WE BROKE THE WEATHER: Restart Game
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22/06/2024We Broke The Weather di Sommerville (USA). Si volevano chiamare SNAKS, in base alle iniziali dei loro cinque nomi; poi la quotidianità del tempo ha imposto loro il nome ufficiale. Abbiamo rotto il tempo, ogni sera, che ci incontravamo a suonare! Esordio nel 2022 con composizioni figlie di un luogo alternativo, un garage che diventa luogo di connessione tra sconosciuti che, con un approccio scientifico (diagramma di Venn), espongono le loro identità musicali ed elaborano lo strumento per visualizzare concetti musicali, che si confondono, in alcuni casi, si sovrappongono, ed in altri si contrastano. I cinque cerchi diventano risorsa compositiva. Incontriamoci, frequentiamoci, ma per creare qualcosa di speciale! Provate ad immaginare: 1) il cerchio di Scott Wood: The Physics House Band, The Smile; 2) il cerchio di Nick Cusworth: The Dear Hunter, Tortoise, Jaga Jazzist, Portico Quartet. 3) il cerchio di Andy Clark: dagli interessi vari e sfuggenti, sempre alla ricerca dell’inaspettato. 4) il cerchio di Kev DiTroia: King Gizzard, Thee Oh Sees. 5) Il cerchio di Steve Muscari: The Mars Volta, Mahavishnu Orchestra. Il risultato? Un diagramma in cui le cui zone di sovrapposizione elaborano un rock matematico. E’ un prog rock accessibile, ricco di colpi di scena, stadi di euforia, stadi da leggeri decadimenti, un jazz-rock sempre confortato da una melodia che può manifestarsi con il cambio di voce (tre voci che si alternano) e da fiati (sax alto, sax tenore, etc. ), messaggeri di un percorso più classico, incastrati in territori alternativi, dove chitarra psichedelica distorta e basso elettrico sono orientati da sintetizzatori che indirizzano il suono verso un luogo sacro e personale, in continua evoluzione, di nuove forme espressive. Il loro motore è una sorta di approccio sperimentale di un jazz del passato, dei Weather Report, ripreso oggi, in un approccio da sound designer alla Lisa Bella Donna. Composizioni che stuzzicano la produzione musicale attuale in generale. Tracce dalla durata progressive che persistono in richiami tra un brano e l’altro, quasi a sembrare un tutt’uno. ‘Restart Game’ è un prodotto distillato che richiama gli aspetti musicali del debutto, evaporano alcune sostanze musicali, e cattura le quintessenze più sottili; è un prodotto che potrebbe scomodare “alti nomi” (Rush, Frank Zappa, John Zorn), che richiama un genere difficile in cui entrare (rock math), ma consente, a chiunque, di scoprirlo! Procediamo nell’analisi. Dal carattere corale epico “Vestige” con l’ingresso del sax, a metter subito l’accento sulla loro peculiarità; il synth inizia a guidare l’ascoltatore. Molto bello l’intreccio del parlato in sottofondo con la chitarra dell’effetto baritono. “Lake St. George” è uno sprazzo di luce tra l’oscurità, la vocalità di Andy Clark incorpora un po’ le caratteristiche di Geddy Lee, miscelate con quelle di un cantante folk come potrebbe essere Donovan, tra progressioni e rallentamenti. Il riff isolato dal contesto (come in una bolla d’aria) ed il confortante “ok” di Andy, fra squilli sonori e psichedelici è spaziale. Atmosfera orientale da synth in territorio indie alternativo in “Heavens Were A Bell”; si crea un’atmosfera surreale, ma godibile da qualsiasi ascoltatore. D’effetto la voce calda di questa traccia. Preziosa la linea di basso. E lo stacco di batteria e synth, intrecciati, è un bel colpo messo a segno. Con “Marionette” riscrivono uno scoppiettante funk crossover (alla Red Hot Chili Peppers), che si fonda con del jazz fusion. In “Sevenseas” è forte la loro attitudine stoner (sempre guidata dal sintetizzatore). Non mancano gli assoli di chitarra del primo chitarrista Kev DiTroia. In “Cyrcles”, si esaltano i suoni ed i rumori. Davvero speciali questi cinque ragazzi.
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