WORMED: Exodromos
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08/04/2013Il ritorno sulle scene di questo combo spagnolo è un vero e proprio evento in ambito brutal death. Il loro esordio 'Planisferium' del lontano 2003 aveva lasciato il segno, grazie all’interessantissimo concept futuristico creato nei testi e musicato con violenta e brutale intelligenza. Con quell’album il nome Wormed si era fatto subito strada nell’underground ed oggi, a distanza di ben dieci anni, la Willowtip Records pubblica questo nuovo, imponente e distruttivo 'Exodromos'. Il concept è sempre lo stesso: l’universo come lo conosciamo è stato ingoiato in un altro cosmo dove regole fisiche, quantistiche e tutto il resto non esistono più; ed è qui che entra in gioco Krighsu, l’ultimo umano, che poi paradossalmente proprio umano non è, nelle cui mani c’è la speranza di una nuova vita in un mondo fatto di formule matematiche, algoritmi vettoriali e universi paralleli. Roba da Ridley Scott potremmo aggiungere, ma per fortuna i Nostri vogliono solo occuparsi della colonna sonora, ed in questa nuova fatica riescono a trascinarci nelle loro caotiche visioni con maggiore lucidità che nel precedente lavoro, alzando i livelli di tecnica, dinamicità e brutalità ai massimi valori. I dieci brani, che hanno quasi sempre una durata standard di tre minuti e mezzo, fanno tutti parte di un unico monolite sonoro, iniziano in un modo e finiscono in un altro senza mai ripercorrere due volte le stesse note, come se ognuno sia conseguenza del precedente e viceversa. Inutile citarne qualcuno perché tutti vi tramortiranno col loro riffing complesso, dissonante e schizoide, raggiungendo in diversi momenti livelli talmente avvincenti da dover scomodare i maestri Cryptopsy, soprattutto quelli dell’ottimo (ed ultimo con Lord Worm) 'Once Was Not'. La conclusiva "Xenoverse Discharger" volutamente ripetitiva ed estenuante, ha il compito di sfinire l’ascoltatore che uscirà realmente stordito dal primo ascolto di questo Cd a cui, se proprio dovessimo trovargli un difetto, potremmo riscontrarlo in alcune parti tipicamente Slam che, se da un lato contribuiscono ad alzare il tasso di brutalità, dall’altro abbassano quello riguardante la dinamicità dei pezzi, elemento fondamentale per lo scorrere delle tracce. Questo è un disco di cui si parlerà a lungo e che non bisogna farsi scappare.
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