MC5: Heavy Lifting
‘Heavy Lifting’ è una sorta di testamento di Wayne Kramer. Il destino l'ho scelto come curatore dell’eredità MC5, e lui in questo progetto ha voluto allargare il suo raggio d’azione e testimoniare l’importanza del “carattere” di una città. Detroit una città sospesa. Tra un lontano passato di terra d’avanguardia (per la sua industria automobilistica) e un quotidiano progetto di risorgimento (nel 2013 la città dichiarava bancarotta). Per decenni è stata una sorta di città abbandonata, spopolata, e da pochi anni risorta grazie alla nascita di piccole realtà di start-up creative. Il suo DNA è sempre stato la musica (l’etichetta discografica Motown è nata qui). E il suo carattere tipico da classe operaia che crea arte è il messaggio che vuole par passare Wayne Kramer. Credeva fortemente nel potere curativo della musica come mezzo di riabilitazione degli individui. Cambiare una vita con una chitarra alla volta diventò il suo motto! Nel 2009 ha fondato la Jail Guitar Doors USA, un’associazione senza scopo di lucro (dal nome della canzone dei Clash), che tuttora fornisce strumenti musicali alle prigioni del territorio, per creare laboratori riabilitativi per i detenuti (chitarre dipinte come murales, per poi essere rivendute), con il triplice scopo di: ridurre la violenza carceraria, sviluppare abilità per il sostentamento e sostenere le organizzazioni che si impegnano negli sforzi di riforma politica. Diverse le esperienze di interazione, di Kramer e dei suoi collaboratori (Tom Morello, Don Was, etc.) con i prigionieri della Sing Sing Prison (New York), che inequivocabilmente hanno plasmato le composizioni di questo progetto (scritto da Kramer con il cantautore Brad Brooks). ‘Heavy Lifting’ ha l’imprinting da MC5 (in almeno sei tracce), ma allo stesso tempo raccoglie le altre realtà musicali che nel tempo hanno tenuto in vita questa città. Detroit non è solo il pionirismo del punk e del rock rivoluzionario (MC5, New Order, The Stooges, etc), è testimonianza di artisti del calibro di Alice Cooper, Ted Nugent, Bob Seger, il R&R di The Rockets, il soul bianco dei Rare Earth, ma è anche testimonianza di una scena hip hop e rap distintiva. In questo progetto del 2024 la musica MC5 rimane fedele ai suoi principi compositivi, la rabbia si scema e si risveglia la musica dell’anima, per poi sgorgare in quella corrente musicale fatta di suoni di strada, funky, a base di movimento, trombe, ritmo e improvvisazioni black (indice di emarginazione/integrazione). Ma ciò che ha sempre contraddistinto gli MC5 è il principio che “testimoniare è la soluzione” (non il problema). E Kramer ha voluto portare avanti questa musica che riflette il modo in cui si vive (l’aria del presente). Il funk rock della title track è come un’impronta digitale, riconoscibile il suono scratch di Tom Morello nel duetto chitarristico con Wayne Kramer. In “Barbarians At The Gate” si crea un ponte tra le generazioni, tra la tradizione chitarristica di Chuck Berry e l’irruenza punk. Il ritmo furioso ed esplosivo rievoca la giovane aggressività di Machine Gun; ed il connubio di caos tra chitarra ed armonica rievoca il dialogo Kramer/Robert Derminer (“Sister Anne”). Atmosfera lisergica in “Change, No Change”: affanno e grazia. Il metronomo si identifica in uno strumento; la scansione controllata diventa alter ego di un maestro d’orchestra dallo spirito libero; la voce di Brad Brooks funge da megafono e raccoglie per strada, spunti chitarristici e agganci vocali soul. Nulla di simile nella loro discografia. Ci hanno abituato a composizioni free jazz, o a rivisitazioni di cover, anche lontane dal loro essere, ma sempre contestualizzate dal loro suono prepotente e distorto. Qui la potenza evolve in una ricerca di sonorità pura, ed il soul è la rivoluzione! La serrata e R&R “The Edge Of The Swithblade”, già edita in uno dei progetti solisti di Kramer (‘The Hard Stuff’, 1995), perde un po’ della miscela post-punk, anche se si colora della voce di William Duvall (anziché Keith Morris) e si allunga con le prodezze di Slash. Dall’essenza garage con cori beatlesiani “Blind Eye”. “Can’t Be Found” esprime sdegno e frustazione per la mancanza di cambiamento nella società (con i suoi cori striduli), e incanala lo spirito dei MC5 in energia (nei cori gospel il doo-wop si integra perfettamente). Tra le tracce guidate dalla componente sociale e da strada, “Hit It Hard” risulta la più bella (difficile però, per me, appoggiare una tale scelta compositiva senza trovarne una giustificazione). Ma torniamo alla premessa: eredità da tramandare (con questo progetto)? Basta ascoltare l’ultimo disco di Jack White ‘No Name’ (in particolare “Bless Yourself”) per riconoscere sempre attuale, il peso dell’eredità dei Motor City Five, quella l’eredità senza compromessi! Se interessati, al perché del suo essere un riformatore sociale (Kramer agiva dall’interno delle situazioni), sarebbe curioso leggere il suo testo ‘The Hard Stuff. Dope, Crime, gli MC5 and My Life Of Impossibilities’. Un uomo dalla storia non facile (con problemi di dipendenza, nel 1975-78 un detenuto), che nella vita ha goduto di seconde, terze e quarte opportunità. Ascoltando questo disco ho immaginato uno di quei momenti in cui, suonando, con una mano teneva la sua Stratocaster, con l’altra si dava il tempo e scivolava sul pavimento con passi danzerecci! “Can’t Be Found” è la mia preferita.
P 2024 earMusic
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