VOLBEAT: Repeat, Rewind, Rebound
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02/09/2019La band danese è attiva da quasi un ventennio, ed in patria, ma anche in buona parte del resto d'Europa, Poulsen e soci hanno ormai raggiunto lo status di rockstar. Personalmente, trovo abbastanza inspiegabile il loro successo, pur riconoscendogli una certa abilità compositiva e la capacità di sfornare singoli particolarmente radiofonici. Il nuovo album, il settimo in studio, esce a distanza di tre anni dal fortunato 'Seal the Deal & Let's Boogie', e la formula vincente non cambia di molto: nelle canzoni di questo nuovo lavoro c'è sempre meno metal, resta una buona dose di rockabilly e c'è tanto pop (forse troppo, come nella canzone di apertura che sembra una cover di Billy Joel, o come in "Maybe I Believe", piuttosto spiazzanti ed eccessivamente catchy). Gli episodi più riusciti sono gli immancabili omaggi al rock'n'roll degli anni '50 e ad Elvis, come nelle divertenti e ballabili "Pelvis on Fire", "Die to Live", "Sorry Sack of Bones" e "Parasite". Il resto è decisamente troppo patinato e banale, anche se egregiamente fatto su misura per scalare le classifiche. Ho sempre considerato i Volbeat una band coinvolgente nei live, ma tremendamente sopravvalutata. Le quattordici canzoni di questo disco, purtroppo, non mi ha fatto cambiare idea.
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