E' un'ottima cosa, è stato facile fina dall'inizio e continuerà ad esserlo in futuro, ci siamo trovati fin da subito, la pensiamo allo stesso modo. Poi sai, anche il fratello di Andreis partecipa al programma, è in un altro “Team Cans”... J.: No, c'è il Team Cans ed il Team Jens, è un'altra cosa! P.: Già, è esatto! (risate, n.d.r.) Comunque è stata una grande occasione, le cose vanno bene, e non vedo l'ora di iniziare il tour. E spero che ci sarete, tutti voi! J.: Sì, è lo stesso per me. Tutti voi! Grazie! Buona notte!(facendo il verso a Pontus; risate, n.d.r.) N.: Grazie ragazzi, abbiamo finito! J., P.: Grazie a te, ci vediamo in tour!
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