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ATOJ

Una band in continua crescita gli ATOJ, che dopo un esordio dai buoni propositi ha trovato il suo apice in questo nuovo EP omonimo. Hardsounds ha incontrato la band per capire meglio cosa ruota attorno a questa nuova realtà del panorama math nazionale (e non).
 
Ciao ragazzi, benvenuti sulle pagine di Hardsounds, innanzitutto. Nella recensione abbiamo menzionato il fatto di arrivare da una provincial, quella di Lodi, per certi versi “ostile”, vedi per il clima invernale e la pochezza di risorse che offre ai giovani. Vi ritrovate in questa condizione e quanto ha influito a Vostro modo di vedere l’essere parte di questa comunità locale? Vivere in una piccola provincia come Lodi ha influito molto su questo disco e per una volta lo ha fatto in maniera positiva. Ci sono sempre stati pochi spazi, ma gente con voglia di fare pensiamo ce ne sia molta: vedi per esempio l’Associazione Culturale Clam, che porta avanti da anni un centro di partecipazione giovanile (di cui la maggior parte di noi ne ha fatto e fa parte) e che ogni anno organizza il Creature Festival.

Non siete di certo una band di primo pelo, siete infatti attivi dal 2008. Ciò nonostante di voi finora si era sentito parlare poco, nonostante un album d’esordio e un’attività live decisamente buona. A cosa è dovuto a Vostro avviso questo passare nell’ombra e come mai oggi vi si ritrova invece al centro dell’attenzione con questo nuovo EP? Di sicuro il fatto di collaborare con Memorial Records e 5 Feet ha dato molta visibilità al progetto, più di quanto ci si aspettasse, aggiungendo anche il semplice fatto di suonare in giro e l'utilizzo di “canali” più diretti verso chi ci segue.

In Voi rivediamo lo spirito DIY vecchio stile, ossia il contribuire tutti per far crescere una scena. Per certi versi siete delle mosche bianche in una scena – quella nazionale – dove un po’ tutti sono soliti evidenziare le difficoltà nel fare qualcosa che possa essere utile a tutti. Che ne pensate? Certo! Questo tipo di mentalità è quella che si avvicina di più alle nostre corde ed è una delle forze maggiori che ci spinge a dare sempre di più. In varie occasioni abbiamo avuto il piacere di suonare all'estero e una cosa che abbiamo notato è che nel nostro Paese c'è molta difficoltà nel portare avanti quello che ti piace fare (è come se fossimo rimasti indietro). Nell'ultimo periodo però ci stiamo pian piano risollevando, unendoci le forze (band, chi organizza eventi…) e cercando di aiutarci a vicenda per cercare di trovare la migliore soluzione.

Siamo dell’idea che per generi come il vostro il produrre EP sia sempre la miglior soluzione, dando il massimo in una manciata di canzoni. A cosa dobbiamo questo formato? A una scelta ben precisa da parte vostra o al numero di brani disponibili al momento della registrazione? Per il futuro continuerete a muovervi attraverso mini oppure un album vero e proprio è in programma? Ci è venuto spontaneo: poco prima di andare a registrare avevamo molte più canzoni che poi non abbiamo voluto inserire perchè non seguivano il filo logico-musicale di questo EP e abbiamo preferito non inserirle. In futuro un album vorremmo farlo, ma pensandoci bene tenere sempre un formato di questo tipo non ci dispiacerebbe.

Il nuovo EP è un buon mix di math e post-hardcore, il tutto con richiami punk a mio avviso. Come descrivereste questo nuovo lavoro a chi ancora non vi conosce? In questo EP (che per noi è come se fosse un nuovo inizio) abbiamo cercato di mettere dentro tutto quello che in quest’ultimo periodo ci ha influenzato, unendolo in un unico sfogo! L'unione di generi così simili fra di loro - ma ognuno con sfumature diverse - ha fatto in modo di rendere il tutto ancora più caotico, cupo e genuino allo stesso tempo.

Musicalmente il nuovo lavoro mostra ampi margini di crescita a livello di band, sembrate infatti decisamente ispirati. Quali band hanno influito a vostro avviso sul percorso degli ATOJ? Come band abbiamo provato a spingerci verso quello che ci piaceva di più cercando di oltrepassare i nostri limiti musicali. Crediamo che tutta la musica ascoltata in questi anni ha influenzato molto il tutto, gruppi come Celeste, Botch, Dillinger Escape Plan, Chariot, Loma Prieta, Birds In Row e Norma Jean ci abbiano dato quel tocco in più.

Parliamo dei testi: i titoli sembrano legarsi l’uno con l’altro, me lo confermate? Qual è il concept generale del mini? A differenza del primo disco, in questo nuovo capitolo abbiamo cambiato il modo di scrivere: ovvero meno diretto e con meno testi politici/sociali… Nei nuovi brani sono state descritte tutte quelle ambientazioni ed emozioni che una persona incontra durante la sua vita, nel bene o nel male. Per quanto riguarda i titoli siamo andati alla ricerca delle parole che potessero descrivere al meglio ogni canzone e, anche in questo caso, cercando di portarle all’estremo.


Altro fattore interessante è l’artwork, decisamente cupo, quasi in controtendenza rispetto alla proposta sonora, decisamente elettrizzante. Volete parlarci di esso? Tutto il progetto grafico è opera di Tybet. Volevamo creare una sorta di controsenso (ma allo stesso tempo semplice e minimale) e secondo noi ci è riuscito benissimo. Ha saputo riflettere al meglio la sensazione che volevamo creare. A rendere tutto ancor più unico, speciale e vicino a noi è il fatto che dietro il nome di Tybet si nasconde il lavoro accuratissimo del nostro chitarrista Edo!

L’EP vanta una sorta di co-produzione tra Memorial Records e 5 Feet Under. Come siete arrivati a queste due realtà? Tra l’altro in casa Memorial sono presenti due band che a mio modo di vedere hanno di che spartire con voi a livello artistico: Filth In My Garage – che se non erro sono della vostra zona – e The Circle Ends Here. Quali band italiane sentite più vicine al vostro progetto? Prima di fare uscire il disco abbiamo fatto girare il lavoro completo come volevamo noi e fin da subito sia Memorial Records che 5 Feet Under Records hanno creduto nel progetto e in noi. Con i Filth In My Garage abbiamo suonato spesso assieme e sono soprattutto dei cari amici. Con loro siamo in ottimi rapporti, così come con altre band italiane che sentiamo vicine a quello che vogliamo fare (Selva, Stormo, Fall Of Minerva, Hungry Like Rakovitz, Aperture, Shizune e molti altri ancora).

2015: Cosa porterà in casa ATOJ? Progetti, speranze? Sicuramente puntiamo a suonare il più possibile in giro, nello stesso tempo stiamo anche provando a scrivere qualcosa di nuovo. Non sappiamo cosa succederà, ma siamo carichissimi. Non vediamo l'ora!

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